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Dagli Usa l’offerta di Commisso: 200 milioni per rilevare la Fiorentina

Per il New York Times ci sono poco dubbi: la Fiorentina è in procinto di passare di mano. Un articolo online della prestigiosa testata Usa ha annunciato l'imminente acquisto del club Viola da parte del tycoon italo-americano Rocco Commisso, proprietario di Mediacom e dei New York Cosmos, per un cifra vicina ai 150 milioni di dollari. Addirittura, secondo le fonti anonime ma vicine al deal, l'ufficializzazione potrebbe arrivare già lunedì 27 maggio. La Famiglia Della Valle non ha commentato le indiscrezioni, ribadendo di volersi stringere intorno alla squadra impegnata nella preparazione della delicata sfida-salvezza con il Genoa. Un match che peraltro non è proprio un dettaglio nell'ottica di un'eventuale cessione. La permanenza in serie A della Fiorentina vale 60 milioni di diritti tv che in serie B spariscono sostituiti da un “paracadute” che però è di appena 25 milioni.

Lo stato dell’arte

Le difficoltà stagionali della Fiorentina, le lungaggini amministrative per il progetto del nuovo stadio e un indice di gradimento della piazza sempre più basso verso i proprietari del Gruppo Tod’s hanno in effetti spinto più volte Andrea e Diego Della Valle a manifestare l'intenzione di un disimpegno dal club. La possibilità che ora questo avvenga sono concrete. Tuttavia, per quello che Il Sole 24 Ore è riuscito a ricostruire in queste ore, l'affare non è vicinissimo alla conclusione. Quel che è certo è che Commisso da tempo cerca uno sbocco nel calcio italiano. Nel 2018 ha tentato di proporsi come salvatore del Milan, in balia delle manovre finanziarie del misterioso cinese Yonghong Li, prima che passasse al fondo Elliott. Commisso si era esposto in prima persona rilasciando diverse interviste.

Ora tocca alla Fiorentina. Commisso si è affidato a JPMorgan Chase per gestire il dossier. Funzionari della banca d'affari hanno così presentato ai rappresentanti del club un'offerta per rilevarne il controllo per una somma vicina ai 200 milioni di dollari. La scorsa settimana peraltro Diego Della Valle era a New York per inaugurare il nuovo store della Tod's nel complesso Hudson Yards, a Manhattan, e dovrebbe esserne stato messo a conoscenza. Ma in considerazione del fatto che la Fiorentina doveva ancora disputare l'ultimo decisivo match di campionato ogni discorso è stato rimandato. La trattativa è aperta, anche se non ci sono riscontri sul fatto che siano stati già siglati memorandum d'intesa o accordi preliminari tra le parti. Nel caso in cui andasse in porto Commisso amplierebbe la pattuglia dei proprietari Usa: oltre al Milan appartenente a Elliott Management hedge fund, c'è la Roma di James Pallotta, il Bologna di Joey Saputo e in B il Venezia di Joe Tacopina.

Il mancato “Rinascimento viola”

Il matrimonio tra i Della Valle e la Fiorentina è stato celebrato nell'estate 2002. L'alloraFiorentina 1926 Florentia, nata dalle ceneri del default del gruppo di Vittorio Cecchi Gori e costretta a ripartire dalla C2, ha poi compiuto la scalata per tornare nella massima Serie e ha vissuto il suo momento d'0ro tra il 2009 e il 2010 quando ha disputato la Champions League. In questi anni la proprietà ha immesso risorse per quasi 300 milioni tra versamenti in conto capitale (circa 220 milioni) e finanziamenti, prima di decretare la svolta dell'autosufficienza del club che nelle ultime stagioni ha mantenuto l'equilibrio dei conti soprattutto grazie alla cessione dei giocatori migliori e alle relative plusvalenze. Esattamente quello che i tifosi imputano alla famiglia Della Valle.

In effetti, in questi anni il club non ha mai fatto quel salto di qualità in termini imprenditoriali che ci si poteva attendere. Molte delle ragioni del progressivo ridimensionamento del club si possono collegare al mancato avvio del cantiere del nuovo stadio. Il “progetto operativo” presentato nel marzo del 2017 è rimasto bloccato. il rendering prevedeva un impianto, che dovrebbe sorgere nel quartiere di Novoli, da quarantamila posti, spalti a circa 7 metri dal campo, copertura con forma a fiore per evocare il giglio di Firenze, 700 posti auto con 100 punti ricarica per mezzi elettrici, 1000 posti custoditi per le bici. Il piano di riqualificazione urbana, per un costo complessivo di 420 milioni di euro, contemplava la realizzazione dello stadio ma prevede anche la costruzione di un centro commerciale da 77mila metri quadrati, un hotel con circa 200 camere, un parcheggio esterno con scambio per la tramvia. Ma, come detto, per ora è rimasto lettera morta.

I conti della Fiorentina

Intanto il club ha dovuto aggrapparsi alle plusvalenze per non infrangere i limiti del fair play finanziario, finendo alla lunga per indebolire troppo la rosa. I ricavi ordinari non sono cresciuti abbastanza. Nel bilancio al 31 dicembre 2018 il fatturato netto (senza il calciomercato, plusvalenze, prestiti e premi) si è fermato a 93 milioni. Nell’ultimo decennio i ricavi netti sono stati mediamente di 87 milioni. Lo stadio, ad esempio, ha prodotto 7,7 miloni (rispetto a una media di circa 10 milioni dell’ultimo quinquennio). L’area commerciale (sponsorizzazioni e royalties) viaggia tra i 10 e i 15 milioni all’anno. Solo i diritti tv arrivati nel 2018 a 57,6 milioni alimentano significativamente il fatturato. Sul fronte dei costi, invece, va registrato il fatto che il cosiddetto costo del lavoro allargato (vale a dire la spesa per il personale e gli ammortamenti dei cartellini) è rimasto sempre piusttosto alto rispetto alle possibilità economiche: nell’ultimo decennio la media è di 92,6 milioni all’anno (nel bilancio 2018 il costo del personale è pari a 59 milioni e gli ammortamenti sono pari a 30 milioni). Questo implica che per mantenere la rosa a un certo livello il club ha speso mediamente negli ultimi 10 anni 5 milioni in più di quanto incassava per ogni stagione. Senza dimenticare gli altri costi operativi per ammontavano ad esempio nel 2018 a ulteriori 40 milioni di euro. Da qui la necessità di ricorrere alle cessioni dei giocatori più in vista per non subire deficit troppo elevati. Chiunque sarà il proprietario della Fiorentina perciò non potrà che passare da un rilancio degli strumenti che servono a far crescere i ricavi. Per questo d’ora in avanti servirà chiarezza sui progetti a medio-lungo termini e un’adeguata comunicazione alla piazza per evitare effetti controproducenti.

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