Il calcio europeo ha generato 28,4 miliardi di euro al termine della stagione 2017/18. L’Annual Review of Football Finance di Deloitte evidenzia come le top five league facciano ancora una volta da traino al movimento calcistico del Vecchio continente per quanto riguarda gli introiti nella scorsa stagione. I principali tornei europei registrano un record di ricavi (15,6 miliardi aggregati, +6% rispetto all’anno precedente) e la Premier League stacca tutte le inseguitrici. Tra queste, la Serie A, sempre dietro a Bundesliga e Liga, ma con un utile operativo per oltre metà dei club.
Le Top Five
Tutte le top five superano il miliardo di ricavi, soglia che separa idealmente i primi cinque tornei continentali dal resto d'Europa (Prem'er Liga russa con 813 milioni e Super Lig turca con 731 milioni). La Premier League si conferma il campionato più ricco d’Europa e supera del 72% la Bundesliga, seconda principale potenza calcistica davanti alla Liga.
Nel 2017/18, il campionato inglese ha generato un totale di 5,4 miliardi di ricavi (contro i 5,3 miliardi di un anno prima) e si piazza davanti al torneo tedesco, avvantaggiato dal nuovo ciclo di vendita collettiva dei diritti televisivi che ha portato circa 290 milioni di euro in più rispetto a quello precedente. Sia Bundesliga che Liga hanno superato il muro dei 3 miliardi di ricavi e oltre alle tv giocano un ruolo importante gli spettatori dal vivo in Germania (una media superiore ai 43mila spettatori a partita) e i risultati sul campo in Spagna (tris del Real Madrid in Champions ed exploit commerciale del Barcellona). Quinta, con 1,7 miliardi di ricavi complessivi, la Ligue 1 francese, che però per il 2020/21 prevede un aumento dei ricavi televisivi fino a 1,2 miliardi a stagione, superiori a quelli attuali della Serie A.
La Serie A
La massima categoria italiana, per l’appunto, tiene il passo delle concorrenti, senza però impensierirle più di tanto. I ricavi si attestano a 2,2 miliardi e sono in crescita dell'8%, con aumenti generalizzati in tutte le componenti. In particolare, le entrate commerciali dell’Inter targata Suning e i ricavi Uefa della Roma semifinalista in Champions (84 milioni grazie al cammino europeo) hanno permesso alla Serie A di proseguire il percorso di crescita, che presenta dati incoraggianti anche dal botteghino, con il 24% di ricavi in più.
Per quanto riguarda i diritti tv, il ciclo triennale iniziato nel 2018/19 con Sky e Dazn porterà ad una crescita del 3%, mentre la vendita dei diritti internazionali a Img porterà a circa 150 milioni in più a stagione. Ciò non è bastato a ridurre il divario crescente con gli altri campionati top, nonostante un utile operativo combinato di oltre 50 milioni di euro. Gli aumenti dei costi salariali della Serie A sono stati più lenti degli altri campionati “big five” e questo ha portato al più basso rapporto tra salari e ricavi (66%) dalla stagione 2005/06, ma nel 2018/19 si vedrà l'effetto Ronaldo con primi segnali già evidenti in casa Juventus: aumento delle presenze allo stadio, aumento del seguito sui social media e crescita delle vendite da merchandising; andrà verificato se questo si tradurrà in un impatto finanziario significativo. L'aumento della spesa per gli ingaggi in Serie A è stata molto ridotta: sette club hanno diminuito il monte ingaggi nel 2017/18 e la spesa totale è aumentata solo del 5%.
La ricerca
Dan Jones, partner e responsabile dello Sports Business Group di Deloitte, ha commentato così questi dati: «Escludendo l'impatto
ciclico delle fasi finali delle competizioni UEFA e FIFA, abbiamo visto una crescita costante dei ricavi in tutti i 18 anni
in cui abbiamo analizzato le dimensioni del mercato del calcio europeo. Con le partite di calcio in diretta che rimangono
uno degli spettacoli di intrattenimento più ricercati, sia per i partecipanti che per le emittenti televisive, nonché uno
dei temi più caldi sui social media, prevediamo che questa crescita continui. Mentre la Premier League continua a fare da
battistrada, Spagna e Germania si contendono la seconda posizione. Il campionato tedesco ha scavalcato quello spagnolo grazie
all'avvio del nuovo contratto quadriennale per i diritti televisivi».
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