Gli ultimi giorni, come avviene ormai da circa due anni, complice il vuoto normativo, hanno registrato nuovi momenti di protesta da parte dei tassisti contro Uber, questa volta a Torino. Il copione è sempre il solito e ormai ha valicato ogni limite: basta pensare che la responsabile dell’azienda americana in Italia, Benedetta Arese Lucini, vive ormai sotto scorta alla luce dei recenti insulti e minacce ricevuti a Milano.
Le istituzioni si stanno facendo attendere. Manca un adattamento normativo, in questo articolo abbiamo fatto il punto sulle ultime novità e i punti del contendere.
C’è un altro piano, invocato da più parti da molto tempo. E cioé che la risposta a Uber arrivi sul piano di un’offerta concorrente da parte dei taxi (in diversi Paesi i taxi hanno deciso di “entrare” dentro Uber, ma in Italia la categoria ha deciso di non farlo per non lasciare alla piattaforma una percentuale dei ricavi e il controllo del servizio).
It Taxi ha debuttato a settembre e ora vuole crescere. L’app dell’Unione radiotaxi d’Italia non è l’unica che offre taxi via smartphone (ci sono, ad esempio, Ez Taxi e Digitaxi) ma ha il vantaggio di 10mila auto in oltre 40 città italiana, anche se in termini di funzionalità ha ancora molto da invidiare a Uber (a partire dalla possibilità di pagare con la carta di credito. Per ora si paga con Paypal, ma a breve dice l’azienda che implementerà anche il pagamento con carta).
Altro vantaggio di Uber: la piattaforma è la stessa per chiunque. Un californiano che sbarca a Milano per Expo può trovare un’auto con la stessa app. Per questo It Taxi ha deciso di diventare partner di IRU Global Taxi Network (GTN), associazione attiva in 3 continenti con 160mila taxi. L'accordo, firmato negli scorsi giorni tra le principali associazioni di categoria, è finalizzato «a garantire sicurezza e legalità sui Cab di tutto il mondo», dice l’azienda.
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