L’italiana Neuron Guard ha chiuso un round di finanziamento di 656 mila euro con A11 Venture e alcuni investitori privati. La somma si aggiunge ai 250mila euro derivanti dal commitment dei soci fondatori e ai 96mila del bando start-up innovative Regione Emilia Romagna (con il contributo della Fondazione Democenter e di UniCredit).
Della startup avevamo scritto un anno fa da San Francisco, nei giorni in cui vinceva il primo premio nella categoria Internet of things and hardware dell’Intel Global Challenge, competizione che premia le migliori imprese innovative di tutto il mondo.
Neuron Guard è stata fondata da Enrico Giuliani, 32 anni, medico specializzato in anestesia e rianimazione a Modena, e Mary Franzese, 28, laureata in economia, napoletana di origine poi trasferita a Castellanza e ora a Modena. L’azienda ha sede in prossimità di Mirandola, primo distretto biomedicale in Europa e secondo al mondo («il territorio modenese è la nostra Silicon Valley» ci aveva detto Giuliani, riferendosi all’ecosistema di imprese fornitrici sul territorio).
L'idea nasce nell'ambito della rianimazione. Il danno cerebrale causato da ictus, arresto cardiaco o trauma cranico grave è infatti la prima causa di trauma cranico permanente e comporta una spesa globale annua per la sanità di 330 miliardi di dollari. I danni irreversibili iniziano a manifestarsi dopo 8 minuti di anossia e ogni secondo che passa compromette le funzioni cerebrali del paziente. «Il cervello non è in grado di recuperare, si può però cercare di rallentare il danno» ci aveva spiegato Giuliani. Il freddo riduce considerevolmente la progressione e così Neuron Guard ha sviluppato un sistema di ipotermia portatile che si utilizza come un collare da mettere intorno al collo del paziente. Il collare refrigerante riduce così i danni sia in ambulanza che in ospedale, la persona ha un decorso migliore e i costi di assistenza sanitaria si riducono.
«La nostra vision è di avere un kit Neuron Guard in tutti i luoghi pubblici, proprio come il DAE (defibrillatore automatico esterno), per consentire ai bystander di reagire immediatamente in caso di emergenza - spiega una nota -. Sulla base di questa previsione, la nostra soluzione si presenta come un dispositivo collegato intelligente che non solo si prende cura del paziente, ma collega anche la scena dell'evento con l'Emergency Response System, trasmettendo i dati vitali per migliorare la prontezza e l'efficacia di intervento».
Il finanziamento raggiunto è importante e avvicina il traguardo necessario per raggiungere il mercato in 24 mesi, ovvero 2 milioni e mezzo di euro. I capitali raccolti serviranno per la produzione dei primi device in partnership con aziende italiane ed estere, e lo studio pilota con l'Università di Cambridge. Nel 2015 l’azienda ha completato con successo uno studio preliminare su modello animale che ha dimostrato la fattibilità del nostro approccio rispetto all'ipotermia terapeutica. I risultati di questa sessione sperimentale sono in fase di valutazione per la pubblicazione da parte di un giornale medico internazionale.
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