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Le due fotocamere di Huawei e gli altri: come cambiano gli scatti su…

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DOPO IL LANCIO DEL P9

Le due fotocamere di Huawei e gli altri: come cambiano gli scatti su smartphone

Si apre una stagione molto interessante per la fotografia in mobilità, a bordo degli smartphone. Cresce il mercato per questo tipo di funzionalità, che Gartner indicava già da un paio di anni come una delle tre principali tecnologie osservate dal pubblico al momento della selezione del telefono. E oggi, al posto della “corsa ai megapixel”, cioè all'aumento del numero degli elementi (pixel) del sensore che catturata la fotografia, i grandi produttori aprono a nuove strade. In particolare al doppio obiettivo digitale, che offre vantaggio di altro genere. L'ultima è Huawei in partnership con i tedeschi di Leica, in futuro ci sarà Apple con iPhone 7, ma già adesso ci sono telefoni intelligenti con due obiettivi fotografici sul dorso.

Tra i primi a sperimentare su larga scala è stata HTC, che ha lanciato nel 2014 l'One M8 (Duo Camera) con due sensori: uno dedicato alla fotografia e l'altro per acquisire più informazioni sull'immagine. Poi Lg con il G5, presentato all'inizio del 2015, invece, ha proposto la Dual Real Camera che offre una doppia apertura focale capace di offrire un angolo di visuale complessivo di 135 gradi: foto più panoramiche rispetto a quello che si può ottenere con un obiettivo per telefonini “normale”.

L'uso del secondo “occhio” sul retro dello smartphone può servire in realtà a molti scopi diversi. Secondo l'analista di Morgan Stanley Jasmine Lu, infatti, “non solo la dual-cam permetterà di ridurre il gap nella qualità dell'immagine con le macchine fotografiche reflex, ma che permetterà anche agli sviluppatori di progettare nuove app di alta qualità sfruttando la capacità di analisi e mappatura tridimensionale degli oggetti. Mi aspetto che gli obiettivi dual-cam siano l'acceleratore per un ciclo di crescita su più fronti per l'industria ottica nel suo insieme».

I cinesi di Huawei hanno deciso di legarsi a una partnership con Leica, la leggendaria casa tedesca delle macchine fotografiche a telemetro e degli obbiettivi dai nomi altisonanti (Elmarit, Summilux, Summicron) per realizzare un prodotto inedito: un sistema fotografico dotato di un occhio che vede a colori e un occhio che invece vede in bianco e nero, compensando la mancanza del colore con una maggiore capacità di “leggere” la luce e percepirne l'intensità. Il nuovo smartphone P9 ha infatti questa particolarità di poter “vedere” in modo diverso e complementare le scene da cui trarre le fotografie. Non sono chiari però i termini di questa partnership: Leica ha effettivamente contribuito con sue tecnologie in fase di progettazione, anche in fase di realizzazione, ho si è limitata solo a certificare la produzione Huawei e metterci il logo rosso? In passato Leica aveva fatto altri accordi sostanzialmente di rebranding con Panasonic (formato fotografico micro quattro terzi) in cui l'effettivo coinvolgimento nella partnership è di marchio più che di produzione. Il Ceo di Leica Camera, Oliver Kaltner, già a febbraio presentando l'accordo di partnership con Huawei ha spiegato che si tratta di una “alleanza tecnologica”, ma nessuna delle due aziende finora ha voluto spiegare quale siano l'effettivo coinvolgimento reciproco.

Fino ad oggi buona parte della capacità di scattare foto sempre più realistiche e di qualità degli smartphone moderni è derivata dalla crescente potenza del processore, che esegue tutte le interpolazioni necessarie a rendere le immagini meglio contrastate, più definite, a correggerne al volo le distorsioni ottiche introdotte dalle lenti dei microscopici obiettivi e sensori. Su questo fronte siamo arrivati a un livello molto elevato. Per questo lo scarto introdotto negli ultimi 24 mesi, che oggi vede il fulcro con il P9 di Huawei (terzo produttore al mondo di smartphone con l'8,1% del mercato, dietro a Samsung con il 21% e Apple con il 19% secondo Idc) è quello di migliorare non tanto il numero di megapixel del sensore e la capacità di interpolare le immagini del processore, quanto nel trovare soluzioni più complesse e potenti.

Anche nel settore della fotografia digitale tradizionale, dominato da Canon, Nikon, Sony, Fujifilm e dalla coppia Olympus e Panasonic, i grandi produttori sperimentano da tempo varie tecnologie, anche se non è economicamente sensato introdurre una macchina fotografica reflex o mirrorles con due obiettivi e due sensori. Tuttavia, ci sono soluzioni lo stesso ingegnose: a partire da quella con la quale lo stabilizzatore montato sul sensore fa muovere di pochi centesimi di millimetri molto rapidamente il piano del sensore al momento dello scatto per catturare due o quattro immagini falsate, ottenendo così una risoluzione maggiore: anziché 20 anche 40 megapixel. Oppure sistemi per la cattura di immagini 3D, o, ancora obiettivi con processori dedicati e capacità di correggere le distorsioni e aberrazioni ottiche e cromatiche delle immagini catturate ancora prima di salvarle sulla scheda di memoria.

Apple, si apprende dai numerosi siti di indiscrezione, presenterà a settembre-ottobre la versione 7 del suo iPhone, che avrà una doppia fotocamera, come Huawei e gli altri coreani e taiwanesi prima di lei. Si tratterà però, secondo i rumors, di due obiettivi diversi che avranno focali differenti: in pratica un obiettivo che abbraccia un campo ottico più ampio di quello naturale dell'occhio umano (in termini fotografici, dotato di una lunghezza focale grandangolare) e uno capace di spingersi invece più lontano di quanto non veda il nostro occhio (teleobiettivo). Questa combinazione permetterebbe, con una parallasse minima, di avere ad ogni scatto una immagine con messa a fuoco e livelli di profondità differenti, aumentando la risoluzione e i particolari. Anche qui, Apple cercherebbe di innovare seguendo una tendenza appena avviata nel settore.

Relativamente alla mossa di Huawei, gli analisti concordano nel dire che i cinesi hanno sicuramente bisogno di rafforzare la forza del loro brand e hanno trovato in Leica il partner autorevole con il quale dare spessore alla qualità percepita dei propri prodotti. L'azienda tedesca, che fino a pochi anni fa si chiamava Leitz mentre Leica era l'acronimo delle sue macchine fotografiche (da LEitz CAmera), è famosa non solo per i corpi analogici e ora digitali, ma anche per gli obiettivi e soprattutto per le formule ottiche delle sue lenti, a lungo prodotte in casa o in laboratori del distretto circostante, sino alle infusioni dei vetri. Per Huawei Leica ha realizzato un sistema basato sul doppio sensore, uno a colori e uno in bianco e nero da 12 megapixel, con ottica asferica “Summarit” con lunghezza focale equivalente di 27mm e diaframma massimo di f/2.2. Una lente grandangolare (l'attuale fotocamera dell'iPhone 6S è circa 29mm di lunghezza focale) e abbastanza luminosa.

Leica conosce bene il mercato delle macchine fotografiche di alta qualità ed ha anche il coraggio di sperimentare con successo soluzioni innovative: attualmente è l'unica casa produttrice di macchine fotografiche ad avere in commercio un modello con sensore full frame monocromatico (si tratta della Leica M Monochrom), che fa capire la filosofia dietro alla scelta operata assieme a Huawei. Leica sa bene infatti che, a parità di pixel, la risoluzione di un apparecchio monocromatico è maggiore e più accurata per via di come opera la tecnologia. Ogni sensore fotografico è infatti dotato di un filtro, nella maggior parte dei casi chiamato Filtro di Bayer, che intercetta la luce e la suddivide nelle sue tre fondamentali parti fondamentali: rosso, verde e blu. In questo modo il filtro consente al sensore di “capire” il colore di ciascuno dei punti di luce che sta registrando. In pratica, però, la quantità di luce che arriva al sensore sottostante viene ridotta fino a un terzo.
Invece, rimuovendo il filtro, il sensore perde la capacità di “vedere” i colori, ma aumenta fortemente la sua sensibilità e risoluzione. Per questo le immagini scattate ad esempio con la Leica M Monochrom, che ha un sensore full frame da 24 megapixel, hanno una resa seppure in bianco e nero sempre superiore a quella dei sensori delle altre macchine fotografiche full frame presenti sul mercato.

Huawei e Leica non potevano certo creare un telefonino capace di scattare foto solo in bianco e nero, per quanto di ottima qualità, e quindi hanno utilizzato il sensore monocromatico come ausiliario per la raccolta di informazioni che il rapidissimo processore di segnale è in grado di associare in tempo reale all'immagine scattata da quello a colori. Il risultato, dai primi test, appare molto buono, soprattutto in condizioni di scarsa luminosità, che è il vero tallone d'Achille degli smartphone. L'immagine è di qualità migliore, più luminosa e con effetti più forti ad esempio per lo sfocato. L'effetto “bokeh” (parola giapponese che indica appunto lo sfocato) che da alcuni anni è molto apprezzata dai fotografi professionisti e amatoriali, è particolarmente difficile da ottenere con gli smartphone. Lo sfocato è otticamente possibile soprattutto se la dimensione del sensore è generosa, e questo rendeva finora piuttosto limitata la possibilità di ottenere questo tipo di effetti con le minuscole fotocamere integrate nei telefoni.

La partnership tra Leica e Huawei, sostengono i dirigenti delle due aziende, ha portato invece proprio a questo: nitidezza, gamma dinamica molto ampia e sfocati generosi e pastosi, come di solito si riescono ad ottenere con ottiche e sensori ben più grandi. Inoltre, è possibile avere contemporaneamente la messa a fuoco su più piani diversi per poter scegliere quello migliore in fase di post-produzione, ovviamente sempre sul telefonino.
Gli obiettivi di Leica seguono una nomenclatura precisa, ciascuno dei “nomi” definisce secondo gli ingegneri tedeschi in maniera piuttosto rigorosa le caratteristiche e anche la storia di quella particolare classe di obiettivi. Gli “Elmarit” seguono una tradizione piuttosto antica: la prima volta che Leica ha usato questa nomenclatura per definire i suoi obiettivi è stato nel 1949, l'ha poi trascurata per molti anni e l'ha ripresa solo più di recente per indicare lenti abbastanza veloci ma di fascia di prezzo (e quindi di qualità) relativamente minore rispetto a quelle di punta. Visti i limiti costruttivi possibili in un doppio sistema di lenti sviluppato per gli spazi microscopici di un telefono cellulare, la scelta del nome da parte di Leica è coerente con le possibilità offerte.

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