Pokemon Go, uscito ufficialmente in Italia qualche giorno fa, è sicuramente il fenomeno ludico dell’estate, ed è mondiale. Forse per la sua semplicità (non si deve far altro che catturare i Pokémon che si trovano in giro, almeno inizialmente), forse perché sfrutta al meglio le capacità degli smartphone moderni, con mappe e fotocamera, forse perché è gratis. Insomma, un videogioco in “realtà aumentata” che si è traformato in una straordinaria operazione di visibilità per la casa madre, la giapponese Nintendo, che ha visto il valore delle proprie quotazioni al Nikkei quasi raddoppiare nel giro di una settimana.
E Nintendo non si è lasciata sfuggire l’occasione, approfittando del periodo propizio, per far sapere che lancerà, il prossimo 11 novembre, una console con 30 giochi “vintage” (da SuperMario a Donkey Kong a PacMan), all’abbordabile prezzo di 59,99 euro. Insomma, l’uscita di Pokemon Go rappresenta un colpo di marketing notevole per la casa giapponese, che d’altra parte ci ha abituato, anche in passato, a prodotti innovativi (da SuperMario alla Wii) ed ha fatto, fin dai primissimi anni Ottanta, la storia dei videogame.
Pokémon Go isola dal mondo? Dipende!
La raccomandazione quando si lancia l’app di Pokémon Go («presta sempre attenzione all’ambiente che ti circonda») ci ricorda che il gioco può diventare una piccola ossessione. Ma, come al solito, anche in Pokémon Go valgono le regole generali dell’intelligenza: se era facile avere dei fortissimi dolori alle nocche con le palline clic clac, nate negli Anni Settanta e tornate brevemente in auge un paio di lustri fa, anche con Pokémon Go, come con qualsiasi attività della vita, è bene non prepensionare il cervello. Quindi, quando siete a caccia di Pokemon passeggiando per le strade della vostra città, ricordatevi che esistono i semafori, le strisce pedonali, il traffico e anche le altre persone. Alcuni si sono già lanciati contro Pokémon Go, adducendo perlopiù le solite ragioni: aliena chi ci gioca, non serve, è un attentato alla privacy etc. Inutile commentare queste ragioni, che più o meno sono le stesse ogni volta che esce uno di questi fenomeni ludici di massa: suppongo siano abbastanza simili alle critiche che venivano fatte dai soliti benpensanti circa 1500 anni fa, quando in India si diffuse il chaturanga, antenato degli attuali scacchi.
Semplice e, a suo modo, geniale
Certo è che l’idea del gioco è geniale nella sua semplicità e, inoltre, rispetto ad altri giochi per smartphone tipo Candy Crush, (che chi è abituato ad utilizzare i mezzi pubblici per recarsi al lavoro sa che continua ad essere un grande successo), ti obbliga almeno a guardarti in giro. In pratica, camminando per le strade con il Gps attivo viene visualizzata una mappa e ogni tanto si incontrano dei pokémon, mostricciattoli ispirati alla lontana da animali veri o di fantasia e creati dalla mente di un game designer della stessa Nintendo , Satoshi Tajiri, nel 1995, e popolarissimi anche grazie al successo dell a serie anime (cartoni animati) creata in seguito. Si deve quindi cercare di “prendere” il pokémon: si passa in modalità videocamera e si cattura il mostricciattolo lanciando una Sfera Poké, cioè un “contenitore per pokémon”. Le Sfere Poké si trovano in luoghi storici e culturalmente interessanti nei dintorni (anche atipici: tre Sfere sono per esempio attualmente presenti in un centro sociale di fronte alla sede del Sole, a Milano), e chissà mai che avremo voglia di alzare gli occhi dal nostro telefonino per darci un’occhiata: un tratto sicuramente positivo di Pokémon Go. Poi il gioco si evolve, ci sono -a quanto leggiamo- gli scontri tra Pokémon e da recuperare altri oggetti, ma l’inizio è questo. Nuovo come idea e straordinariamente semplice: il successo deriva da lì, come quasi sempre quando c’è di mezzo un’attività legata al divertimento.
Hacker, flashmob e mostricciattoli
Come pressoché tutti i fenomeni Internet di successo, Pokémon Go ha attirato anche l’attenzione di qualche hacker: un hacking team chiamato OurMine ha condotto un attacco Ddos (Distributed denial of service, in pratica un “sovraccarico” dei server centrali che gestiscono le funzionalità dell’app) e annunciato che non ha intenzione di fermare l’attacco se non quando verrà contattato da un rappresentante della Nintendo. Questo attacco, svoltosi l’ultimo week end, però non sembra aver avuto conseguenze così devastanti, tanto è vero che attualmente si può giocare a Pokémon Go senza problemi, almeno qui in Italia. Altri fenomeni sono legati alla presenza di Pokémon particolarmente appetibili in certi posti, e non è raro che si siano creati dei veri piccoli assembramenti di giocatori a caccia di Pokémon, sulla falsariga dei flashmob. I “tipi” di mostricciattoli attualmente disponibili sono 150, ciascuno con il proprio “ambiente” preferenziale, le proprie caratteristiche etc. Il gioco è in continua evoluzione quindi non sappiamo cosa potrà riservare in futuro. Nel frattempo, Nintendo ha fatto bingo.
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