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Yahoo! ammette: rubati i dati a 500 milioni di utenti da hacker legati…

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Rivelazione di Verizon

Yahoo! ammette: rubati i dati a 500 milioni di utenti da hacker legati a uno Stato

NEW YORK - Un furto record da 500 milioni. Non di dollari, di euro o di lingotti d'oro. Ma di qualcosa che oggi è altrettanto o più prezioso - informazioni personali di utenti di siti Internet - e che però fatica sempre più a essere protetto da “cassaforti digitali”. Yahoo!, pioniere dell'autostrada elettronica seppure da tempo in crisi e ora ceduto al gigante delle telecomunicazioni Verizon, ha svelato che nel 2014 dati relativi ad almeno mezzo miliardo di suoi users sono stati rubati da quello che è stato definito come «un protagonista sostenuto da uno Stato».

L'incertezza resta elevata sul furto elettronico del secolo, nonostante venga alla luce con due anni di ritardo: è possibile che siano stati violati nomi, indirizzi, numeri di telefono, date di nascita e password. L'azienda, forse cercando di tranquillizzare, ha però aggiunto che - forse - in gioco non sono finite informazioni finanziarie quali pagamenti, carte di credito, conti in banca. Yahoo! ha inoltre precisato che le indagini, condotte assieme alle autorità federali americane, hanno indicato che non ci sono tracce che questo «protagonista» estero sia tuttora nelle viscere «del network di Yahoo!».

Il nuovo caso è solo l'ultimo, se non il più eclatante, di violazione di reti Internet considerate sicure. E spesso attribuite a oscuri gruppi di hacker strettamente legati agli apparati di intelligence di grandi potenze, con Washington che ha spesso puntato l'indice contro i rischi di guerre cibernetiche e contro Russia e Cina per i loro obiettivi di spionaggio industriale o militare.

Nelle mire di pirati di Stato o privati durante gli ultimi sono finiti, con esiti spesso seri e a volte non troppo, colossi della Corporate America quali Home Depot, il furto di carte di credito, e la casa cinematografica Sony Pictures, portando alla luce gossip costati la carriera al management. Per finire però, nell'arco della gravità, al governo, dal Ministero della Difesa al Dipartimento di Stato fino alla Casa Bianca.

Anche la campagna elettorale in corso in America è stata vittima di hacker. Sono entrati nei server del vertice del partito democratico e dell'organizzazione del candidato democratico Hillary Clinton. Gli ospiti indesiderati, Cozy Bear e Fancy Bear, sono stati fatti risalire ai servizi segreti di Mosca e accusati, dai democratici, di voler influenzare il voto dell'8 novembre a favore del repubblicano Donald Trump.

L'ultimo scandalo ha preso le mosse da voci affiorate in agosto, quando un hacker denominato Peace aveva vantato di poter vendere dati di 200 milioni di utenti di Yahoo! facendo scattare l'inchiesta. E potrebbe quantomeno avere contraccolpi aziendali, mettendo in dubbio un merger salvifico per Yahoo! concordato al termine d'una lunga saga negoziale. La società, infatti, mantiene un significativo traffico di utenti ma ha sofferto rovesci finanziari, incapace di reggere la concorrenza di Google e Facebook.

Verizon, che dovrebbe diventare l'anno prossimo la casa madre delle attività Internet di Yahoo! dopo averne deciso l'acquisto in luglio per 4,83 miliardi, ha fatto sapere di essere stata messa al corrente negli ultimi due giorni della scoperta della violazione di massa. «Valuteremo la situazione man mano che l'inchiesta prosegue tenendo conto degli interessi di Verizon. Fino ad allora non siamo in grado di aggiungere altro».

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