Apple non farà più ricorso alla proprietà intellettuale di Imagination Technologies, una società inglese da anni partner dell’azienda di Cupertino alla quale fornisce le Gpu (processori grafici) per diversi prodotti: iPhone, iPad, iPod, Apple tv, Apple Watch. La notizia si è fatta sentire sulla performance dell’azienda sulla Borsa di Londra: Imagination sta crollando con una perdita di circa il 60%, dopo aver toccato -70%. Il pagamento delle licenze delle sue tecnologie da parte di Apple garantisce infatti alla società con sede a Hertfordshire circa la metà dei ricavi.
La nota di Imagination dice che Apple ha comunicato che non userà più le loro tecnologie sui nuovi prodotti entro 15 mesi-2 anni perché sta lavorando su un «separato, indipendente graphics design per controllare i suoi prodotti e ridurrà la sua futura dipendenza» da Imagination. Dunque Cupertino, che già sviluppa in casa sua le cpu, sembra intenzionata a fare lo stesso con le gpu. Il percorso potrebbe non essere così semplice, almeno a giudicare dalla nota di Imagination.
«Apple non ha presentato alcuna evidenza per sostanziare la sua asserzione che non avrà bisogno della tecnologia di Imagination senza violare i brevetti, la proprietà intellettuale e le informazioni riservate. Questa evidenza è stata richiesta da Imagination ma Apple non ha fornito risposta» spiega l’azienda inglese nel comunicato che, annunciando eventuali azioni legali, aggiunge: «Crediamo che sarà molto difficile disegnare una nuova architettura di gpu senza infrangere i nostri diritti di proprietà intellettuale».
L’anno scorso Imagination, in seguito a una strategia di diversificazione rivelatasi fallimentare, aveva dato corso a un piano di ristrutturazione che aveva comportato l’uscita dello storico CEO e il taglio di oltre 300 posti di lavoro. Si era poi parlato di una possibile acquisizione da parte da Apple poi non andata in porto, anche se Cupertino aveva confermato di aver avuto dei colloqui. Secondo Bloomberg, Apple è inoltre il quarto azionista di Imagination con una quota dell’8,1%. Tra le due aziende non sono comunque escluse «intese commerciali alternative».
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