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Film in streaming: ecco perché i classici sono (quasi)…

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L’inchiesta

Film in streaming: ecco perché i classici sono (quasi) introvabili

Woody Allen in una scena del film “Prendi i soldi e scappa” (Olycom)
Woody Allen in una scena del film “Prendi i soldi e scappa” (Olycom)

Stasera non si esce. Stasera cenetta tranquilla e, dopo, film in Tv. O meglio: in smart Tv. Vuoi vedere Captain America: Civil War, blockbuster Disney dell’anno scorso con i supereroi Marvel che ha incassato più di un miliardo di dollari in giro per il mondo? Lo troverai su Now Tv in streaming, oppure da acquistare su iTunes, Google Play, Timvision, Microsoft Store, Playstation Store, Chili e Rakuten Tv. Ma mettiamo che sei di gusti più difficili. Mettiamo tu voglia vedere Novecento di Bernardo Bertolucci, uno tra i film più importanti della storia del cinema italiano. O esci e ti metti a caccia di una versione Dvd o cambi programma, perché il titolo in questione non rientra nelle disponibilità delle piattaforme legali di distribuzione online. Stesso dicasi per Germania Anno Zero di Roberto Rossellini, L’avventura di Michelangelo Antonioni, quel capolavoro che si chiama La strada di Federico Fellini e Accattone, esordio di Pier Paolo Pasolini.

Colpa della marginalità della cinematografia italiana rispetto allo strapotere di Hollywood? Netflix e compagnia snobbano i prodotti di Cinecittà che, ai tempi belli, conquistavano il mondo? Sono solo i vari Visconti e Petri a non avere più mercato? Non è esattamente così che stanno le cose: online non troverete neanche Il cielo sopra Berlino di Wim Wenders, Il Decalogo di Krzysztof Kieślowski e Prendi i soldi e scappa di Woody Allen. In compenso, se vi piace la commedia sexy all’italiana, potrete ripiegare su W la foca (su iTunes, Timvision e Chili), per non dire dell’imprescindibile saga di Vacanze di Natale, con il primo cinepatettone che spopola su Google Play, iTunes, Chili e Rakuten Tv.

Film d’autore cercansi
Quello che vi stiamo raccontando potete facilmente verificarlo voi stessi, smanettando sui portali che fanno da aggregatori dell’offerta (legale, sia chiaro) di film online: da Justwatch a Filmamo, passando per Mymovies Trovastreaming. Vero è che siamo all’alba dello streaming, ma il dato che si coglie è la sovrabbondanza dei titoli di recente uscita o, comunque, «di cassetta» e la scarsità (quando non addirittura l’assenza) di cinema d’autore e grandi classici. «Potenzialmente - commenta Giacomo Pescatore di Filmamo - il web potrebbe ospitare tutti i film finora realizzati, a prescindere dal genere e dalla qualità. Gli utenti sono in crescita e i tempi sono maturi per uno streaming legale diffuso». Eppure l’offerta è ancora limitata.

Domanda di mercato e digitalizzazione
Di chi è la colpa? Del mercato, risponderà qualcuno: molto più facile distribuire le gesta dei cavalieri Jedi di Star Wars che le meditazioni esoteriche di Alejandro Jodorowski. Della rivoluzione tecnologica in atto, secondo altri: molti classici, infatti, non sono stati ancora digitalizzati nei formati adatti allo streaming o al download online. Anche considerando che digitalizzare un’opera nei formati 2k o 4k può costare dai 5mila ai 25mila euro, investimento che non sempre rientra. Tocca insomma fare il tifo perché si attivino presto i fondi per la digitalizzazione degli archivi previsti dalla Legge sul cinema. Dovremmo essere a buon punto: è in dirittura d’arrivo il decreto attuativo che destina 10 milioni l’anno per tre anni per «dematerializzare» le pellicole così da caricarle sul web.

Quando arrivò il supporto Dvd
Per Alessandro Caccamo, vicepresidente di Univideo, associazione di categoria dell’home entertainment, e country manager di 20th Century Fox, «stiamo attraversando una fase molto simile a quella che vivemmo quando nacque il Dvd. Da un lato c’è un mercato nuovo, in continua espansione. Dall’altro un processo di riorganizzazione delle regole di questo mercato. Per i Dvd accadde che i primi titoli a essere disponibili furono le ultime uscite, in seguito si andò a coprire l’intero catalogo. Servì del tempo e ho ragione di credere che sarà lo stesso anche per la disponibilità online dei titoli. L’offerta, per crescere, deve trovare una domanda all’altezza. Oggi - continua Caccamo - abbiamo un sistema di distribuzione composto da dieci piattaforme, tra player nazionali e multinazionali». All’orizzonte si vedono pure esperimenti interessanti. Come Raiplay, canale di streaming della Tv di Stato che spesso non disdegna il cinema d’autore, e Vvvid, player che in cambio di qualche passaggio pubblicitario magari ti mette un film di Luis Buñuel. «Il mercato - aggiunge Caccamo - è accessibilissimo e lavora molto sulle politiche di prezzo. Sarà la domanda a far crescere la disponibilità di titoli digitalizzati».

Va’ dove ti porta il cult
Se decide la domanda, il rischio grosso è che quelli che una volta chiamavamo film d’essai con molta fatica sapranno farsi strada tra gli algoritmi della rete. Eppure un pubblico, per questo determinato tipo di cinema, esiste eccome. Ne è convinto il produttore Gianluca Curti di Minerva Pictures che, con il marchio di distribuzione Rarovideo interamente dedicato a classici e cult movie di difficile reperibilità, è andato ad aggredire la nicchia di pubblico più esigente. Partendo dai tradizionali formati fisici. «Con un gruppo di amici - racconta - da una manciata di mesi abbiamo messo in piedi il portale The Film Club che offre agli appassionati la possibilità di guardare o acquistare opere di culto assoluto».

L’offerta va dall’esordio di Stanely Kubrick Fear and Desire a L’odio di Mathieu Kassovitz, dai mockbuster della serie Sharknado fino alle intere filmografie di Andy Warhol e Carmelo Bene. «Per un distributore di cinema di qualità - spiega Curti - non è facile destreggiarsi con le logiche delle grandi piattaforme online. Quando un titolo è di richiamo può anche accadere che te lo mettano in vetta alla homepage ma, se la risposta del pubblico è al di sotto delle aspettative, va a finire che te lo scalano in 50esima posizione. Siccome crediamo in questo segmento - conclude Curti - abbiamo deciso di investire per crearci una piattaforma tutta nostra». Per ora gli utenti registrati sono 450. Un circoletto. Come quelli in cui i fratelli Lumière proiettavano i loro primi, timidi esperimenti. Prima della rivoluzione.

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