Il 45% degli appassionati di musica dei 13 maggiori mercati mondiali utilizza sistemi legali di streaming, dato che sale addirittura all’85% se consideriamo la fascia d’età tra i 13 e i 15 anni. In Italia il 98% degli utenti attivi online ascolta musica tramite modalità in licenza, l’85% usa servizi di video streaming musicali, mentre il 46% degli utenti fa ricorso allo streaming audio.
Questo il quadro d’insieme che si coglie leggendo il rapporto Connecting with music, curato da Ipsos Connect per conto dalla federazione mondiale dei discografici Ifpi e diffuso oggi. Streaming sempre di più «motore» dei consumi musicali, quasi a conferma del fatto che il mercato di settore sta viaggiando nella direzione evidenziata da Goldman Sachs in un recente studio.
Il cuore del sistema
Lo streaming audio è ormai il cuore dell’offerta: a livello globale, il 45% degli utenti ascolta la musica tramite un servizio audio autorizzato (per un incremento del 37% rispetto al 2016). Il 90% degli ascoltatori in streaming sente la musica utilizzando uno smartphone.
I giovani fan rimangono fortemente legati alla musica, nonostante l’abbondanza dei media concorrenti: la fascia 13-15 anni è molto legata alla musica, l’85% utilizza i servizi in streaming.
Italia «attaccata» allo smartphone
In Italia, il 98% degli utenti attivi online dichiara di ascoltare musica tramite modalità in licenza, l’85% usa servizi di video streaming musicali mentre il 46% degli utenti intervistati utilizza un servizio di streaming audio (nel 2016 si era al 40%). Tra i metodi di ascolto che incontrano maggiore riscontro, inoltre, emerge la radio (95%), anche se il 42% degli intervistati dichiara di acquistare musica sia in formato fisico che digitale.
Molto alto il dato sui giovani tra 16 e i 24 anni che utilizzano lo smartphone per l’ascolto di musica (91%). Anche i giovanissimi (13 - 15 anni) risultano fortemente legati al mondo musicale e il 77% degli intervistati dichiara di fruire di musica tramite servizio di audio e video streaming.
YouTube e la sfida al value gap
Se lo streaming fa la parte del leone e quello gratuito resta fondamentale per una fetta molto ampia della torta degli utenti, diventa sempre più decisivo il problema del value gap, ossia lo squilibirio che si crea tra i ricavi delle piattaforme free (su tutte il servizio di upload videa YouTube) e quelli di chi la musica la produce e la esegue. Secondo il report, a livello mondiale l’85% dei visitatori di YouTube, ogni mese, usa il sito per la musica e il 76% lo utilizza per ascoltare musica che già conosce. Dato che dovrebbe portare il gruppo Alphabet - che riunisce Google e YouTube - ad avere maggiore considerazione verso autori, editori, discografici ed esecutori.
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