Il costo medio per l'acquisto di uno smartphone a livello globale è in aumento e sta creando una “fantastica opportunità” per i vendor in un mercato segnato da una curva di crescita delle vendite che sta inesorabilmente rallentando. L'assunto, per alcuni aspetti sorprendente, è degli analisti di Gfk, che hanno rilevato nel corso del terzo trimestre un incremento dei prezzi di listino, su base annua, del 7%. Dati alla mano è il maggiore rialzo mai osservato in questo settore, e segna naturalmente un punto di svolta. Quale?
Se fino a un paio di anni fa si credeva che i prezzi al consumo sarebbero via via scesi, oggi stiamo assistendo a una decisa inversione di tendenza, per lo meno sui prodotti di fascia più alta, pilotata dall'intera industria. Tutti i vendor di telefonini intelligenti, chi più chi meno, stanno chiaramente tentando di alzare la marginalità dei rispettivi prodotti di fascia medio alta e la corsa al lancio di smartphone “premium” e top di gamma è in tal senso sotto gli occhi di tutti. Apple, Google, Huawei, Lg, Motorola, Nokia, Samsung, Htc e Sony, in ordine sparso, hanno speso gli ultimi mesi per portare nei negozi apparecchi di classe “premium”, potenziandoli con funzionalità di grande appeal (almeno sulla carta) per l'utente medio, dalla resistenza all'acqua e alla polvere all'autonomia della batteria, dalle capacità audio a quelle fotografiche, dal design senza cornici ai sensori biometrici, senza dimenticare ovviamente gli strumenti di intelligenza artificiale.
L'iPhone X di Apple, a listino da 1189 euro, e il Galaxy Note 8 di Samsung, che ne costa 999, sono le ammiraglie di un nuovo “esercito” di smartphone che puntano sul fattore prezzo come elemento distintivo, ma non in chiave economica. Il Pixel 2 di Google e il Mate 10 di Huawei sono altri due esempi di una “strategia condivisa” che punta a massimizzare la popolarità di marchi ormai affermati. Marchi che si contendono le preferenze di acquisto in un mercato, si veda in primis l'Europa occidentale (con volumi di vendita in calo del 7% nel terzo trimestre), costretto a pagare i primi dazi all'effetto saturazione. Proprio l'Europa, per contro, è lo specchio del dato enfatizzato dagli esperti di Gfk: il business degli smartphone a valore è in salita del 4% (a quota 13,7 miliardi di dollari) in virtù del fatto che un apparecchio su otto venduto fra luglio e settembre aveva un prezzo di listino superiore ai 900 dollari. Nel 2016 il rapporto era di uno su 16.
Lo stesso fenomeno si registra in Nord America, con uno spedito in discesa dell'1% e un giro d'affari che sale dell'1% a 19,1 miliardi di dollari, e anche a livello mondiale, dove a un aumento della domanda in quantità pari al 3% (per complessivi 336,6 milioni di unità spedite) corrisponde un aumento delle vendite a valore calcolato nell'ordine del 10%, per circa 116,8 miliardi di dollari di fatturato.
Se Europa centrale e orientale, America Latina e Middle East sono i bacini che più contribuiscono a tenere a galla il mercato, la vera notizia riguarda l'India, che ha superato gli Stati Uniti quale secondo Paese al mondo per vendite di smartphone, piazzandosi dietro la Cina. Gli apparecchi spediti nel periodo sono stati, secondo la società di ricerca Canalys, poco più di 40 milioni di unità, il 23% in più rispetto all'anno precedente. Fra i vendor, a dominare la scena è al momento Samsung (con circa 9,4 milioni di unità vendute), seguita dalle cinesi Xiaomi (9,2 milioni), Vivo, Oppo e Lenovo. I primi cinque marchi rappresentano il 75% del totale della domanda ma l'ascesa di Apple, che ha raddoppiato in dodici mesi il numero di iPhone venduti (circa 900mila nel terzo trimestre), è evidente. Segno che anche in un mercato notoriamente orientato ai prodotti di fascia medio bassa (fra i 230 e i 300 dollari), c'è spazio per fare margini con modelli “top di gamma”, anche in fatto di prezzo.
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