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il lawtech in italia

«Perché abbiamo assunto un software nel nostro studio legale italiano»

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Che cosa significa introdurre il Lawtech in uno studio legale italiano? Quali sono vantaggi e svantaggi di un software di intelligenza artificiale che lavora gomito a gomito con gli avvocati nel complesso sistema giuridico nazionale? E quali sono le reazioni dei professionisti all’approdo di sofisticati robot nel mondo togato? Ecco che cos’è accaduto all’interno dello studio legale Portolano Cavallo, il primo in Italia ad aver adottato Luminance, tecnologia sviluppata dai matematici dell’Università di Cambridge che ha ricevuto il premio di “Best Artificial Intelligence Product in Legal” ai CogX AI and Innovation Awards a Londra.

«Abbiamo iniziato a valutare soluzioni di “machine learning” e intelligenza artificiale dedicate alle due diligence circa cinque anni fa - spiega Yan Pecoraro, socio di Portolano Cavallo e responsabile dell’implementazione di Luminance nello studio legale - poiché dal nostro ufficio di New York notavamo come i nostri colleghi statunitensi iniziassero a utilizzare software “Lawtech” in questo settore. Per i primi quattro anni abbiamo esaminato soluzioni interessanti, quattro in particolare, ma con due aspetti che ci lasciavano perplessi. Il primo è che erano pronte per l’uso solo in lingua inglese e non prevedevano versioni in grado di analizzare documenti in altre lingue: per funzionare in italiano richiedevano una fase di training lunga e complessa, che avrebbe coinvolto sia i nostri professionisti che gli sviluppatori delle software house ». Il secondo aspetto che lasciava perplesso l’avvocato erano i costi molto alti, a fronte di un prodotto comunque grezzo, da adattare alla lingua italiana, con spese destinate quindi a lievitare ulteriormente.

Di Luminance gli avvocati italiani hanno sentito parlare da uno studio inglese, scoprendo che il software sviluppato a Cambridge era molto più flessibile degli altri sul fronte della “formazione” in una lingua straniera. «Il training è relativamente semplice perché si “educa” il sistema a utilizzare la lingua italiana “insegnando” i concetti più importanti mano a mano che si incontrano nei documenti - spiega l’avvocato Pecoraro - : è il caso delle clausole dei contratti, per esempio sul recesso, sul foro esclusivo e così via. La piattaforma inoltre ha un'interfaccia molto intuitiva e piacevole, e costi gestibili perché associati al volume di dati». Lo studio ha così deciso di “assumere” Luminance, circa un anno fa, iniziando l’intelligenza artificiale anglofona alla terminologia giuridica italiana.

Ma a cosa serve più concretamente Luminance in uno studio legale? «Il software è dedicato al supporto nella fase di due diligence durante le operazioni di fusione e acquisizione - spiega Pecoraro - attraverso l’analisi di un volume enorme di documenti, anche se ci stiamo accorgendo che può essere utilizzato pure in contesti diversi, come la compliance». L’adozione del software ha comportato un notevole investimento di tempo per “educarlo” al lessico giuridico italiano, ma per alcune attività il risparmio di tempo garantito da Luminance è impressionante.

Un esempio della potenza del software? Facciamo l’ipotesi di un’attività di due diligence su un’operazione di M&A che riguarda diversi Paesi, con una mole enorme di documenti (poniamo 10-15mila). Una delle attività preliminari alla vera e propria analisi dei documenti consiste nel catalogare i documenti per legge applicabile e lingua di redazione, questo per distribuire il lavoro in base a competenze linguistiche e foro di appartenenza. «Con Luminance questo tipo di analisi viene fatta in 15-30 minuti - spiega Yan Pecoraro - in particolare se i documenti sono tutti in inglese o italiano (o in una delle altre lingue conosciute da Luminance), e con un livello di precisione elevato: non il 100% di accuratezza, ma sulla base della nostra esperienza circa l’80-90%». Il che significa che è comunque indispensabile una fase di controllo da parte di un professionista in carne e ossa, ma con tempi estremamente ridotti grazie alla colossale “scrematura” del software britannico.

In pratica dunque Luminance ordina, raggruppa e classifica in breve tempo migliaia di documenti identificando clausole, lingua dei documento, parti, valute e mercati rilevanti; il tutto presentando l’elaborato in un’interfaccia di visualizzazione intuitiva che permette a professionisti e clienti di consultare un numero enorme di documenti in maniera organizzata ed efficiente. Inoltre, la capacità di Luminance di individuare le anomalie in documenti creati a partire da uno stesso standard assicura che anche le minime differenze tra i contratti siano segnalate ai professionisti già nelle fasi iniziali dei processi di revisione.

Come sono visti in Italia strumenti tecnologicamente avanzati come Luminance? « In generale nel nostro Paese c’è una certa diffidenza nei confronti questi software - spiega Pecoraro - per forse perché l’adozione di queste soluzioni innovative richiede una rivisitazione di modalità di lavoro consolidate ormai da anni e magari anche per il timore di perdere opportunità di lavoro. Noi come studio abbiamo una posizione mediana: è un sistema di supporto, rende il servizio più efficiente, ma non elimina la figura dell’avvocato».

Se però continua questo trend di riduzione di costi e miglioramento della qualità, sistemi come Luminance saranno sempre più diffusi nel mondo legale diventando uno standard di mercato, riflette il partner dello studio Portolano Cavallo, per rendere il servizio migliore in termini di velocità ma anche di accuratezza. «Sempre tuttavia a condizione di combinare l’intelligenza artificiale con quella umana, perché il software non è perfetto: tra lìaltro non è in grado di identificare ciò che è assente a livello di contrattualistica (per esempio se manca una clausola risolutiva in due contratti dipendenti l’uno dall’altro). Analizza il singolo documento, non il contesto». Un’intelligenza artificiale che aiuta il lavoro dell’avvocato, insomma, senza alcuna pretesa di sostituirlo. Almeno per ora.

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