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Ecco il futuro del Fintech e del roboadvisory europeo

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TECNOLOGIA E FINANZA

Ecco il futuro del Fintech e del roboadvisory europeo

Taglio dei costi, semplificazione dei processi, utilizzo più efficiente dei big data, finanziamento dal basso, migliore comprensione delle esigenze della clientela: questo il futuro del Fintech emerso da Finovate Europe, uno degli eventi mondiali più importanti del settore. Per quattro giorni a Londra oltre 1500 tra consulenti, venture capitalist e banchieri provenienti da tutta Europa hanno assistito a una maratona di soluzioni tecnologiche innovative applicate alla finanza di fronte a oltre duecento relatori di oltre venti Paesi. L’evento era basato su un format collaudato, dove ogni espositore ha solo sette minuti per presentare la propria soluzione innovativa: il tutto accompagnato da conferenze dedicate all’intelligenza artificiale, alla regolamentazione del settore, alla cybersecurity e al lending crowdfunding.

Che cosa è emerso dalla kermesse londinese? «Prima si diventa banche digitali e si ridisegna tutto il proprio modello mettendo al centro il cliente, prima se ne raccoglieranno i frutti - spiega Salvatore Gaziano, direttore investimenti di SoldiExpert SCF, una delle poche realtà italiane presenti a Finovate Europe - : restare alla finestra significa rischiare grosso perché la tendenza verso la digitalizzazione è estrema e nuovi temibili concorrenti si affacceranno seriamente sul mercato come Amazon, Paypal, Google o Facebook». Non a caso tra le banche “old style”, minacciate dalla discesa in campo dei big del digitale (con Amazon che per esempio sta studiando l’ingresso nel business dei conti correnti), è scattata da tempo la corsa all’acquisizione di startup Fintech. Così, stando ai dati di Accenture/CG Insights, nel 2017 gli investimenti globali in questo settore sono saliti del 18% a 27,4 miliardi di dollari.

«Le banche devono guardare con attenzione all’user experience - spiega ancora Gaziano - e in tre clic devono consentire al cliente di ottenere la soluzione che sta cercando, magari personalizzata. Lo smartphone è diventato centrale nel nuovo rapporto fra istituti di credito e clienti: già oggi in Gran Bretagna il 59% degli acquisti nel retail banking passano dal mobile e dall’online, secondo Bain & Company, mentre in Germania siamo al 48% e in Cina al 38%, con Paesi come la Francia e l’Italia nettamente più arretrati».

A sorpresa le criptovalute sono rimaste ai margini del dibattito, mentre si è parlato molto di big data e dell’importanza della sincronizzazione delle numerose informazioni aziendali. Nel mondo dell’asset management sono state proposte diverse soluzioni per analizzare la propensione al rischio della clientela con maggiore precisione ed oggettività, con particolare attenzione all’allocazione delle finanze in funzione degli obiettivi che il cliente vorrebbe raggiungere in un determinato arco temporale.

Nel processo di digitalizzazione della banca inoltre cresce l’importanza dei social network come possibili strumenti per incrementare il business, sia in termini di offerta di servizi sia per raccogliere i big data sulle preferenze della clientela. «La banca del futuro prossimo utilizzerà sempre più social come Facebook o chat come Messenger per comunicare con il cliente in maniera più immediata, raccogliere informazioni e integrare la propria piattaforma», spiega Gaziano.

Grande poi l’attenzione su privacy e furto di identità. Nel mondo della banca digitalizzata uno dei pericoli maggiori è infatti quello dei fake account: essendo le registrazioni online gestite spesso in remoto, c’è la necessità di sviluppare sistemi che permettano all’intermediario di capire se il “nuovo cliente” è falso, oppure se è un soggetto a cui è stata rubata l’identità. A Finovate Europe sono state proposte diverse soluzioni in grado, attraverso un controllo incrociato di diversi siti, di segnalare la veridicità dei dati inseriti nel sistema (come quelle di Ibm Security, Hooyu, Electronic IDentification) e di mantenere sicure e riservate tutte le informazioni scambiate.

Quanto al roboadvisoring, all’evento londinese il dibattito si è concentrato sulla complessità del contesto europeo rispetto a quello americano, in particolare per via dei regimi fiscali differenti nei vari Paesi Ue. Inoltre si è sottolineato come i potenziali clienti siano soprattutto persone di mezza età e non come negli Stati Uniti i millennials, che in Europa sono poveri di disponibilità economiche: per questo il modello più adatto per il mercato del Vecchio continente appare quello “ibrido”, con strutture fisiche complementari alle piattaforme online.

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