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Non solo auto: Lyft e Uber si danno battaglia sulle biciclette. Per conquistare le città

Uber e Lyft guardano oltre ai viaggi in auto. I due servizi concorrenti di noleggio con conducente hanno avviato una campagna di espansione nel bike sharing, puntando su soluzioni di trasporto urbano centrato sull'intermodalità. L’ultima è stata Lyft, che questa settimana ha rilevato il più grosso operatore nordamericano di bike sharing, Motivate, per una somma attorno ai 250 milioni di dollari.

Non più di tre mesi fa Uber, il leader del settore con una valutazione di circa 72 miliardi di dollari contro i 15 del concorrente, aveva lanciato il guanto di sfida rilevando Jump Bicycles, gestore di bike-sharing elettrici e free floating, per 200 milioni. Motivate, che gestisce CitiBike a New York e Ford GoBike a San Francisco, è presente in alcune delle principali metropoli americane, da Boston a Chicago a Washington, alcune delle quali a titolo esclusivo, senza possibilità di concorrenza.

Ma come mai colossi nati attorno al trasporto su quattro ruote hanno deciso di diversificare gli investimenti su mezzi concorrenti come le due ruote? Uber e Lyft sembrano aver compreso che il trasporto urbano del futuro non potrà focalizzarsi solo sulle automobili, ma che diventerà sempre più intermodale. Ne è una testimonianza il raddoppio dei servizi di bike sharing urbani a livello mondiale negli ultimi quattro anni, nel corso dei quali il numero di due ruote a uso pubblico è lievitato di quasi 20 volte a oltre 18 milioni.

Nelle città americane stanno inoltre registrando un crescente successo i servizi di mobilità basati su scooter elettrici, come Bird, che ha in corso un round di finanziamento da 200 milioni di dollari, e Lime, in cui ha investito in questi giorni Alphabet, che poii vuol dire Google. Tanto che alcuni osservatori non escludono che a breve Uber e Lyft possano entrare anche in questo mercato.

La strategia dei due colossi del trasporto urbano su automobile potrebbe puntare così a trasformare la propria app nello strumento a cui rivolgersi per risolvere i problemi di mobilità urbana, indipendentemente dal mezzo prescelto. Uber ha già una partnership con la startup Masabi, permettendo ai viaggatori di acquistare biglietti anche di autobus direttamente dalla app di Uber. «Vogliamo essere la Amazon dei trasporti», ha spiegato recentemente il Ceo di Uber, Dara Khosrowshahi.

Peraltro, secondo alcune fotni citate da Cnbc, Uber stessa avrebbe passato la mano su Motivate. Il colosso del noleggio auto avrebbe infatto esaminato il dossier per espandere il suo business a due ruote, diventando il vero leader Usa,, ma avrebbe deciso di abbandonare a causa dei timori legati alla sindacalizzazione dei dipendenti del servizio di bike sharing e dei vincoli rappresentati dai contratti con le singole città.

Con l’acquisto di Motivate, inoltre, Lyft non solo incorpora i contratti del servizio con le singole città e i rapporti pluriennnali con le municipalità, ma rileva anche un patrimonio ingente di stazioni di parcheggio delle biciclette nelle maggiori città americane. Un patrimonio che, al di là dei costi, potrà essere trasformato in stazioni di scambio intermodale tra i diversi mezzi e di ricarica di batterie per auto, bici e scooter elettrici. Insomma, la battaglia per il trasporto urbano è solo agli inizi. E promette di non finire qui.

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