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Alibaba, vendite da 31 miliardi di dollari al Singles day. Come…

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nel singles’ day

Alibaba, vendite da 31 miliardi di dollari al Singles day. Come reagirà Amazon?

Quasi 31 miliardi di dollari in 24 ore. L’equivalente di 213,5 miliardi di yuan nell’arco di una sola giornata di shopping, un primato che sgretola qualsiasi precedente nella storia delle vendite online e offline. Alibaba, il gigante cinese dell’ecommerce, ha frantumato (un altro) record con i risultati del suo Singles day, la giornata di acquisti che coincide con la festa nazionale dei single dell’11 novembre. Il volume di vendite, scandito secondo per secondo, aveva già sorpassato il picco dell’anno scorso (25,3 miliardi) alle 17:30 cinesi, macinando a pieno ritmo fino alla mezzanotte.

Per farsi un’idea, sono bastati un minuto e 25 secondi per mettere sotto chiave un miliardo di dollari e un’ora per cumularne 10, “bruciando” di oltre cinque minuti le tempistiche dell’anno scorso. L’azienda ha festeggiato la maratona con uno show che mima lo stile della concorrenza, gli americani, fra un megaschermo capace di monitorare gli acquisti yuan per yuan e una manciata di ospitate vip: Maria Carey, la modella Miranda Kerr e il padre di Alibaba, Jack Ma, apparso con berrettino bianco senza rivolgersi alla sua platea. Non che servissero troppi commenti.

Il Single Day vale quanto sei Prime Day
Il Singles’ day, ricorrenza pop che celebra «l’orgoglio single» dei giovani cinesi, genera un fatturato medio che surclassa i suoi omologhi statunitensi. Nel 2017 il Cyber Monday e il Black Friday, eventi sacri per l’ecommerce americano, hanno prodotto in due un giro d’affari che sfiora i 14,49 miliardi di dollari: la metà della cifra registrata dalla sola Alibaba lo scorso 11 novembre. Il confronto Usa-Cina si fa anche più schiacciante se si considera che Alibaba è in compagnia di una concorrenza tutt’altro che mansueta. La sua piattaforma rivale, JD.com, ha messo a segno oltre 23 miliardi di dollari in vendite (anche se con il “trucchetto” di dilatare il periodo di acquisti dal 1 all’11 novembre). A soffrire di più del paragone, per modo di dire, è la protagonista assoluta delle giornate di shopping digitale negli Usa: Amazon.

Il gigante di Jeff Bezos domina sia il Black friday (54,7% delle vendite nel 2016) che il Cybermonday (30,1%), oltre a tenere banco nel giorno del ringraziamento (suo il 45% degli acquisti) e avere indetto un a sua «festività» ad hoc: il Prime day, una doppia giornata di shopping destinata ai clienti del suo servizio premium. I numeri del suo monopolio, però, si ridimensionano di fronte all’ondata di acquisti che sommerge la concorrenza cinese. L’edizione 2018 del Prime Day, in calendario tra il 16 e il 17 ottobre, si è chiusa con una spesa in rialzo del 33% rispetto al 2017 e acquisti medi superiori ai 100 dollari a cliente. Totale? Circa 4,2 miliardi di dollari. Un picco monstre in qualsiasi contesto, ma meno di un sesto dei 30,8 miliardi registrati da Alibaba in quasi la metà del tempo (il Prime day, anche se si chiama così, dura 36 ore).

La sfida è sul «new retail». Cioè i vecchi negozi
La supremazia cinese viene spiegata dagli analisti con le dimensioni della popolazione (1,4 miliardi, contro 325,7 degli States) e una maggiore fiducia negli acquisti online. Amazon e Alibaba si muovono in due mondi paralleli, in parte separati dalla «grande muraglia» del web cinese. Ma c’è una similitudine strategica che accomuna il gigante di Bezos e il suo omologo cinese: entrambi si stanno concentrando su quello che i manager Alibaba chiamano «new retail», ovvero l’integrazione fra vendite online e offline. In altre parole, la possibilità per un cliente di passare dall’acquisto via clic alla visita in negozi convenzionati con la propria piattaforma di ecommerce di riferimento, magari ultimando l’acquisto dal proprio smartphone (o pure senza, come nel caso deinegozi «senza cassa» Amazon Go). Non si direbbe, ma anche gli shopping day da decine di miliardi devono svecchiare la formula. Agli analisti non è sfuggito che i 30,8 miliardi centrati da Alibaba “nascondono” una crescita del 27%, contro il +39% dell’anno precedente rispetto al 2016. Quando si cresce troppo, ogni frenata è un campanello d’allarme. E la ricerca di soluzioni scatta fin dall’ultimo secondo utile per fare clic.

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