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La scommessa dello smartphone pieghevole per rianimare il mercato

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L'Analisi|ANALISI

La scommessa dello smartphone pieghevole per rianimare il mercato

Per anni si è detto che il “form factor” sarebbe stato uno degli ambiti di innovazione futura in un’industria, quella degli smartphone, che dopo aver rivoluzionato ogni mercato limitrofo integrando funzioni e applicazioni fatica a stupire da tempo. Samsung ha smosso le acque ieri sera, annunciando durante l’evento dedicato ai nuovi Galaxy S10 che i primi telefoni foldable (pieghevoli) del marchio coreano arriveranno già a maggio a 2mila euro. Si chiameranno Galaxy Fold. È solo l’inizio, per capire le vere potenzialità ci vorrà tempo: «Se le applicazioni verranno disegnate bene il foldable può avere senso: nel telefono effettivamente ci sono situazioni dove vuoi avere più schermo ma non vuoi portarti dietro qualcosa di molto più grande. È Google che deve spingere gli sviluppatori in questa direzione» spiega Carolina Milanesi di Creative Strategies.

Al Mobile World Congress sul tema device sarà questa la frontiera. Più nel breve e medio termine, si assisterà all’evoluzione di intelligenza artificiale e fotocamere. Innovazioni software, non semplici da spiegare al consumatore. L’altra sarà quella del 5G, con i primi telefoni compatibili. Ma anche lì, per l’implementazione delle reti, specie in Europa, ci vorrà tempo. Anche per questo è dfficile aspettarsi che questo basti a rianimare un mercato che dopo una cavalcata poderosa l’anno scorso ha segnato il primo rallentamento. I mercati in via di sviluppo non hanno margini di crescita enormi, «non arriveranno a una penetrazioni simile a quella dei mercati maturi».

Per quest’ultimi invece il ciclo di vita del telefono si allunga, causa innovazione meno percepibile e «l’offerta di cuffie wireless, wearable e smart speaker fa sì che il consumatore spenda per quelli tenendosi lo stesso telefono, che resta al centro dell’ecosistema» continua Milanesi. È in ambito B2B che «ci saranno le cose più interessanti: vedremo diverse partnership perché questa nuova era di abbondanza di dati e intelligenza non vedrà frutti senza capacità di collaborazione, specie nell’ambito di auto a guida autonoma e città intelligenti».

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