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Criptovalute, Cina pronta a mettere al bando il mining. Traballa il…

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Criptovalute, Cina pronta a mettere al bando il mining. Traballa il bitcoin

Reuters
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Giornata di nervosismo per il bitcoin dopo che giungono segnali dalla Cina che le autorità sarebbero intenzionate a mettere al bando le attività di mining di crptovalute, assestando un nuovo duro colpo al trading di questi strumenti in quello che è ancora oggi il maggior mercato mondiale. Dopo un periodo di ascesa che lo ha portato a guadagnare il 25% da inizio aprile, il bitcoin ha registrato un colpo di freno, assestandosi a 5.200 dollari in chiusura di giornata europea da un picco di 5.300 in mattinata.

A dare il via alle correnti di vendita è stato l’annuncio da parte della National Development and Reform Commission (Ndrc) di aver inserito questo giovane settore industriale nell’elenco delle attività che vorrebbe mettere al bando, segnalando il crescente nervosismo da parte delle autorità ufficiali di Pechino nei confronti di un settore che ha rappresentato una forma di guadagno non sempre trasparente ma anche una modalità per esportare valuta.

La Cina è il principale mercato mondiale di mining e di attrezzatura per mining, tra cui figurano grandi produttori come Bitmain, che ha recentemente cancellato i progetti per una Ipo plurimiliardaria. Il mining è l’attività che sfrutta enormi quantità di potere computazionale per risolvere complessi problemi matematici permettendo di certificare le transazioni della blockchain mediante la creazione di un nuovo blocco della blockchain in cambio di nuovi bitcoin.

Pur senza indicare una data per l’eventuale bando, l’agenzia di pianificazione Ndrc ha inserito questa attività nell’elenco di oltre 450 altre che considera poco sicure, dannose per l’ambiente e fonte di spreco di risorse. Si calcola che l’attività di mining a livello globale arrivi a consumare 42 terawattora di elettricità l’anno. Pechino ha già vietato le Ico, le offerte pubbliche iniziali di criptovalute per fianziare attività e ristretto l’operatività delle piattaforme di exchange.

Ma sono in molti a vedere di buon occhio una eventuale misura di contentimento del mining in Cina, dal momento che potrebbe rendere il mercato meno dipendente dalle enormi “server farm” cinesi che hanno conquistato un enorme potere negoziale all’interno di un mercato dove finisce per prevalere la legge del più forte.

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