Puntuale, come la passeggiata di Kant. Ogni volta che WhatsApp smette di funzionare – e nell'ultimo mese è successo ben due volte – Telegram torna alla ribalta e si accredita come migliore alternativa nel mondo della messaggistica istantanea. Che poi,
a dirla tutta, Telegram è veramente la migliore alternativa a WhatsApp (nel mondo occidentale). Il punto, però, è capire quanto
questo outsider possa insidiare la leadership dell'app di proprietà di Facebook. Un discorso complesso, fatto di numeri e
strategie. Con le incognite che accompagnano il mondo digitale a fare da contorno. Proviamo a fare il punto.
Un'insidia troppo lontana
Oggi i dati ci parlano di un'insidia troppo lontana. Gli ultimi numeri ufficiali a disposizione ci dicono che Telegram può contare su circa 200 milioni di utenti, contro gli oltre 1,5 miliardi di WhatsApp. Quelli relativi ai messaggi scambiati quotidianamente sulle piattaforme, invece, sono: 15 miliardi sulla app di Pavel Durov,
contro i 65 miliardi scambiati su WhatsApp. Queste ultime sono cifre molto complesse da analizzare, perché non tengono conto
– ad esempio – del numero di messaggi inviato da Chatbot, caratteristica molto in voga su Telegram. Ciononostante, il divario
fra le due app, almeno in termini di utilizzo e diffusione, è veramente molto ampio. E nonostante ad ogni down di WhatsApp,
sempre più utenti decidano di scaricare Telegram, l'impressione più comune è che l'App dell'aeroplanino di carta rimanga un'alternativa.
Una strada d'emergenza, quando quella principale è chiusa. Perché il mondo della messaggistica istantanea è profondamente
legato a quello dei grandi numeri, e per i secondi in classifica l'ombra dei primi è troppo grande.
Le differenze fra le App
Eppure Telegram avrebbe tutte le carte in regola per contendere lo scettro a WhatsApp. L'app ideata da Pavel Durov e lanciata
nel 2013 è un ottima prova di tecnologia e design. Spesso, in fatto di innovazione, precede WhatsApp (l'integrazione coi Chatbot
ne è un esempio lampante). E ancora oggi ha delle caratteristiche che l'app di proprietà di Zuckerberg non annovera. Una su
tutte, quella dei gruppi. Telegram è molto usata dai gestori dei siti web, in grado di inviare notifiche di ogni genere agli iscritti al gruppo: dalla pubblicazione di nuovi post a messaggi con altro
contenuto, dalle foto ai video. Esistono anche gruppi di servizio, con Chatbot in grado di rispondere agli utenti dietro specifiche
richieste. Tutte caratteristiche che WhatsApp non ha mai implementato, pagando dazio soprattutto in ottica business. Anche
per questo le ultime mosse in arrivo da Menlo Park puntano dritte in questa direzione, con una versione di WhatsApp pensata
espressamente per le aziende.
Di contro, su Telegram non è possibile effettuare videochiamate, opzione molto usata invece su WhatsApp. Pare sia solo una questione di tempo, ma ad oggi ogni indiscrezione sull'arrivo
di questa opzione su Telegram è rimasta una semplice voce.
Sicurezza al top
Entrambe le app sono messe al sicuro dalla stessa crittografia. Si chiama “end to end” e di fatto impedisce a chiunque di
intercettare una chat: i dati che viaggiano in rete da un utente a un altro sono indecifrabili anche per i gestori delle stesse
piattaforme. La decodifica del messaggio avviene solo sui due indirizzi: mittente e destinatario. Telegram ha basato la sua
sicurezza sulla crittografia “end to end” sin da subito, WhatsApp l'ha introdotta da qualche anno (e lo ha fatto anche perché
proprio questa caratteristica era un vantaggio enorme per l'app di Durov). Scegliere una delle due applicazioni in base al
grado di sicurezza, dunque, non ha senso, perché sotto questo aspetto sono praticamente uguali.
La mossa di Zuckerberg
Ma in futuro, Telegram potrà veramente insidiare WhatsApp? È difficile dare una risposta certa. L'app economy ci ha insegnato
che le sorprese sono dietro l'angolo. Tuttavia, la montagna da scalare sembra veramente ardua. E c'è una mossa, in particolare,
che sembra garantire a WhatsApp lunga vita: l'integrazione delle varie piattaforme di messaggistica della galassia Facebook.
Zuckerberg l'ha annunciata qualche settimana fa: presto (entro il 2020) WhatsApp, Facebook Messenger e Direct di Instagram confluiranno in un unico grande fiume. E daranno accesso a servizi diversi. Il boss di Facebook ha fatto intendere chiaramente che la messaggistica istantanea
è il campo su cui si giocherà la partita più importante. E gli investimenti andranno tutti in questa direzione.
Del resto, da un rapporto di qualche settimana fa, è emerso un dettaglio che fa riflettere: il tasso di crescita di WhatsApp ha superato quello di Facebook. È la piattaforma che cresce di più al mondo. Zuckerberg, insomma, pare averci visto giusto. E niente sembra poter mettergli pressione. Neanche Telegram.
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