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«Una blockchain democratizzerà la finanza»: parla Micali, premio Turing e docente del Mit

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Il futuro può arrivare anche da una partita a poker giocata a distanza. Questione di tecnologia, ma anche di fiducia. Lo sa bene Silvio Micali, 64enne palermitano di nascita e americano di adozione, di stanza al Massachusetts Institute of Technology. Questa illuminante partita il più importante informatico italiano nel mondo l’ha giocata con la collega statunitense Shafi Goldwasser. E a Forbes ha ricordato come sfidandosi al telefono abbiano individuato uno schema di criptazione dei dati che ha permesso di concludere le partite in sicurezza. Un’intuizione geniale applicabile a dinamiche molto più complesse come le transazioni su internet. Silvio Micali è arrivato negli Stati Uniti con un dottorato di ricerca in informatica all’Università di Berkeley, per poi diventare dall’83 professore di informatica al laboratorio di intelligenza artificiale del Mit. Micali è stato insignito nel 2012 del Premio Turing, unico italiano ad aver ricevuto questo speciale Nobel in oltre cinquant’anni di storia. Questo pioniere nello studio della crittografia oggi sta realizzando il suo sogno nel cassetto: la democratizzazione della finanza. Ecco perché ha deciso di fondare Algorand, guidandone la ricerca.

Si tratta di uno spinoff del Mit, una piattaforma di pagamenti digitale, scalabile, sicura, decentralizzata. Un modo per ripensare la blockchain con un sofisticato meccanismo di consenso rapido ed efficiente. E soprattutto meno costoso. Dieci giorni fa l’annuncio dell’apertura al pubblico, dopo un periodo di test. «Con Algorand sarà possibile effettuare anche micro-transazioni», afferma Micali, che all’inizio del 2018 come informatico-startupper ha raccolto oltre 4 milioni di dollari da diversi investitori, tra questi Pillar e Union Square Ventures. Oggi la startup, partita da undici ricercatori, conta 42 professionisti, con profili prevalentemente ingegneristici. Ma nella squadra ci sono anche ricercatori, economisti, matematici e persino umanisti. «Stiamo lanciando la criprovaluta, una speciale moneta crittografica per pagamenti sicuri e certificati. Nel mondo siamo pionieri nella finanza inclusiva e accessibile a tutti. Ma anche controllata, quindi sicura. Il futuro non deve spaventare», rassicura Micali.

La sfida imprenditoriale parte da una critica al bitcoin. «Ogni tecnologia che è centralizzata è inadeguata. La tecnologia con cui si genera la catena di blocchi ha tre grossi problemi: spreca troppa energia, dà vita a un nuovo potere centralizzato e può generare ambiguità letali nella finanza». Per spiegare questo futuro fatto di fiducia reciproca, anche nelle transazioni, riprende l’immagine del ponte romano a tre livelli del Gard, situato nel sud della Francia. La storica costruzione situata tra Avignone e Nîmes, da trent’anni patrimonio dell’Unesco, faceva parte dell’acquedotto romano ed è costituita da tre serie di arcate che dominano il fiume Gardon. «Una straordinaria opera di ingegneria, un esempio di tecnologia che ha permesso all’umanità di incontrarsi e di transare, pur vivendo in sponde opposte. In fondo blockchain è vantaggiosa e rivoluzionaria proprio come quel ponte. Abbiamo bisogno di un’economia scalabile e senza confini. Un’economia democratizzata. Per fare ciò la tecnologia già oggi ci viene in aiuto. E quella più antica è legata al consenso, al confronto, all’idea di comunità». Micali è convinto che il modello blockchain possa applicarsi storicamente all’Italia. «Il nostro Paese si è imposto nella storia grazie al suo essere decentralizzato. Siamo stati una delle forze economiche e artistiche più potenti al mondo. Ecco perché non c’è terreno migliore per affermare la blockchain».

Questione di fiducia, ma anche vantaggio competitivo del business per ottimizzare i costi di un sistema strutturato. «La prima indipendenza è quella economica. Non ci può essere democrazia senza democratizzazione della finanza. Oggi tutti i governi vendono Bot, appoggiandosi ad alcuni fidati intermediari. Ma con la tecnologia che abbiamo a disposizione perché non sfruttare questa opportunità vendendo direttamente ai cittadini? Fare un’asta su blockchain è un grosso vantaggio per il venditore e l’acquirente. Quello che proponiamo è un modello vincente che si basa sulla disintermediazione».

Disintermediazione implica fiducia. Ma anche consapevolezza. Pochi giorni fa il quotidiano francese Libération si è chiesto come accompagnare l’opinione pubblica nelle sfide future. Costringere o convincere, questo l’interrogativo che ha fatto il giro del mondo. Micali non ha dubbi. «La risposta è educare. Come scienziato o tecnologo dico sempre ai miei studenti: non provate più teoremi di quelli che non riuscite a spiegare alle persone. Abbiamo il dovere di diffondere cultura, di semplificarla. Questo per noi è un obbligo fondamentale». Lo scienziato diventa divulgatore, addirittura storyteller: «Non credo che esista vera scienza nelle torri d’avorio, perché se il sapere non è spiegato non genera impatto sociale».

La bussola per orientarsi è data dalle persone, con la tecnologia che facilita il cambiamento. «La stragrande maggioranza delle persone che abitano le comunità sono buone e i cattivi sono pochi. Ecco perché l’informatica ci salverà. Perché in fondo è un modo per organizzare la vita delle persone. E anche per affrontare le sfide planetarie degli anni che verranno».

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