«L'Europa decida da sola». È perentorio John Suffolk, Chief Security Officer di Huawei, che in una conferenza con la stampa internazionale ha parlato di 5G e sicurezza, proprio mentre la sua azienda è al centro di un caso che ha scosso il Regno Unito.
Il capo della sicurezza dell'azienda cinese ha affrontato il tema con prudenza, mostrando grande apertura ai Paesi europei, ai quali ha chiesto autonomia decisionale: «Se l'Ue vuole crescere insieme come gruppo di nazioni e se vuole generare benessere per le sue imprese e i suoi cittadini, deve prendersi in carico le sue decisioni» ha detto Suffolk, facendo riferimento alla pressioni esercitate dal governo statunitense che da mesi spinge sugli alleati europei per tenere lontana Huawei dallo sviluppo delle reti 5G. Secondo gli americani, Huawei è un'azienda molto vicina al governo di Pechino, col quale condividerebbe informazioni riservate. E coinvolgerla nello sviluppo delle reti 5G sarebbe un rischio per tutto l'occidente. Di contro, però, Huawei è uno leader mondiali del settore, e tenerlo alla larga da questo business sembra difficile. La faccenda, dunque, è assai complessa.
Suffolk, che in questi giorni è a Praga dove è in corso una conferenza sulla sicurezza del 5G, ha detto di essere «molto contento»
che l'Ue «si stia muovendo verso un approccio coordinato al 5G», e ha tessuto le lodi del GDPR, definendolo «un buon esempio».
La tecnologia a rischio zero non esiste
Il CSO di Huawei non si è sottratto davanti alle spinose (ed evidenti) questioni di sicurezza che riguardano anche la sua
azienda: «Bisogna riconoscere che non esiste una tecnologia a rischio zero su scala globale. – ha detto – Ma per questo motivo
i governi e le aziende hanno il dovere di lavorare insieme per trovare le soluzioni migliori». E a tal proposito l'iniziativa
in corso a Praga «è un'occasione per poter parlare di come ottenere le migliori politiche che massimizzano il valore per le
aziende e al contempo minimizzano i rischi». Secondo Suffolk, l'obiettivo comune deve essere chiaro: «Dobbiamo trovare modi
oggettivi per gestire il rischio, individuare metodi oggettivi e non emotivi per fare verifiche su prodotti e servizi, e modalità
oggettive e misurabili con cui i governi e le imprese possono lavorare insieme in aree complesse in cui nessuna azienda ha
tutte le risposte». Il manager dell'azienda di Shenzhen ha ribadito la disponobilità di Huawei ad «aprire le sue porte, fare
verifiche, provare la sua indipendenza e firmare gli accordi che i governi ritengono necessari».
Un appello anche agli Usa
L'apertura di Suffolk sulla disponibilità alle verifiche, riguarda anche gli Stati Uniti: «Se il governo statunitense vuole,
sono certo che possiamo trovare una soluzione che soddisfi l'America» ha detto il CSO di Huawei, che ha aggiunto: «Crediamo
di poter dare un valore aggiunto ai cittadini statunitensi. La nostra speranza e la nostra aspirazione è che a un certo punto
riusciremo a trovare un modo in grado di soddisfare le preoccupazioni che gli Usa possono avere, ma anche in grado di portare
valore ai cittadini con la tecnologia Huawei. L'America è un grande continente e per alcune aziende è piuttosto difficile
coprire questa estensione, e Huawei è abituata a lavorare in Paesi di tale vastità».
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