Cosa succede se un robot sbaglia a investire i nostri soldi? Lo scopriremo probabilmente al termine del processo che vede sul banc0 d’accusa un software predittivo che gestisce investimenti fininanziari e un mangate di Hong Kong. Protagonisti della vicenda sono appunto Samathur Li Kin-ka, figlio di uno dei proprietari del fondo immobiliare Shaftesbury Plc, e poi Raffaele Costa a.d della londinese Tyndaris Investments e infine K1 l’intelligenza artificiale specializzata in operazioni finanziarie creata dall’austriaca 42.cx. Il robot sembra in grado di analizzare le informazioni che viaggiano su giornali e riviste online e sui social network per prevedere l’andamento delle azioni. Va detto che sono alcuni anni che algoritmi e intelligenza artificiale promettono senza successo di rendere ricche le persone analizzando dati disaggregati provenienti dall’infosfera. Esiste una fiorente letteratura scientifica sulla tipologia di algoritmi che possono essere impiegati ma poche evidenze.
Ad ogni modo, secondo la ricostruzione di Bloomberg, i tre si incontrano a Dubai e si piacciono subito. Dopo alcune simulazioni Samathur Li Kin-ka affida al gestore un patrimonio di 2,5 miliardi di dollari, con l'obiettivo di portarlo a 5 miliardi. K1 inizia a muovere denaro verso la fine del 2017. Dopo alcuni mesi il magnate si accorge che l’intelligenza artificiale sta consumando tutto il suo patrimonio arrivando a totalizzare in un giorno perdite per 20 milioni di dollari. Come emerso dai documenti depositati al tribunale londinese Samathur Li Kin-ka decide di staccare la spina e chiede 23 milioni di dollari di danni. Lato Tyndaris segue una richiesta di 3 milioni di dollari per il mancato pagamento delle commsioni. A questo punto della vicenda gli avvocati hanno declinato ogni commento. Toccherà aspettare il giudizio del tribunale per capire chi ha vinto. Ma occore segnalare da subito che la causa Tindaris vs Samathur Li Kin-ka è il primo caso noto di persone che mettono sotto accusa l’intelligenza artificiale per avere sbagliato. Quando la tecnologia fallisce, chi paga?
Con l’intelligenza artificiale chiamata a gestire sempre più aspetti della vita quotidiana la domanda è tutt’altro che peregrina. Nel mondo degli hedge fund, dopo anni di performance insoddisfacenti da parte di manager (umani) l’uso dell’Ai è diventato massivo. Il grosso delle operazioni però restano appannaggio di algoritmi che analizzano ed eseguono al altissima velocità operazioni finanziarie sulla base di schemi di comportamente modellati da umani. Più raro invece è l’uso dei software di deep learning che decidono autonomamente gli investimenti sulla base dei dati raccolti in tempo reale. In questo caso le scelte di investimento sono autonome, nel senso che non possono essere imputate ai programmatori se non nella misura in cui sono proprietà di una azienda. Probabilmente si andrà verso forme di responsabilità oggettiva di chi scrive il software. Oppure, il cilente accetterà il rischio di avere affidato la propria fortuna a una macchina, in grado di agire autonomamente. Nel 2020 quando si sarà conclusa questa vicenda legale avremo qualche indizio in più.
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