Tecnologia

L’automobile diventa una batteria viaggiante: l’accumlo sale…

  • Abbonati
  • Accedi
vehicle-to-grid

L’automobile diventa una batteria viaggiante: l’accumlo sale sulle quattro ruote

Immagazzinare energia nella batteria dell'auto e rilasciarla in caso di necessità per stabilizzare la rete elettrica. È quanto promette di fare il V2g, sigla dietro la quale si nasconde la nuova frontiera dell'accumulo su quattro ruote: il Vehicle to Grid.

Le potenzialità sembrano enormi, soprattutto in vista della diffusione dell'elettrico e dell'ibrido di seconda generazione: immaginatevi una disponibilità energetica “in movimento” proveniente da fonti rinnovabili capace di arrivare là dove ce n'è più bisogno. Perché, l'energia in futuro propende per l'intermittenza e sarà, quindi, una corsa a tutto quello che garantirà accumulo e stabilità.

Come indica Maurizio Delfanti, professore ordinario di Sistemi elettrici al Politecnico di Milano e amministratore delegato di Rse di fresca nomina: «Al 2030 serviranno sempre più sistemi flessibili proprio a causa della crescita delle rinnovabili che per loro natura sono intermittenti: si parla di 115 TWh prodotto da un insieme di fotovoltaico ed eolico». Ecco, quindi, che tornerebbero molto utili anche le batterie che i veicoli ad alimentazioni elettrica già montano. Tanto più che le previsioni calcolano che sulle nostre strade gireranno tra i cinque e i sei milioni di veicoli ad alimentazione elettrica, di cui 1,6 milioni elettrici puri: «Solo da questi ultimi – stima Delfanti – potremmo avere teoricamente 64GWh disponibili per servizi a sistema».

C’entra ovviamente anche il fatto che dalle attuali batterie con capacità pari a 40 kWh, si arriverà ai 100 kWh, ma è ben chiaro che siamo di fronte a una sorta di sharing nomade dell'energia pura. Con scenari legati a nuovi modelli di business a oggi, forse, inimmaginabili (o, meglio, chi prima li immagina meglio potrà posizionarsi).

Ma si riuscirà a portare avanti un qualche schema V2g anche in Italia? Una sperimentazione appena partita proprio presso la società pubblica di ricerca per il settore elettrico ed energetico punta a dare tutte le risposte necessarie, in attesa però che anche le normative facciano la loro parte.

Il progetto di ricerca sul campo, che avrà una durata di 18 mesi, prevede l'utilizzo di due infrastrutture di ricarica bidirezionale fornite da Enel X e installate sulla microrete sperimentale di Rse, presso il Cesi. A queste si collegano due Nissan Leaf che sono state fornite per garantire la sperimentazione on the road. Importanti sono gli strumenti di analisi sviluppati da Rse che fanno dell'esperimento un unicum sul territorio europeo.

Guidare un'auto elettrica potrebbe, quindi, avere ulteriori vantaggi futuri e sgravi fiscali, «compresa un'eventuale remunerazione per gli stessi servizi che i proprietari forniranno al sistema elettrico», chiosa Bruno Mattucci, ad e presidente di Nissan Italia. Maggiori ancora le ricadute economiche se si parla di flotte aziendali.

Delfanti, che in prima persona collegherà al suo impianto domestico una delle due Nissan Leaf, avvisa: «Mi aspetto una rivoluzione simile a quella vissuta dal Duemila in poi con la diffusione delle rinnovabili e allora accolta con molto scetticismo. Questa del V2g potrebbe essere altrettanto violenta, però mi aspetto che sia senza grossa spesa di denaro pubblico, soltanto con misure di accompagnamento».

© Riproduzione riservata


>