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Cile, a sud del silenzio

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Cile, a sud del silenzio

Il Patagonia Express (Courtesy Patagonia Connection)
Il Patagonia Express (Courtesy Patagonia Connection)

Ghiaccio e cielo. Viola e blu. E tutte le gradazioni del turchese che l'occhio e la fantasia umana possono immaginare. Come se un pittore avesse mischiato i colori, schizzandoli poi sulle ardite pareti di ghiaccio che si tuffano nell'oceano, in un rincorrersi di linee verticali e di contrasti cromatici. Così si presenta il ghiacciaio San Rafael, nella Patagonia cilena, 1500 chilometri a sud di Santiago, la capitale: un minaccioso muro di cristallo lungo due chilometri e alto più di 200 metri che si tuffa nelle acque della Laguna San Rafael. Ma, come gli iceberg che si staccano ogni giorno dalle sue pareti, anche il San Rafael è solo una piccola punta emersa che nasconde un gigantesco segreto. Perché alle sue spalle si estende lo Hielo Continental Norte, una calotta gelata di circa 5mila chilometri quadrati. Un infinito bianco e deserto di cui il San Rafael è solo una delle numerose lingue che finiscono nell'oceano.

Mare e bosco. Azzurro e verde. Infinite sfumature di smeraldo. E, nel cuore di questo mondo di silenzio, addormentato nella quiete della Bahia Dorita, a nord della Laguna San Rafael, si trova l'hotel Termas de Puyuhuapi. Non una macchina, non una strada, non un paese. L'albergo si raggiunge solo dal mare. Interamente in legno, costruito con gli alberi della ricca foresta patagonica, primo fra tutti il faggio australe (nothofagus), questo grande chalet abbraccia per intero la minuscola laguna ed è circondato da una impenetrabile, profumata distesa di piante altissime dove si nascondono piccole piscine di acqua calda termale.

In crociera, a bordo del Patagonia Express
La Laguna San Rafael e il soggiorno all'hotel Termas de Puyuhuapi sono il piatto forte della crociera che il Patagonia Express compie ogni settimana, da ottobre ad aprile. Questo lussuoso catamarano attraversa un intrico di fiordi, canali e isole consegnati al gelido abbraccio dell'oceano, per portare i suoi passeggeri a un soffio dalle papille cristalline della lingua di ghiaccio del San Rafael, antica più di 20 mila anni, e per abbandonarli poi nelle accoglienti camere e nelle fumanti piscine naturali dell'hotel Termas de Puyuhuapi. Il mare, quell'Oceano Pacifico meridionale che, per le sue gelide correnti e le frequenti tempeste, incuteva tanto timore ai Conquistadores, rimane comunque il protagonista assoluto del viaggio sul Patagonia Express. Perché solo via mare si può raggiungere questo tratto di Patagonia. Il leggendario Camino Austral arriva fino a Puerto Montt, città che segna il confine ideale tra la civiltà a nord e il mondo di ghiacci e foreste a sud. Da qui alla Terra del Fuoco, le cartine cilene tracciano la spessa linea della Ruta 7 (il Camino Austral) che corre parallelamente al confine argentino. Ma in realtà, lungo i circa 1.400 chilometri che separano Puerto Montt da Villa O'Higgins - paese dell'estremo sud cileno dove il Camino Austral si frantuma contro i 700 chilometri di ghiaccio dello Hielo Continental Sur- la strada è sconnessa e discontinua e richiede spostamenti in traghetto. Il viaggio con il Patagonia Express inizia a Puerto Chacabuco (cittadina a meno di un'ora d'aereo da Puerto Montt). Siamo nel cuore della regione cilena di Aisén, 107 mila chilometri quadrati (circa un terzo dell'Italia) di boschi, fiordi e isole, dove vivono meno di 80 mila persone. Una terra talmente forte e aspra da spaventare anche i più coraggiosi: tanto che i primi ConquistadoresBartolomé Diaz Gallardo e Antonio de Vea – arrivarono in questo angolo di Patagonia solo a metà Seicento.
Il Patagonia Express parte da Puerto Chacabuco nel primo pomeriggio. Destinazione: l'hotel Termas de Puyuhuapi. L'arrivo alla Bahia Dorita è previsto al tramonto. Appena usciti dal porto, ci si ritrova subito catapultati in un'altra dimensione: quella dove regnano la luce e il silenzio.
"Quando il vento si placa, senti il tuo silenzio": così recita un proverbio degli indios tehuelche, gli antichi abitanti di queste lande desolate, oggi ormai completamente scomparsi. Nella semplice armonia di queste parole rieccheggiano le sensazioni di forza e di solitudine, di pace assoluta e di struggente malinconia che un uomo può sentire correre come brividi lungo la pelle quando si trova di fronte alla natura maestosa e sovrana della regione di Aisén. Le sei ore di crociera corrono velocissime. Ed è impossibile restare al chiuso e resistere alla tentazione di tuffarsi con tutti i sensi in questo mondo fatto di vento, spruzzi di mare, odore di salmastro. Appoggiati al parapetto del catamarono o seduti sulle poltroncine a poppa, ben avvolti nelle giacche a vento (qui la temperatura, anche nei giorni di sole estivo non supera mai i 20 gradi), si vedono correre davanti agli occhi decine di fiordi, isole, lagune. Punta Tortuga e Punta Elisa, Isla Los 5 Hermanos e Isla Vergara, Canal Picomayo e Canal Rodriguez. Impossibile nominarli tutti. Perché lungo tutta la costa dell'Aisén è adagiato un immenso arcipelago che conta un intrico di migliaia di isole e che fugge verso la Terra del Fuoco per più di mille chilometri. Un labirinto infinito, che non segue un ordine o una direzione; in cui mare, terra e cielo si mescolano continuamente.

Lo chalet che si raggiunge solo dal mare
Verso sera, da dietro un'isola, adagiato sul fondo di un fiordo, compare il Termas de Puyuhuapi. L'albergo accoglie i suoi ospiti con tutte le luci accese e con gli ultimi raggi del sole che, riflessi nel mare, inondano a pioggia le sue pareti in legno color ocra. Una visione di oro e di calore, resa ancora più intensa dal contrasto con il profondo blu del mare e il verde smeraldo dei boschi tutt'intorno. Il soggiorno all'hotel trascorre tra un massaggio con gli olii estratti dalla foresta australe, un trattamento di thalassoterapia e un bagno nelle piccole piscine termali calde scavate nella roccia con vista sul fiordo di Puyuhuapi. Ma sarebbe uno spreco accontentarsi delle delizie offerte dalla spa dell'albergo. Perchè la natura circostante regala spunti infiniti e la scelta, tra le molte escursioni, è davvero difficile.

Da non perdere la passeggiata fino alla base dell'impressionante Ventisquero Colgante, un ghiacciaio letteralmente "appeso" sulla cima di una gola a quasi duemila metri, la visita a Puerto Cisnes, minuscolo villaggio di pescatori, e il facile trekking nel Bosco Incantato, la foresta rigogliosa che fa da corona al nevaio di Quelat. Una foresta ricca, profumata, che è il tesoro di questo sud del mondo. Come scrive Pablo Neruda, il più grande poeta contemporaneo cileno e premio Nobel per la letteratura, "… sotto i vulcani, accanto ai ghiacciai, fra i grandi laghi, il fragrante, il silenzioso, lo scarmigliato bosco cileno…è un mondo verticale, una nazione di uccelli, una moltitudine di foglie… chi non conosce il bosco cileno non conosce questo pianeta".

La Laguna San Rafel
Il viaggio con il Patagonia Express si conclude con l'escursione alla Laguna San Rafael. Il catamarano salpa dal molo dell'hotel all'alba. Circa sette ore di navigazione separano infatti il Puyuhuapi dalla lingua del ghiacciaio. Sette ore con i delfini perennemente nella scia della nave, attraversando fiordi dai nomi affascinanti: Canale Costa, Canale Moraleda, Golfo delle Tre Croci,Estuario degli Elefanti. L'arrivo alla laguna è annunciato da minuscoli pezzi di ghiaccio galleggiante che, a mano a mano ci si avvicina, si trasformano in iceberg dalle dimensioni sempre maggiori. Appare all'improvviso, dietro uno spuntone di roccia, dopo una virata del catamarano. Lo spettacolo lascia senza fiato: un muro di cristallo si tuffa nelle acque scure dell'oceano; alle sue spalle, incombe il vertiginoso Hielo Continental Norte. I suoi ghiacci coprono un'area di 150 chilometri per 70, raggiungono uno spessore di mille metri e un'altezza, con il Monte San Valentin, di 4058 metri, che è anche la vetta più alta delle Ande meridionali. Numeri da brivido per questa laguna che, con il suo ghiacciaio, forma il Parco Nazionale Laguna San Rafael, grande quasi 18 mila chilometri quadrati (circa come il Lazio), e rappresenta una delle bellezze più entusiasmanti del Cile e dell'America Latina. Questa enorme calotta gelata è, al mondo, la più vicina all'Equatore: qui siamo a soli 47 gradi di latitudine sud. Basti pensare che a latitudine corrispondente, nell'emisfero nord (cioè il nostro), c'è la Liguria, con le sue spiagge assolate e le sue coste fiorite.

Capo Horn, dove il Diavolo trascina le sue catene
Venti che soffiano incessantemente, una pioggia che cade per 340 giorni all'anno, una temperatura media annuale intorno agli 8 gradi centigradi e correnti gelide che arrivano dal Polo fanno di questo angolo di Patagonia uno dei luoghi più estremi ma anche più spettacolari del mondo. Non ci si può dimenticare che da qui, per quasi mille chilometri, la costa meridionale cilena si sgrana in una miriade di isole che si perdono fino alla fine del mondo. Fino al turbolento Capo Horn, dove si incontrano i due più vasti oceani del mondo. Come racconta lo scrittore cileno Francisco Coloane, il più grande cantore di questa Patagonia, "... a Capo Horn, il Diavolo è rimasto ancorato a un paio di tonnellate di catene, che lui trascina facendo gemere i ceppi sul fondo del mare nelle orride notti di tempesta, quando le acque e le ombre oscure dal cielo sembrano salire e scendere su quegli abissi".
E proprio il grigio delle nuvole, che basse sfiorano perennemente i ghiacci e le acque della laguna, rende ancora più spettacolare il paesaggio. Perché, grazie a un particolare gioco di rifrazione della luce, il ghiaccio perenne trascolora in tutte le possibili variazioni del viola. Così, le pareti di cristallo a strapiombo sull'oceano e gli iceberg piccoli e grandi che galleggiano nella laguna, anziché di un bianco abbacinante, assumono le sfumature dell'azzurro, del lilla e del blu.

Dal catamarano ci si cala in piccoli zodiac, gommoni a motore dodici posti, con i quali è possibile avvicinarsi maggiormente al ghiacciaio. Vista dal basso, la parete di neve e di cristallo appare immensa e minacciosa. Si naviga lentamente tra iceberg dalle più assurde forme antropomorfe e dai più arditi contrasti cromatici. Si respira un'aria gelata che arriva dritta come una stilettata in fondo ai polmoni. Il silenzio è assoluto. Almeno fino a quando, con assordanti crash che riempiono la laguna, dalla parete a strapiombo non si staccano enormi torri gelate che precipitano nel mare. Per poi riemergere provocando un'alta e pericolosa onda che corre velocissima e solleva come fossero fuscelli i gommoni e persino il pesante catamarano. Così nascono gli iceberg. Maestosi quanto infidi, si muovono lenti, padroni assoluti del mare a queste latitudini. Gelide e incorruttibili sentinelle di quel Diavolo, forse, che poco distante, negli abissi di Capo Horn, muove implacabile le sue catene eterne.

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Viaggio nella Patagonia cilena, informazioni utili

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