Istanbul è davvero fantastica, sicuramente tra le città più belle del mondo. Purtroppo, però, di solito viene visitata in pochi giorni, due o tre, giusto il tempo per vedere le meraviglie di Sultanahmet: Santa Sofia, la Moschea Blu, la Cisterna Basilica (imperdibile) e il Topkapi (che invece non mi fa impazzire). E magari il quartiere dei bazar. Troppo poco!
Oltre la zona turistica c'è molto di più. Basta spostarsi, e consiglio di farlo a piedi, nei quartieri occidentali per trovare un vero gioiello come la chiesa bizantina di San Salvatore in Chora, trasformata in seguito in moschea (Kariye Camii) e ora in museo, e per assaggiare, meglio a pranzo, la vera cucina ottomana del XVI secolo al ristorante Asitane, proprio sotto il Kariye Oteli: il melone riempito di carne è qualcosa di unico… Oppure attraversare il Corno d'Oro, nella parte "nuova" oltre piazza Taksim, e immergersi nello shopping al Kanyon, un centro commerciale all'aperto. Sì, lo so, detto così suona male, ma merita sul serio, tanto è vero che ci porto sempre i miei amici che vogliono comprare prodotti locali.
Di sera, inoltre, vale la pena passeggiare nella zona di Sishane, piena di locali tornati di gran moda, come il Public (tel. 0090-2122515131), in cui si può anche ballare, e da Tünel (tel. 0090-2122450362). Io poi sono nato al di là del Bosforo, nella parte asiatica della città, dove c'è un'atmosfera tutta particolare tra le ville dei greci. Mi ricordo di quando, ragazzino con una nonna che sbraitava in francese (pensava fosse più chic), uscivo di casa con il telo da spiaggia sulle spalle per andare a fare un tuffo a Kalamis…Certo, oggi il mare è piuttosto inquinato e se vai in giro in costume rischi l'arresto…
Comunque Istanbul, dopo il periodo buio degli Anni 70, resta vivace e dinamica. Come dimostra il proliferare di gallerie d'arte del livello di Galerist (tel. 0090-2122448230) e di pittori interessanti. Il mio preferito è l'iperrealista Taner Ceylan (1967), che espone anche a New York e le cui opere hanno raggiunto prezzi record da Sotheby's a Londra.
Ma soprattutto la gente comune ha un atteggiamento molto "italiano", anzi, "romano". E non è un caso che io mi senta diviso tra Roma, dove abito normalmente, e Istanbul, dove, dopo aver vissuto per cinque anni in una camera in cima all'hotel Marmara Taksim, ho preso un appartamento al sesto piano (senza ascensore) vicino alla Torre di Galata, in una zona moderna piena di emigranti tornati in patria. Un posto in cui ci si conosce tutti e vivere è facile: posso persino ordinare da mangiare su internet. Ovviamente, l'avrete capito, ho un debole per la gastronomia tipica.
La prima cosa che faccio appena arrivo è comprarmi per strada un simit (anello di pane) al sesamo con formaggio bianco. E poi cimentarmi nel tour dei miei ristoranti preferiti. Innanzitutto Ece 9, la cui titolare Ece Aksoy va ogni mattina all'alba ad acquistare direttamente dai contadini le verdure e le erbe per l'agnello stufato.
Quindi Borsa, che ha aperto anche un locale gemello presso la Torre di Galata in uno scenario tale da ricordare la Puglia; lo storico Pandeli (tel. 0090-2125273909) all'ingresso del Bazar delle Spezie per i börek; il panoramico Vogue, che ha una vista meravigliosa su tutta la città; Tarihi Karaköy Balıkçisi, che ho scoperto da poco, per i piatti a base di pesce; o Hacı Abdullah sulla via pedonale Istiklal, che però non serve alcolici. Inoltre, a Ortaköy, lungo il celebre Miglio d'Oro, bisogna assolutamente fermarsi all'House Café sulla piazza per una croccante cotoletta di pollo accompagnata da spremuta di limone alla menta.
Anche per questi sapori unici, oltre alla luce bellissima e ai fantastici tramonti sul Bosforo, mi piacerebbe tornare a girare un film a Istanbul. Dopo Il bagno turco e soprattutto Harem Suaré, ambientato nel Palazzo di Yıldız del 1904, con i tanti guai e il caos sul set, avevo deciso di non fare più nulla in Turchia. Ma ho cambiato idea…
(testo raccolto da Miska Ruggeri)
Istanbul, dove la cultura è protagonista
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