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Bambini in volo? È sempre più difficile

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Bambini in volo? È sempre più difficile

Sono migliaia i baby frequent flyer, che viaggiano anche non accompagnati da mamma e papà. Ma non tutti sono d'accordo
Sono migliaia i baby frequent flyer, che viaggiano anche non accompagnati da mamma e papà. Ma non tutti sono d'accordo

Viaggiare in aereo con i bambini piccoli rischia di diventare sempre più difficile. E soprattutto costoso. Colpa dell'ente americano sulla sicurezza dei voli e… degli scandinavi esasperati. L'offensiva anti bimbi volanti arriva proprio dal nord. Dalla Svezia, per esempio, dove un sistema di Welfare da sempre attento alle famiglie, con ampie tutele per le lavoratrici, e una notevole qualità di vita hanno portato in questa generazione a un sensibile boom delle nascite. Aggiungiamoci una buona quantità di formule low cost per famiglie proposte dalle compagnie aeree locali, ma anche una moda educativa che ultimamente tende a lasciare i più piccoli liberi di, per così dire, vivere i propri sentimenti ed emozioni. Risultato: sono sempre più diffusi i reclami di passeggeri che lamentano voli – anche a lunga percorrenza – funestati da bambini urlanti e scorazzanti. Tanto da incrementare sensibilmente la domanda, e quindi l'offerta, di voli charter "child free", cioè con la garanzia che nessun essere umano sotto i 12 anni salperà col tuo stesso velivolo.

Thomas Cook Airlines e Tui Fly vanno verso la differenziazione su richiesta, proponendo voli per famiglie e altri su cui non si accettano più bambini sotto i 12 anni. Per mete come Creta e Maiorca esistono già due voli a settimana per soli adulti. Diretti soprattutto verso villaggi e hotel che condividono la stessa filosofia: bambini, no grazie! Un boom tale da spingere altre compagnie internazionali, sensibilissime agli optional da pagare a parte, a puntare presto sulle offerte child free, diminuendo posti e offerte per i nuclei familiari.

Negli Stati Uniti intanto la National Transportation Safety Board (NTSB) ha inviato da poco una lettera ufficiale alla Federal Aviation Administration (FAA) premendo per l'introduzione della regola "Un passeggero-un posto". No ai neonati che viaggiano (gratis) in braccio a mamma quindi, nemmeno con l'apposita cintura complementare, come prescritto per i passeggeri sotto i due anni dal maggior parte delle compagnie euroepee. Si dovranno invece utilizzare gli appositi "riduttori" da sedile (approvati dalla FAA), in cui posizionare gli infanti, al prezzo di un biglietto ridotto.

Potrebbe diventare inoltre obbligatorio bloccare i bambini appena più grandi al proprio posto con una cintura supplementare simile a delle bretelle. Questo dovrebbe diminuire la possibilità di ferite o contusioni in caso di qualsiasi tipo di incidente. Costretti a stare seduti tra cinture e cinturine, i piccoli avrebbero anche più difficoltà a circolare per i corridoi. La legge, che per ora è solo un pressante "consiglio" alle famiglie da parte della FAA, ha però sollevato un coro di proteste da parte delle prolifiche famiglie americane, contrarie all'aumento di spesa che tutto ciò comporterebbe.

Restano ancora molte le compagnie aeree, come Alitalia e Meridiana, che accettano minori non accompagnati (da 5 a 14 anni), con posti e assistenza riservata. Un servizio che non esiste per Ryanair, le compagnie charter e la maggior parte delle altre low cost. Ma il mercato è in espansione. Durante le vacanze, soprattutto. Sugli aerei British Airways in un anno viaggiano ormai 600 mila bambini tra 5 e i 14 anni soli, 410 mila su Air France, 70 mila su Lufthansa. Che parla addirittura di circa 10mila baby frequent flier. Nati per volare, verrebbe da dire.

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