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India, lo shopping dei maharajah

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India, lo shopping dei maharajah

Il Palazzo sull'acqua di Jaipur (foto saturnism da Flickr.com)
Il Palazzo sull'acqua di Jaipur (foto saturnism da Flickr.com)

Davanti alla visitatrice seduta su una panca con una tazza di tè bollente in mano, il commesso inizia lo show.
«Gucci, Armani, Hermès, Vuitton, Donna Karan», snocciola sicuro l'uomo, mentre l'assistente mostra ritagli di giornali – anche italiani – che hanno scritto di loro.
In pochi minuti il grande tappeto del Maharani Art Exporters, negozio a due piani su una strada laterale di Sardar Market, il bazar medievale sotto la torre dell'orologio di Jodhpur, si copre di pashime colorate, tessuti ricamati, foulard, coperte e arazzi. I colori sono incredibili: verde smeraldo, rossi color del fuoco, il blu intenso della città dei brahmini.

«Abbiamo molte compratrici europee e americane, alcune abituali, vere appassionate delle nostre pashimine», spiega l'uomo mentre si arrotola in un foulard bianco abbagliante commissionato da Donna Karan.
«Gli stilisti che si forniscono da noi – prosegue – apprezzano molto i nostri prodotti. In India produciamo dei tessuti molto particolari, con colori e qualità impossibili da trovare in Europa e negli Stati Uniti».

Il Rajasthan è il paradiso dello shopping. Nelle città dei maharajah, tra visite agli antichi palazzi reali, città fortificate ed escursioni nel deserto è impossibile resistere alla tentazione di una stoffa, un gioiello o un dipinto.
«Ogni città è famosa per un suo prodotto specifico», spiegano i negozianti.
Jaipur, la capitale rosa dominata dall'antico forte di Amber, è rinomata per i gioielli. Jodhpur, ancora abitata dai discendenti dei maharajah, è famosa per l'antiquariato e i tessuti. La romantica Udaipur, che si specchia sulle rive del lago Pichola, è conosciuta come sede di un'importante scuola di pittura e per le rilegature. E tutte, compresa Jaisalmer, ultimo avamposto nel deserto prima del confine pakistano, è famosa per i tessuti.

DAI GIOIELLIERI DEI RE
Una foto in bianco e nero. Il leader dell'indipendenza indiana Jawaharlal Nehru, insieme a una giovane Indira Gandhi, si sporge per ammirare il contenuto di una teca. Insieme a loro Shri L.K., membro della famiglia Kasliwal, gioiellieri ufficiali dei maharajah di Jaipur e proprietari del Gem Palace, una delle gioiellerie più celebri a livello internazionale.
Dal 1852 la famiglia Kasliwal produce gioielli preziosissimi per le famiglie reali di tutto il mondo. Tra i loro clienti Carlo d'Inghilterra, i reali di Spagna e d'Olanda e poi, Jackie Kennedy, i Rockfeller, attori e cantanti.
«Qui gli amanti dei gioielli possono scegliere pezzi rarissimi che vanno dai capolavori dell'epoca Moghul, fino agli ultimi lavori dei nostri artigiani», spiega Sanjay Kasliwal, l'attuale proprietario, mentre mostra le pietre preziose nell'antica dimora che ospita il Gem Palace.

Le vicende della dinastia Kasliwal si intrecciano alla storia indiana da più di un secolo e mezzo. Quando nel 1947, con l'indipendenza, anche i maharajah dovettero iniziare a pagare le tasse allo stato e decisero di vendere parte della collezione, diversi pezzi vennero acquistati dalla famiglia Kasliwal.
Entro breve una parte di questi gioielli sarà visibile nel museo al secondo piano del palazzo mentre un'altra parte del patrimonio è in mostra permanente al Metropolitan Museum di New York.
Ma la famiglia Kasliwal, dopo otto generazioni, non ha smesso di lavorare pietre preziose. Il laboratorio del Gem Palace continua a ospitare i migliori gioiellieri del Paese che qui lavorano rubini, ametiste, zaffiri, acquemarine e topazi provenienti dal Myanmar, dal Madagascar e dal Kenya, per produrre gioielli unici per clienti di tutto il mondo.

UDAIPUR, LA CITTÁ DIPINTA
Mentre si salgono le scale di pietra fino alla biglietteria del City Palace – l'enorme palazzo di marmo che con le sue torri, archi e cupole si riflette nel lago sottostante – non è difficile essere fermati con qualche parola di italiano da alcuni ragazzi. Si tratta degli studenti di pittura della città. Alcuni hanno studiato per qualche tempo in Italia – di solito a Firenze – e sono ansiosi di mostrare le loro opere ai visitatori. Nel cortile del palazzo è un susseguirsi di dipinti, è qui che si trovano gli atelier dove gli studenti della Rajasthan art school di Udaipur espongono le loro opere. Si tratta principalmente di ritratti e soggetti religiosi su tela e su stoffa, che i ragazzi descrivono nei dettagli. Molti dipinti richiamo le antiche pitture che coprono le pareti del City Palace, il complesso di undici palazzi voluto nel 1559 da Udai Singh II, il fondatore della città. E anche le case della città, con i loro muri dipinti dai giovani artisti di Udaipur, testimoniano l'importanza di questa scuola.

Usciti dai giardini del City Palace, lungo la stretta strada in pietra di Lake Palace Road, si alternano gioiellerie, negozi di tessuti e botteghe di rilegature. Qui si trovano bellissimi album, agende, quaderni con copertine in pelle intagliata e pietre incastonate. I soggetti sono diversi: si va dai disegni astratti, fino agli animali come i cammelli o gli elefanti porta fortuna. Nel negozio Santosh Handicafts il proprietario lavora personalmente il cuoio e rilega le agende seguendo le richieste di clienti.

JAISALMER, I PATCHWORK NEL DESERTO
La fortezza di arenaria gialla spunta all'improvviso nelle pianure desertiche del Thar. A meno di 50 chilometri dal confine pakistano Jaisalmer, la "città d'oro" accoglie rari turisti. Fondata nel XII secolo, la città è stata per secoli un snodo fondamentale lungo le vie del commercio tra l'India e i paesi dell'Asia centrale. Oggi nella città vecchia circondata da novantanove bastioni si visitano ancora le antiche e ricche Haveli, le case dai balconi intarsiati dei commercianti. Nelle strette vie color della sabbia, superando animali addormentati e bambini di corsa, tra le infinite sculture dei piccoli templi jainisti, spuntano diversi negozi di tessuti.
Si tratta principalmente di esposizioni di prodotti lavorati dalle cooperative di donne locali che propongono bellissimi patchwork dai colori vivaci, decorati con piccoli specchietti.

PER BAZAR, ALLA RICERCA DELL'ELEGANZA DELLE DONNE INDIANE
Per acquistare prodotti locali e vedere gli artigiani al lavoro nei loro studi una buona soluzione è visitare gli empori statali. Ce ne sono diversi in tutte le città, basta chiedere a qualsiasi tassista. Qui la qualità dei prodotti è buona, i gioielli in metalli preziosi si pagano a peso e i prezzi sono fissi.
Ma il vero piacere dello shopping si tocca nei bazar. Ogni città ha più di un mercato, con bancarelle cariche di frutta, spezie di polvere finissima dai colori più inaspettati, tessuti, sari di ogni misura e colore, cavigliere e bangles di tutte le dimensioni, anche per neonate. I prezzi sono bassissimi, la scelta è infinita e la tentazione di ricreare per pochi euro l'eleganza e la grazia delle donne indiane è irresistibile.
Si può passare un intero pomeriggio a provare vestiti, scarpe in pelle di cammello, bracciali e a chiacchierare con gli indiani, amichevoli e gentilissimi.
Un'ultima accortezza prima di partire per l'India? Imbarcare una valigia leggera.

Aggiornato il 17 luglio 2012

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