Il Festival lirico dell'Arena di Verona è partito e, complice una serata magica all'insegna di grandi melodrammi, non c'è niente di meglio che dedicare la giornata a visitare la città.
Inaugurata ormai la "prima" della Traviata firmata da Hugo de Ana, e in attesa (il 25 giugno) della colorata messa in scena del Barbiere di Siviglia, la seconda grande sorpresa di questa stagione operistica è l'Aida, rievocazione dell'allestimento originario di Ettore Fagiuoli, con il quale si diede il via al primo Festival areniano quasi un secolo fa, il 10 agosto 1913. La direzione d'orchestra è affidata al maestro Daniel Oren e la coreografia di Susanna Egri vede étoile la ballerina areniana Myrna Kamara. La regia è invece firmata da Gianfranco de Bosio, che così la spiega: «Le immagini sono in linea perfetta con quelle che Verdi si aspetterebbe, dopo aver tanto lavorato per rimanere fedele ai disegni acquarellati dell'archeologo Mariette. Noi abbiamo studiato l'allestimento di Fagiuoli con lo stesso accanimento con cui Fagiuoli, con i mezzi che aveva a disposizione, ha studiato Verdi e Mariette».
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Nell'attesa dell'inizio dello spettacolo, alle 21 o alle 21.15 (a seconda del cartellone), l'intera giornata va giustamente dedicata a quella che, un tempo, si chiamava Veronetta. Con un accento di disprezzo tutto racchiuso nel diminutivo. Colpa di Napoleone che la soprannominò così all'indomani del trattato franco-austriaco, quando la città venne divisa tra le due potenze: la parte sulla riva destra dell'Adige ai francesi, quella a sinistra agli austriaci, in mezzo il confine. Eppure quel pezzo di città stretto tra le mura scaligere, il lungofiume e Colle San Pietro, trascurato dai turisti e diventato negli anni recenti il cuore multietnico della città, custodisce alcuni tesori artistici veronesi.
Già Ponte Pietra, che collega Veronetta al centro, è un piccolo capolavoro: costruito nel punto in cui la corrente è più forte, offre una splendida vista. E vanta una storia singolare: le sue cinque arcate in mattoni rossi e marmo erette dai Romani nel I secolo a.C., distrutte dai bombardamenti durante la Seconda guerra mondiale, furono ricostruite con i pezzi originali ripescati nel fiume. A pochi passi, si erge la Chiesa di Santo Stefano, una delle basiliche paleocristiane più antiche di Verona. Qualche metro più in là si staglia la cupola del Monastero benedettino di San Giorgio in Braida, disegnata da Michele Sanmicheli. Dentro la chiesa si possono ammirare il Martirio di san Giorgio di Paolo Veronese e il Battesimo di Cristo del Tintoretto. Sempre sul Lungadige c'è il Teatro Romano costruito nel I secolo d.C. e riportato alla luce nel XIX. Un ascensore porta dalla loggia del Teatro al Museo Archeologico, nell'ex convento di San Girolamo, dove si ammirano mosaici del II e III secolo d.C., terrecotte greche e romane e bronzetti etruschi. Molto più insoliti gli oggetti in mostra al Ma - Museo Africano di Veronetta: maschere della Costa d'Avorio, statuette votive della Nigeria, del Ghana e del Mali, troni e scettri del Congo. Poco lontano, la mole di Palazzo Giusti nasconde uno dei più bei giardini all'italiana tardo-rinascimentali.
E, come fanno i veronesi, al di là dell'Adige, nel centro storico, merita andar per goti (il calicetto di vino). All'Ostaria a le Petarine, dove i vini serviti a bicchiere sono indicati su una lavagna e ad accompagnarli ci sono i tradizionali bocconcini: l'uovo con l'acciuga, il salame, le polpettine. O all'Osteria Sottoriva, pochi tavoli sotto i portici di un vicoletto che un tempo ospitava i magazzini utilizzati dai barcaioli dell'Adige: qui si assaggiano le polpettine di cavallo, la pasta e fagioli, la pastissada e gli sfilacci di cavallo. Tappa d'obbligo, infine, Monte Baldo, in via Rosa: tra boiserie e scaffali colmi di bottiglie si sceglie un bicchiere tra i vini sulla lavagna, mentre il bancone espone paninetti con soppressa, mortadella o testina, bocconcini con il lardo e pâté di radicchio rosso. Via Rosa sbuca in corso Sant'Anastasia, dove si trovano i migliori antiquari veronesi. Tra i più noti, la Galleria Antiquaria Valbusa, specializzata in maioliche dal Quattrocento all'Ottocento. È in questa zona che ci sono le piazze e i monumenti più noti. A cominciare dalle Arche Scaligere, complesso funerario dei signori della Scala. Poco lontano, piazza delle Erbe, antico foro romano, oggi celebre per il mercato giornaliero. E per i suoi tanti monumenti: la Torre dei Lamberti, la Domus Mercatorum, il secentesco Palazzo Maffei ela Colonna del Mercato. Se piazza delle Erbe è il volto più intimo di Verona, piazza Bra è quello di rappresentanza. È qui che si allineano il Municipio, l'Arena, il Palazzo della Gran Guardia, il neoclassico Palazzo Barbieri e il Listón, grande marciapiede in pietra rosa sempre affollato di turisti e passanti.
21 giugno 2011
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