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Procida, vero mare napoletano

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Weekend

Procida, vero mare napoletano

Il Marina di Coricella con le sue case colorate (foto Vittorio Giannella)
Il Marina di Coricella con le sue case colorate (foto Vittorio Giannella)

Le coste impervie di roccia scura e vulcanica, i sentieri stesi a ragnatela a raggiungere l'interno, piccoli borghi dalle case asserragliate, strette le une alle altre in file serrate: Procida è la più schiva delle isole partenopee, meno affollata di turisti della vicina Ischia, poco incline alla mondanità di Capri, la più celebre delle tre sorelle. Una ritrosia che mostra subito, già dalla conformazione dei suoi paesi: cascate di case alte e sottili, disegnate da archi, volte a botte, scale interne, balconi e terrazzini, inframmezzate da vicoli angusti come budelli, senza piazze e strade larghe abbastanza da ospitare mondane passerelle.

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Qui i luoghi di ritrovo se ne stanno a mare, lungo le banchine, tra le paranze e le grotte adibite un tempo al rimessaggio delle barche che d'estate diventano pub e ristorantini, mentre a terra si rifugiano in giardini e verande. A vederla dal mare Procida è una sequela di baie nascoste, punte, grotte e scogliere. Come quelle davanti al Faro, subito dopo il marina di Sancio Cattolico con la Chiesa di Santa Maria della Pietà e la cinquecentesca Casa Catena. Proseguendo lungo la costa orientale, doppiati Capo Bove e Punta Serra, si raggiungono le uniche vere spiagge di Procida, Ciraccio e Ciracciello, più nota come Chiaiolella, un chilometro e mezzo di sabbia e ghiaia popolato di ombrelloni. Da qui un'agevole passeggiata si allunga fino a Punta Solchiaro, selvaggio promontorio sul versante ovest, da dove lo sguardo spazia sul Golfo di Napoli e su Ischia.

A terra invece Procida sa di campagna e di battaglie antiche, quelle che disegnavano mura e torrioni per proteggersi dai pericoli in arrivo dal mare. Terra Murata, la cittadella piantata su un promontorio scosceso di tufo, è circondata da bastioni massicci, segnati appena da qualche feritoia. Qui si trovano l'Abbazia di San Michele Arcangelo, convento benedettino altomedievale che conserva una bella collezione di ex voto marinari, e il cinquecentesco castello della famiglia d'Avalos, diventato poi carcere borbonico e oggi sede del Museo dei Misteri. Ai piedi di Terra Murata si stende la Corricella, il marina più antico dell'isola, una cascata di costruzioni spartane dai colori accesi, che devono le loro insolite tinte all'abitudine dei marinai di dipingere le abitazioni con la stessa vernice usata per la barca. Anche gli alberghi qui sono essenziali come le case. Così La Scivola, in un palazzo settecentesco alle spalle del porto, che ha undici luminose stanze dagli arredi moderni. O La Casa sul Mare: dieci semplici camere tutte con terrazzino e vista mare.



Quanto sia schiva Procida lo si vede anche a tavola, dove il pesce fresco si mescola con i sapori dell'orto dando vita a una cucina genuina a chilometro zero: il misto di pesciolini s'accompagna ai carciofi, ai fiori di zucca, ai limoni-pane preparati in insalata con aglio, menta e peperoncino o tagliati a fette e serviti con un velo di zucchero. Da assaggiare ai tavoli nell'agrumeto della Pergola o da Fishbone, sul pontile di Chiaiolella, dove le orecchiette aggiungono ai classici broccoli i frutti di mare.

1 settembre 2011, aggiornato il 16 luglio 2012


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