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Calabria, piccanti evasioni

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Calabria, piccanti evasioni

Il litorale di Tropea (foto Prisma Bildagentur AG / Alamy/Milestone Media)
Il litorale di Tropea (foto Prisma Bildagentur AG / Alamy/Milestone Media)

Cancarillo, pipazza, pipi vruscente, diavulillo. Al peperoncino, principe piccante di Calabria, gli abitanti della punta dello Stivale hanno dedicato nomi fantasiosi, feste, accademie, università, musei e decine di ricette incendiarie. Per lui hanno trovato persino una capitale, la cittadina di Diamante nel cuore della Riviera dei Cedri, sulla costa occidentale, dove, da quasi un ventennio, ogni anno al rosso diavoletto viene dedicata una kermesse di cinque giorni, il Festival del Peperoncino, prevista quest'anno dal 5 al 9 settembre.

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Perché con quelle bacche piccole e tonde come ciliegie, oppure sottili, allungate e leggermente ricurve, dal colore cangiante che vira dal rosso al violetto con qualche incursione nel verde, in questa zona si fa di tutto, dalle creme per le bruschette alla cioccolata, dalla polvere da usare come spezia alla grappa. E non mancano delle vere e proprie specialità come il caviale di Crucoli – una crema fatta con gli avannotti (le neonate di sarda) marinati con peperoncino macinato e finocchietto selvatico –, la 'nduja di Spilinga, un salame piccantissimo e talmente morbido da essere spalmabile, o il morseddu di Catanzaro, la trippa preparata con pomodoro, origano e peperoncino. A Diamante il diavulillo ha la sua sede ufficiale, l'Accademia Italiana del Peperoncino. Fondata dal giornalista-gastronomo calabrese Enzo Monaco, si propone di approfondire e promuovere la cultura piccante. Per farlo può contare su quattromila associati (divisi in aspiranti e maestri accademici, cavalieri e commendatori, tutti naturalmente al servizio di Sua Maestà diavulillo), delegazioni in tutta Italia, rappresentanze a Parigi, Tokyo e New York. Appena fuori porta, a Maierà, nello storico Palazzo Ducale, all'eclettico ortaggio è stato dedicato il Museo del Peperoncino, diviso in cinque sezioni. La prima, la Via del Peperoncino, ripercorre con mappe, fotografie, disegni e documenti il viaggio attraverso il mondo, durato circa seimila anni, della piccante spezia. Profumi e Sapori mette in mostra essenza, lavande, saponi, bagni schiuma aromatizzati e una raccolta di 150 varietà di peperoncini provenienti da tutto il globo. Arte e Comunicazione racconta l'uso che si è fatto del peperoncino nell'arte e nella pubblicità, mentre La Fantasia di ogni giorno è un'eclettica collezione di oggetti ispirati al diavulillo, dai piatti decorati agli amuleti. L'ultima sezione infine è dedicata all'attività dell'Accademia.

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Se al museo lo si studia, si guardano le sue raffigurazioni, ne si annusa l'aroma intenso, per assaggiare alcune specialità a base del piccante ingrediente si può prenotare un tavolo al ristorante Sabbia d'Oro, locale storico sulla spiaggia di Belvedere Marittimo con vista sulla cittadina di Diamante. Si comincia con una raganella di alici, alicette, pane, peperoncino fresco, aglio, origano e sale. Poi si ordina la specialità della casa, gli gnocchetti che portano il nome del locale e sono conditi con gamberetti sgusciati, rucola, pomodorini, aglio e peperoncini freschi fatti saltare in padella. Per finire la crostata del diavolo, farcita con confettura di peperoncino, marmellata di arance e mandorle.
Per souvenir piccanti l'indirizzo giusto è I Magnifici del Mezzogiorno, azienda dove tutto ha come ingrediente principe il peperoncino calabrese, dal colore rosso fuoco e il sapore forte, e ricco di proprietà disinfettanti. Qui si trovano peperoncini in polvere, commutati in pâté, ripieni, trasformati in creme dall'esplosivo nome di Dynamite, sciroppati, ridotti in Polvere d'Amore o aggiunti al Pesto Pic, un miscuglio di olio extravergine, pecorino, pomodoro, basilico, mandorle, erbe e sale.
Accanto al peperoncino, l'antico borgo calabro di Diamante vanta un'altra insolita caratteristica. Nel 1981 un'azienda produttrice di vernici decise di farne una specie di museo open air: un'ottantina di artisti, e nel corso degli anni se ne aggiunsero altri, fu invitata a usare come tele le pareti delle case. Da allora Diamante è nota coma la città dei murales: ce ne sono 250. Immagini realistiche e oniriche, in bianco e nero o cariche di colore, poesie disegnate come quella firmata da Renato Curcio, o futuristiche barche come quelle di Enzo Nava.

27 aprile 2012

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