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Rotta a sud-est: itinerari barocchi in Sicilia

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Rotta a sud-est: itinerari barocchi in Sicilia

Palazzo Rizzarelli Spadaro a Palazzolo Acreide, sede del Museo delle Tradizioni Nobiliari (foto Beppe Calgaro)
Palazzo Rizzarelli Spadaro a Palazzolo Acreide, sede del Museo delle Tradizioni Nobiliari (foto Beppe Calgaro)

Ruggero Moncada salta da un angolo all'altro dell'immenso salone rococò di Palazzo Biscari. Accende le luci, aggiusta un quadro, controlla gli stucchi, getta uno sguardo al dio Vulcano riunito a consiglio con i suoi pari nell'affresco sul soffitto opera di Sebastiano Lo Monaco. Palazzo Biscari, a Catania, capolavoro del Barocco, è casa sua e lui (ultimo rampollo della dinastia dei Moncada Paternò Castello, principi di Biscari) si rifiuta di farne un museo con cordoni a limitare l'ingresso alle sale e vetri a proteggere quadri e affreschi.

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«Preferisco godermelo ancora un po'» dice, «almeno fino a quando lo sputo dell'Etna o uno scossone inconsulto della terra non verranno a portarselo via». Fu proprio una scrollata violenta della terra, del resto, a dare i natali a Palazzo Biscari. Nel 1693 un terremoto distrusse la fetta di Sicilia che da Catania scende a Siracusa e si allarga in direzione di Palazzolo Acreide, Noto, Scicli, Modica, Ragusa. Cominciava così, dall'immane ricostruzione di queste città, l'avventura del triangolo barocco della Sicilia sudorientale. Un'avventura che a Palazzo Biscari sfoggia tutta la sua imponenza. Con le 700 stanze, la dimora occupa un intero isolato ed è una sintesi del Barocco siculo. I lavori di costruzione, iniziati nel 1702, durarono oltre un secolo e vi contribuirono i più celebri architetti dell'epoca: Alonzo Di Benedetto, Girolamo Palazzotto, Francesco Battaglia e suo figlio Antonino, il messinese Antonino Amato. Una visita guidata consente di ammirare l'ambulacro con le tele settecentesche dello Stato di Biscari, la quadreria che conserva una preziosa pavimentazione in maiolica policroma, la sala dei ritratti di famiglia e quella delle feste. Spettacolare la facciata a mare: un trionfo di cariatidi che abbracciano le grandi finestre, capitelli sorretti da telamoni, putti e semicolonne. Il palazzo ospita l'M&F, museo della moda e atelier della stilista Marella Ferrara e, nell'ex teatro, il club ristorante Quattroventi.


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Ma per ammirare altre fastose facciate settecentesche basta passeggiare lungo via Crociferi, disegnata da Giovanni Battista Vaccarini, architetto artefice della prima ricostruzione di Catania dopo il sisma: la Chiesa di San Benedetto, con un altare in pietre dure, oro e argento, San Giuliano a una sola navata ellittica e la facciata curvilinea, l'ex Monastero dei Benedettini, il secondo più grande d'Europa. Poco distante c'è la Badia di Sant'Agata, opera del Vaccarini, con le sue gelosie panciute in lamiera traforata, inserite tra i capitelli, per consentire alle monache di affacciarsi senza essere viste. Ma la più celebre delle chiese dedicate alla santa patrona della città è la Cattedrale: gli interni sono normanni mentre la magnifica facciata a due ordini di colonne è squisitamente barocca.

DALLE CHIESE DI SIRACUSA AI PALAZZI DI NOTO
Anche il Duomo di Siracusa, visto dall'esterno, è puro Barocco: la facciata di calcare bianco, opera di Andrea Palma, ha due ordini di colonne staccate dalla parete che formano un portico ed è impreziosita da volute con fasce di foglie di palma e da statue di santi dello scultore Ignazio Marabitti. All'interno, invece, lo spazio si asciuga: la navata centrale con tetto ligneo è rigorosa e spoglia, scandita dalle colonne doriche di quello che nel V secolo a.C. era il tempio di Atena. Sempre su piazza Duomo si affacciano Palazzo Beneventano del Bosco, con una facciata settecentesca, e la Chiesa di Santa Lucia alla Badia, che custodisce uno dei più bei dipinti del Barocco siculo, La sepoltura di santa Lucia del Caravaggio.

Ma è nella vicina Noto che il Barocco siciliano si traduce in un imponente progetto urbanistico, dove lo spazio è ripensato secondo uno schema razionale: sparisce il reticolo di vicoli medievali, sostituito da ampi viali e piazze, mentre chiese e palazzi vengono disegnati come quinte di un palcoscenico. Così le strade e le scalinate, ordinatamente allineate, creano un gioco prospettico di linee di fuga, le facciate concave e convesse delle chiese – come San Domenico – danno profondità ai volumi, le grate lavorate e i balconi sorretti da mensole con figure e mascheroni rendono lo spazio animato. Un unico progettista (l'architetto Rosario Gagliardi) e l'uso dello stesso materiale, la tenera pietra dalle sfumature dorate e rosate, conferiscono a tutta la città un aspetto unitario. Per rendersene conto basta seguire corso Vittorio Emanuele, intervallato da piazze e chiese barocche: San Francesco all'Immacolata, al culmine di una monumentale scalinata, il Convento di Santa Chiara, la Cattedrale di San Nicolò. In una traversa del corso, Palazzo Nicolaci-Villadorata offre un magnifico esempio di balconi animati, popolati di mostri mitologici, grifoni, putti, sirene e leoni.

Sono molto meno noti i mascheroni che se ne stanno in fila compatta a reggere la balconata di Palazzo Judica-Caruso a Palazzolo Acreide. Un'apoteosi di volti furiosi e ghignanti, che strabuzzano gli occhi, si aprono al riso, si contraggono in un urlo, ammiccano, deridono. Fuori dai classici itinerari turistici, Palazzolo Acreide è un piccolo gioiello entrato a pieno titolo nel novero dei paesi del Val di Noto protetti dall'Unesco come migliori esempi di arte barocca in Europa. Da vedere, la Chiesa dell'Annunziata, che sfoggia uno splendido portale a colonne tortili, decorato da un trionfo di melograni, fichi, mele cotogne e uva scolpiti nella pietra, e la Chiesa Madre, i cui restauri sono appena terminati. Proprio di fronte, c'è un originale museo, Palazzo Rizzarelli Spadaro, Museo delle Tradizioni Nobiliari: una dimora tardo barocca che, con un sapiente restauro, ha recuperato scalinate, mascheroni, mensole dei balconi e portali, integrandoli con moderni spazi espositivi. Un luogo aperto, che ospita mostre temporanee, una cioccolateria, un negozio di artigianato. «Palazzolo è uno di quei centri minori dimenticati, che sono uno scrigno di tesori artistici», dice la vulcanica direttrice Titti Zabert Colombo, «dove l'aristocrazia locale ha dato vita a un lungo rinascimento culturale che è tutto da riscoprire».

RAGUSA E MODICA, CITTÀ BIFRONTI
Ragusa, invece, è un luogo bifronte con due centri, due storie e due nomi. C'è la Ragusa nata sulla collina di Patro dopo il terremoto del 1693, con le sue strade larghe, l'impianto geometrico, i palazzi bassi, la Cattedrale di San Giovanni Battista. E c'è la città inferiore, Ibla: un intrico di vicoli stretti, piazze assolate, tortuose scalinate, case di pietra grigia. Qui si trova uno dei capolavori del triangolo barocco, il Duomo di San Giorgio di Rosario Gagliardi. Nel disegnarlo l'architetto ne sfruttò la topografia ripida creando una scalinata di 250 gradini, mentre la facciata, convessa al centro e fiancheggiata da colonne e statue, si raggruma nel campanile, una torre puntata verso il cielo.

Svetta verso l'alto anche la facciata della Chiesa di San Giorgio a Modica, anche lei divisa in due (Modica e Modica Alta) e firmata da Rosario Gagliardi. Scandita da tre ordini di colonne, al suo interno custodisce un polittico cinquecentesco di Bernardino Niger e la statua della Madonna della neve di Giuliano Mancino e Bartolomeo Berrettaro. A Modica Alta, da non perdere, il grande portale scolpito, sormontato da un balcone animato da mascheroni, di Palazzo Napolino-Tommasi Rossi.

Il titolo di più sontuosa opera civile barocca lo merita certamente Palazzo Beneventano di Scicli: la superficie mossa, le balaustre dei balconi in ferro che si ritorcono in linee curve e complesse, mensoloni che raffigurano animali fantastici, mascheroni dalle espressioni bizzarre e drammatiche accentuate dal gioco di luci e ombre del sole di Sicilia. Da qui parte via Mormina Penna che scivola tra capolavori barocchi quali la facciata curvilinea di San Giovanni Evangelista e il balcone ornato di grifoni e teste di moro di Palazzo Fava. E poi le tante chiese – tra tutte San Bartolomeo e Santa Maria la Nova – e le dimore dei nobili sciclitani (Palazzo Spadaro, Palazzo Busacca, Palazzo Porcelli Battaglia) qualcuno diventato di proprietà comunale, altri ancora privati. Come Palazzo Scimone, che i proprietari aprono ogni tanto al pubblico ospitando mostre ed esposizioni, come quella dedicata a Hugo Pratt e al suo Corto Maltese, in scena da metà settembre.Un piccolo segreto infine è custodito dalla Chiesa del Carmine. È il Cristo di Burgos che qui tutti chiamano "il Cristo con la gonna": un dipinto, probabilmente spagnolo, che raffigura Gesù crocifisso con una veste sacerdotale che lo ricopre dai fianchi alle caviglie. Così inconsueto, raffinato e teatrale, che potrebbe essere un autentico frutto della fantasia barocca del Val di Noto.

8 marzo 2012, aggiornato il 5 marzo 2013

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