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Assisi: nel bosco sacro di San Francesco

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Assisi: nel bosco sacro di San Francesco

La Basilica di San Francesco (foto Prisma Bildagentur AG / Alamy/Milestone Media)
La Basilica di San Francesco (foto Prisma Bildagentur AG / Alamy/Milestone Media)

Trecentosessantadue pneumatici, che erano lì da mezzo secolo. Insieme a bottiglie, cartacce, vecchie tv e motorini scassati. Trenta tonnellate di rifiuti. C'è voluto parecchio per ripulire quest'angolo verde di Assisi ma, alla fine, il Bosco di San Francesco è tornato all'antico splendore. Ai piedi della celebre Basilica, adesso c'è un nuovo sentiero per pellegrini moderni, un percorso da fare in solitaria contemplazione, passeggiando tra ginestre, uliveti, aceri e querce roverelle: centinaia di alberi e arbusti piantati come dovevano essere ai tempi di Francesco. L'imponente lavoro di recupero paesaggistico porta la firma del Fai, il Fondo Ambiente Italiano, che ha inaugurato i primi 15 ettari di Bosco (ne restano altri 49) nel novembre dello scorso anno.

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Vi si entra a fondovalle, dalla restaurata Chiesa di Santa Croce, oppure dall'alto, dalla piazza Superiore di San Francesco, proprio davanti all'ingresso della Basilica Superiore. All'interno di essa, per calarvi nello spirito della camminata, "ripassate" gli spettacolari affreschi giotteschi con le scene della Vita del santo. Da notare, nel ventesimo riquadro, l'Assunzione al cielo di Francesco, il dettaglio di un misterioso volto di diavolo che emerge dalle nubi: lo ha scoperto, dopo otto secoli, la storica Chiara Frugoni, la stessa che ha appena firmato, per Einaudi, una moderna biografia dei due grandi santi locali: Storia di Chiara e Francesco. E osservate la vegetazione sullo sfondo delle scene: è la stessa che ritroverete fra poco. Da qui partono tre itinerari, che sono tre diverse interpretazioni del Bosco. Naturale, storica e spirituale. Ma tutti portano alla radura, luogo-simbolo del Bosco dove sorge il Terzo Paradiso, di Michelangelo Pistoletto. Pensata appositamente per il Bosco, l'opera, che plasma il paesaggio secondo la poetica della Land Art, consiste in un solco nella terra, realizzato con aratri tradizionali, in forma di tre grandi circoli.

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«Si tratta di un "nuovo segno dell'infinito"», ha spiegato l'artista biellese, «un tentativo per ripristinare simbolicamente l'armonia perduta tra uomo e natura. Si dovrebbe salire sulla torre medievale per vedere il profilo di questo Terzo Paradiso un paradiso che, attenzione, non è mica l'aldilà, ma è il pardes ebraico, un giardino protetto pieno di segreti». La torre, restaurata dal Fai, insieme ai resti di un antico mulino e di uno "Spedale" benedettino, è uno degli incontri da fare sui sentieri del bosco. Si cammina tra filari di ulivi, diventando tasselli dell'opera stessa. «È un percorso da fare con la sacralità di un rituale», continua l'artista, «ma non c'entra la religione. Qui si tratta di prendere coscienza della nostra condizione terrena e migliorarla. È incredibile quanto sia attuale la visione del poverello d'Assisi. E l'arte, che si nutre di visioni, cerca di rafforzare quel messaggio». Al centro dell'opera, ecco una lunga asta, espressione dell'unione tra terra e cielo. Pistoletto ha firmato anche il chiosco informativo all'ingresso del Bosco (che non ha orari, è sempre aperto). Tutto in materiali riciclati ed ecocompatibili, seguendo la filosofia del Fai.

13 giugno 2012

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