Trascurata dal turismo europeo e nordamericano, e riscoperta solo negli ultimi anni, Sancti Spiritus, conserva intatta la fisionomia originaria. E un centro storico con alcuni tra gli edifici più antichi di Cuba. La città è minuscola. Si percorre a piedi in breve tempo. E lo sembra ancora di più perché il suo cuore più profondo è composto di stradine tutte acciottolate come due secoli fa e da case coloniali affacciate sulla via, oggi trasformate in improvvisati negozietti. Gli oggetti in vendita sono sempre gli stessi – magliette con immagini del Che, artigianato in legno, bigiotteria, cd di salsa – ma comprare qualche piccola cosa fornisce l'occasione per entrare nelle case, rimaste come erano al tempo della Rivoluzione, e scambiare due chiacchiere con la gente. Fatevi tentare dal dolce locale, un croccante a base di zucchero di canna e noccioline tostate. Ve lo propongono tutti: costa pochi centesimi ed è molto buono ed energetico. I palazzi più belli sono in Piazza Serafìn Sanchez e, a due passi, si trova anche la cattedrale, l'Iglesia Parroquial Mayor, fondata nel 1680, una delle chiese più importanti dell'isola. Anche qui non manca la Casa de la Trova. Si affaccia su Calle Maxìmo Gòmez con il classico portone azzurro chiaro e la grande grata di legno, sempre in azzurro, che da queste parti sostituisce il vetro delle finestre. Sempre bella la musica, per lo più trova e son.
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E se di spirito cubano si parla, Santa Clara ne è il luogo d'elezione. In questo caso non tanto per la musica (comunque anche qui c'è una Casa de la Trova), ma per la Rivoluzione. E soprattutto
per uno dei suoi più grandi protagonisti: il Che. In Piazza della Rivoluzione si trova il Mausoleo Comandante Ernesto Che Guevara, enorme complesso scultoreo inaugurato in occasione del ventesimo anniversario della sua morte. Qui sono anche conservati i suoi resti. Poco distante il Treno Blindato, che tanta parte ebbe nella vittoria dei castristi. Al di là dell'ideologia, qui il mito del Comandante sembra rivivere. Nella serietà dei bambini che visitano il museo e la sua tomba, nella commozione della gente che immobile ne ammira la grande statua. Un rito, un culto. Un sentire profondo. Che racconta i cubani di oggi. Quanto la loro musica. Da non perdere.
Trinidad è tutt'altra cosa. Nulla è monumentale. La stessa città è un museo a cielo aperto. Intatte le sue case, le strade e le piazze, rimaste come erano secoli fa: colori forti, blu, giallo, rosso, azzurro. Con i negozi e i ristorantini privati dentro le abitazioni che si affacciano sulla via e invitano i passanti a tavola nel salotto di casa: tovaglia di lino bianca ricamata, bicchieri di cristallo, posate e piatti del servizio buono. Come nella casa della nonna, cinquant'anni fa. E cucina nostrana a base di pesce o pollo con riso e fagioli neri annaffiati dalla scura birra locale, la Bucanero: menu da 8 euro. Tutti i palazzi coloniali più belli si affacciano su Piazza Mayor, compreso quello della nobile famiglia spagnola Brunet costruito tra 1740 e il 1808. Oggi è il Museo Romantico. Visitatelo. Perché è proprio così, romantico. Si entra nella casa aristocratica, che ha ancora gli arredi originali: mobili,tappezzerie, bicchieri, tende, cassettiere in mogano, porcellane di Sèvres, statuette in biscuit e opaline francesi, persino le boccette di profumo. Sembra che i suoi occupanti vivano ancora lì. E dal terrazzo, si vede tutta la città con lo sfondo del mare. Dove il pensiero non può che correre alle navi cariche di schiavi sbarcati su queste rive fino a poco più di cento anni fa. Neri d'Africa arrivati a essere persino più numerosi dei bianchi, e che tanta importanza hanno avuto nella storia e nella cultura cubane. A cominciare proprio dalla musica. Qui infatti, alla Casa del la Trova (in Plazuela Segarte) i ritmi e le danze afro la fanno da padroni. Il locale è piccolo, sempre affollatissimo, e accanto al bar coperto suonano chitarristi celebri di son e trova. Aperto praticamente sempre, dalle 10 all'una di notte, è il posto giusto per assaggiare una canchánchara, il drink locale a base di rum, miele e limone.
È sempre la musica che conduce a Cienfuegos. Oltre ai bei palazzi e monumenti risalenti alla fine del XIX secolo e all'inizio del XX secolo che si affacciano sul Parque José Martì, qui si trova anche il Teatro Tomas Terry, in stile coloniale spagnolo, inaugurato nel 1895 con una rappresentazione dell'Aida di Verdi. Prendetevi del tempo, magari sedendovi sulle panchine all'ombra degli alberi. Perchè nel bel mezzo della piazza di trova la Glorieta, un romantico gazebo che accoglie talvolta la banda municipale, che qui si esercita e si esibisce. Suonando jazz, bolero e classica.
Poi lei, L'Avana. Anche qui, il mezzo migliore sono i coco-taxi, piccoli mezzi gialli che sembrano in effetti i gusci delle noci di cocco. Motorizzati, riescono a intrufolarsi nelle viuzze e nelle piazze della Città Vecchia. Costeggiando chiese, edifici coloniali e percorrendo in lungo e in largo gli otto chilometri del celebre Malecòn, il lungomare cittadino. La città, in parte ristrutturata, è tutta da vedere e godere, di giorno e di notte. Ma è di notte che prende vita il protagonista havanero: il Cabaret. La capitale cubana è il luogo ideale dove assistere a performance di ballo e musica di
altissimo livello.
Qui si trovano i migliori: il Copa Room, più conosciuto come Palacio de la Salsa, all'interno dell'Hotel Riviera (vai al sito); il Parisien, dentro lo storico Hotel Nacional (vai al sito); e il Salon Rojo, dentro l'Hotel Capri. Ma, anche a costo di scadere nell'ovvio, non mancate i classici: turistici, ma sempre bellissimi. Il Floridita (vai al sito), con il celebre cocktail inventato da Hemingway, il daiquiri (si dice sia arrivato a berne 50 in un giorno...), e la Bodeguita del Medio, altro luogo amato dallo scrittore americano. Entrambi nella Città Vecchia, a due passi dalla via che è il cuore di L'Avava: Calle Obispo. Per bere, ascoltare musica dal vivo, fumare un sigaro, divertirsi, rimangono i luoghi più
belli di Cuba.
Infine il mare. Moltissime le possibilità di estendere il soggiorno e godere delle spiagge di candida sabbia accarezzate dalle acque cristalline del mare cubano. Ma a chi cerca un luogo speciale, lontano dalle luci e dalla confusione, si consiglia Cayo Levisa. Isola lunga tre chilometri, a venti minuti di traghetto dalla costa di nordovest, è una striscia di sabbia bianchissima con alle spalle un intrico di mangrovie. Ospita un unico ecoresort, l'EXPLORACafé, con sole 32 ville. Chiedete la 20. È la più bella, spaziosa, direttamente sulla spiaggia. Per una vacanza alla Robinson Crusoe. Ma natural-chic.
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