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A Malaga, sulle orme di Picasso

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A Malaga, sulle orme di Picasso

Veduta di Plaza del Obispo (foto Alamy/Milestone Media)
Veduta di Plaza del Obispo (foto Alamy/Milestone Media)

Olga, Dora, Françoise, Jacqueline. Le donne amate da Picasso si succedono nelle stanze di Palacio de Buenavista, sede del museo dedicato all'artista nato a Malaga nel 1881.
Oltre 200 opere tra pitture, ceramiche, disegni, sculture donate dalla nuora Christine coprono tutta la produzione artistica di Picasso, dai primi ritratti realizzati ancora adolescente alle sperimentazioni formali concluse solo con la morte nel 1973.
Il museo, uno dei più visitati dell'intera Andalusia, testimonia la passione della città per il suo cittadino più celebre (insieme con Antonio Banderas, per la verità), e ricambiato dalla famiglia Picasso.

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Perché Malaga, sempre legata alle sue tradizioni come la corrida e la spettacolare Semana Santa, è anche una città d'arte candidata a diventare Capitale europea della cultura nel 2016. Grazie anche al museo e alla fondazione Picasso e al vicinissimo museo Carmen Thyssen, il capoluogo andaluso diventa una meta ideale per un breve vacanza di settembre. Con sole due ore di volo e grazie ai lowcost è facile da raggiungere dall'Italia e ha un piccolo centro storico dove sono raccolte quasi tutte le attrazioni e che si può comodamente visitare a piedi. E poi palmeti e l'odore intenso dei gelsomini, le eleganti architetture andaluse e i dolci di mandorle e miele.

CASA PICASSO, RICORDI DI FAMIGLIA
Seduto su una panchina in Plaza de la Merced, un Picasso di bronzo guarda i passanti.
Proprio in questa grande piazza era nato Pablo Ruiz Picasso. Al numero 15 la casa di famiglia è stata trasformata in una fondazione. Nelle stanze, che in parte mantengono ancora le atmosfere di una casa privata, sono esposte foto di famiglia, un vestito bianco vaporoso di battesimo e le prime opere che il piccolo Pablo aveva realizzato sotto la visione del padre, insegnante all'Accademia di Belle Arti di Malaga e pittore dilettante lui stesso.
Un piccolo museo, immancabile per tutti gli amanti dell'autore di Guernica, dipinto custodito al Museo nacional centro de arte reina Sofia di Madrid.

CARMEN THYSSEN-BORNEMISZA
Una donna con i lineamenti sottili e i capelli biondi raccolti in uno chignon accoglie i visitatori nel rinascimentale Palacio de Villalón.
È il ritratto di Carmen Thyssen, padrona di casa del museo omonimo, inaugurato nel 2011.
Il bel palazzo cinquecentesco è susseguirsi di cortili, patii, archi e soffitti intarsiati di ispirazione andalusa, e ospita una collezione di oltre 230 opere di pittura spagnola del ‘800 con particolare attenzione agli artisti andalusi.
Oltre alla collezione permanente fino al 7 ottobre si può visitare la mostra temporanea: Paraisos y paisajes ("Paradisi e paesaggi nella collezione di Carmen Thyssen da Brueghel a Gauguin"), mentre dal 6 novembre al 3 marzo sarà la volta di Anglada-Camarasa. Arabesco y seducción sui ritratti femminili del pittore spagnolo Anglada-Camarasa (1871-1959).

IL GIARDINO DEGLI ARANCI E LA FORTEZZA ARABA
A Malaga non c'è fretta. Il tempo di guardare le vetrine di calle de Larios - la via pedonale dello shopping - o vagare senza una meta precisa non manca mai.
Passeggiando tra le strade lastricate del centro storico il punto di riferimento è la Manquita ("la piccola monca") soprannome della cattedrale gotica.
Affacciata sulla piccola piazza Obispo si nota subito che una delle torri campanarie è incompleta. I sovrani cattolici dopo la reconquista avevano iniziato la sua costruzione sul sito di una moschea ma i soldi erano finiti, interrompendo i lavori.
Oltre agli interni colossali e luminosi l'elemento più piacevole della Manquita è il piccolo giardino che la circonda. Aranci, palme svettanti, fiori di ibisco, panchine occupate da liceali e pensionati e pittori con i loro cavalletti.
Costeggiando l'aranceto in Calle de Císter, Malaga mette in mostra il suo volto nobile con gli eleganti palazzi d'epoca ristrutturati. Pochi passi ed ecco un altro famoso scorcio cittadino: le gradinate del teatro romano (I secolo d.C.) e l'Alcazaba. Aspettate il tardo pomeriggio per salire le scalinate di questa fortezza araba. Costruita nel X secolo dai governatori musulmani è oggi un insieme di archi moreschi, colonnati, fontane zampillanti e piante di bougainville. Su tutto spira la brezza fresca che arriva dal mare e spande l'odore dei pini mediterranei. Arrivati in cima si gode una bella vista delle città.

BAMBINI E TORERI
Seguire le orme di Picasso vuol dire percorrere il Paseo de Reding e fare tappa alla Plaza de Toros.
A metà pomeriggio sulla pista un torero muove la sua muleta di tessuto leggero con eleganza. Si piega e gira su se stesso guardando con la coda dell'occhio il piccolo capannello di spettatori che lo osserva a breve distanza. Indossa scarpe da ginnastica e pantaloni corti. A otto anni è uno degli allievi più piccoli della scuola per toreri di Malaga e per il momento si esercita nelle figure. L'incontro con i tori verrà rimandato fino ai sedici anni, età minima per scendere in Plaza de Toros.
L'arena , costruita nel 1874 è una delle più importanti di tutta la Spagna. Qui si trova anche il Museo Taurino dove sono esposti abiti da toreri e fotografia. La Plaza era una delle mete preferite di Picasso. Da qui è nato il suo amore per la corrida e l'attrazione per i toreri protagonisti di molti suoi disegni ma anche amici personali come il leggendario Luis Dominguín, padre di Miguel Bosè.

TAPAS E FLAMENCO
Al tramonto arriva il momento di smettere i panni del turista diligente. I malagueñi, come tutti gli spagnoli, sono esperti di locali e sanno godersi la città fino a tardi. L'indirizzo giusto per iniziare la serata è El Pimpi, locale storico e vera istituzione cittadina. Doppio ingresso, archi coperti da rampicanti, piastrelle colorate e i poster dei toreri più famosi di Spagna. Molto frequentato anche da vip vari come testimoniano le foto di Antonio Banderas, Sean Connery, Paloma Picasso e John Malkovich esposte sulle pareti.
Atmosfera rilassata e informale e una serie infinita di tapas sono il punto di forza del Pimpi. Tra i piatti: l'ajoblanco, una zuppa con mandorle, aglio, e olio; rotolini di prosciutto e formaggio e gelato all'arancia con l'olio. Tutto va accompagnato con il tinto de verano, vino rosso, gazzosa e ghiaccio.

Usciti dal Pimpi, prima di tornare in albergo c'è ancora il tempo di passare al ristorante Coco nella vicina Plaza de la Merced, al numero 5 (la stessa delle fondazione Picasso). All'apparenza sembra un locale come gli altri, un lungo bancone scuro e arredamento minimal. Ma fermatevi un po' più a lungo quando, finito di servire il primo giro di clienti il ristorante inizia a svuotarsi e l'aria si riempie di fumo e delle note di uno struggente flamenco. Seduti su un divano una ragazza accompagnata da un chitarrista inizia a cantare di amori tormentati e tradimenti, e l'atmosfera si fa più intima.
Ma attenzione, Rosa si esibisce solo una sera la settimana: c'è solo il martedì sera per sperimentare anche questo piccolo pezzo di anima andalusa.

18 settembre 2012

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