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Arte d'Egitto: dal Cairo al deserto. Parte II

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Arte d'Egitto: dal Cairo al deserto. Parte II

Poco distante da Minya, 250 chilometri a sud del Cairo, c'è il più grande sepolcreto del pianeta, Zawiyet el-Mayyiteen, la Città dei Morti. Impressionante la vista dall'alto delle migliaia di cupole in argilla: sino a poco tempo fa i defunti vi venivano accompagnati con una feluca che solcava il Nilo. Sulla sponda est sorge invece la necropoli di Beni Hasan, che merita una visita per le tombe rupestri di età faraonica. In quella di Baqet, i lottatori sono ritratti in ben 200 differenti pose. Nulla di paragonabile, comunque, alla bellezza che caratterizzava le tombe di Akhenaton, faraone eretico e ribelle, e della moglie Nefertiti, scoperte nel 1890 ad Amarna, e di cui oggi restano solo le colossali colonne e i raffinati bassorilievi della Tomba di Ay. Arrivati a Luxor, si può prendere un caléche per farsi accompagnare lungo il viale delle Sfingi, sino al tempio fatto erigere da Amenhotep III, col suo grande colonnato processionale alto quasi 20 metri. I bassorilievi incantano: processione di barche sacre, tori sacrificali, sacerdoti dal cranio rasato sembrano figure vive. Il Cortile Solare di Amenhotep III è tutto lastricato e delimitato da un fine porticato, ma la grandiosità del tempio era determinata dal gran numero di statue che lo adornavano, ora custodite nel Museo di Luxor. Sul lungofiume, invece, sorge il Museo dell'Imbalsamazione in cui sono esposte decine di mummie, tra le quali quella del sommo sacerdote Masaharta, e dove si possono apprendere le tecniche usate per conservare i corpi avvolgendoli con bende di lino. Anche se in rovina, impressiona il vicino sito di Karnak coi suoi tre recinti sacri dedicati alla triade tebana Amon, Mut e Khonsu. Poi la Grande Sala Ipostila, i colossi di Ramesse II, le sfingi a testa di ariete, nonché gli obelischi di Hatshepsut, testimoniano la grandiosità di questa autentica dimora degli dei voluta dai faraoni raffigurati, durante le loro imprese, nei rilievi parietali affacciati sul Lago Sacro. E divine sembrano le gigantesche statue di 18 metri dette Colossi di Memnone, sulla strada verso l'antica Tebe, anche se in realtà sono immense statue del faraone Amenhotep III.

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DEI, REGINE, BABBUINI
Una delle meraviglie dell'antichità è la Valle delle Regine in cui furono scavate, direttamente nella roccia, 75 tombe, tra cui spicca quella di Nefertari, la moglie più amata di Ramesse II, raffigurata nei dipinti della camera funeraria mentre viene presentata dalla dea Iside al dio Khepri dalla testa di scarabeo: qui vi conviene prenotare poiché solo 150 persone al giorno possono accedervi. Superate le rovine del Ramesseo, tempio funerario di Ramesse II, col suo complesso di cortili e pilastri ai quali sono addossate le statue che ritraggono il faraone nelle sembianze di Osiride, si raggiunge il Tempio di Hatshepsut, regina faraone madre di Thutmosi III, le cui terrazze paiono inghiottite dalla rossa roccia calcarea. Poi si arriva alla famosa Valle dei Re e alla mitica tomba di Tutankhamon. Una vertiginosa scalinata immette invece in quella di Thutmosi III, mentre splendide sono le decorazioni della tomba di Ramesse VI che servivano ad accompagnarlo nel suo passaggio verso il Regno dei Defunti. Sono le uniche che possono rivaleggiare in bellezza con i raffinati bassorilievi del vicino Tempio di Sethi I, a Tebe ovest, dedicato ad Amon. Infine, l'incredibile Abu Simbel risalente a 3 mila anni fa ma rimasto coperto dalla sabbia sino al 1813. Intagliato nella roccia in riva al Nilo, è annunciato da quattro colossi assisi in trono, tra fregi di babbuini adoranti il Sole e statue raffiguranti tutto il gineceo di Ramesse II. L'unico, forse, in grado nell'antico Egitto di oscurare la fama di
Tutankhamon.

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6 febbraio 2013

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