Turismo slow e mobilità sostenibile. Il cicloturismo ha sempre più fan. Un modo per valorizzare il territorio, ecologico, divertente e a contatto con la natura e con le bellezze architettoniche locali.
Meno costoso rispetto ai viaggi in auto, il turismo in bicicletta è anche segno di un approccio nuovo al territorio adatto a tutti: dai viaggiatori singoli, alle famiglie ai gruppi di amici.
Una tendenza diffusa da decenni in nord Europa e una realtà in crescita nel nostro Paese che si sta consolidando grazie alle reti di alberghi che offrono servizi pensati per gli amanti delle due ruote.
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Secondo il portale albergabici.it, gestito dalla FIAB (associazione degli amici della bicicletta) sono 2000 le strutture italiane impegnate a rispondere alle esigenze di chi viaggia su due ruote. Si tratta di hotel, pensioni, b&b, campeggi, ostelli, agriturismi, rifugi montani, residence e alberghi diffusi che forniscono diversi servizi come spazi protetti per le bici, vicinanza a officine per risolvere problemi meccanici, lavanderie per lavare indumenti tecnici e mappe con indicazioni sulle piste ciclabili della zona.
Ferrara, capitale della bicicletta
Ferrara e la sua provincia, grazie al reticolato di piste ciclabili che si snodano lungo il mare e le pianure, sono il punto di partenza perfetto per itinerari alla scoperta di borghi, città d'arte e la natura del Delta del Po. Le proposte del consorzio Visit Ferrara, che unisce gli operatori turistici del territorio ferrarese, sono diverse.
Il viaggio più lungo, di otto giorni, copre 240 chilometri dal Lago di Garda all'Adriatico.
Si parte da Peschiera e si raggiunge Mantova, la prima tappa. L'itinerario si snoda prevalentemente nel Parco Regionale del Mincio. Si attraversano Valeggio e Borghetto sul Mincio col suo caratteristico Ponte Visconteo. Si visita in bicicletta il Parco Sigurtà e si prosegue verso Marengo. Dopo aver passato Soave si arriva Mantova, perla del Rinascimento italiano e città dei Gonzaga. È a questo periodo (XIV e XVII secolo) che risalgono i monumenti più belli del centro storico. Come il Duomo di piazza Sordello e il Palazzo Ducale che comprende diversi edifici con giardini. Da non perdere in cinquecentesco Palazzo Te, voluto da Federico II Gonzaga, e capolavoro del rinascimento.
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Si riprende a pedalare verso Ostiglia e Bondeno e si arriva a Ferrara, un'altra capitale del Rinascimento. Da non perdere il trecentesco Castello Estense che domina la città. E poi la Cattedrale, un insieme di romanico e gotico costruita a partire dal XII secolo con il campanile rinascimentale in marmo attribuito a Leon Battista Alberti. Tappa poi a Palazzo dei Diamanti che, con le sue 8500 bugne in marmo bianco, è l'edificio più famoso della città.
Si prosegue per Comacchio, città d'acqua costruita su tredici isolotti. Qui si può visitare la Manifattura Marinati, dove si lavora l'anguilla, o andare nelle valli di Comacchio con i suoi specchi di acqua salmastra e le dune. Si prosegue in bicicletta lungo la ciclabile che conduce ai Lidi ferraresi per raggiungere poi il Bosco della Mesola e Goro. Infine si prosegue per Chioggia, soprannominata la "piccola Venezia" per i suoi canali. Infine si raggiunge Venezia, la tappa finale dell'itinerario.
Pedalate sull'acqua, tra antiche abbazie e aironi
Un'altra opzione è l'itinerario di quattro giorni che si concentra nell'esplorazione del Parco del Delta del Po. Si parte da Argenta, sede di un ecomuseo e ci si inoltra tra le campagne fino alle valli di Comacchio. Si arriva poi al Bosco della Mesola, memoria di antiche foreste di pianura, costeggiando il mare fino a Goro e poi al castello di Mesola, una delle Delizie (residenze) degli Estensi. Si prosegue fino all'Abbazia di Pomposa capolavoro romanico isolato nelle campagna. Fondata nel VI secolo, l'abbazia fu sede di una comunità monastica benedettina. I pavimenti sono coperti da mosaici di diverse epoche e le pareti affrescati con soggetti del nuovo e vecchio testamento. Il viaggio su due ruote continua verso Codigoro, conosciuta come "la città degli aironi". Qui si trova un'area di circa 8 ettari che dopo la chiusura di uno zuccherificio, è diventata un boschetto di robinie, pioppi, sambuchi e pruni oggi habitat di varie specie di garzette, nitticore e aironi.
L'itinerario termina, poi, ad Ostellato.
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10 aprile 2014
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