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Quell'Irlanda tra La lettera scarlatta e Moby Dick

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Quell'Irlanda tra La lettera scarlatta e Moby Dick

Sunrise at the Howth lighthouse, Dublin, Ireland © Copyright Giuseppe Milo and licensed for reuse under this Creative Commons Licence https://www.flickr.com/photos/giuseppemilo/
Sunrise at the Howth lighthouse, Dublin, Ireland © Copyright Giuseppe Milo and licensed for reuse under this Creative Commons Licence https://www.flickr.com/photos/giuseppemilo/


Scogliere che paiono non ultimarsi, sottoposte a vorticosi venti e a immaginari incroci tra misteriosi amanti del New England puritano, quasi partoriti da La Lettera Scarlatta di Nathaniel Hawthorne. Poi un faro acceso solitariamente, di notte, in attesa di fantasmi di navi piratesche mentre dall'alto della collina un'abbazia ischeletrita osserva il mare ornato di barche e musicato dal verso delle balene che ricordano quei romanzi americani avente il loro padre in Hermann Melville.
Howth, un antico villaggio irlandese di pescatori, è la prodigiosa summa di queste suggestioni.

E' novembre e sotto un cielo plumbeo, il porto, abitato da pescatori e da schiere di barche, è attraversato da un principio di venti febbrili che risalgono verso il Ben, l'alta collina di Howth. Il porto è ornato di pescherie dalle facciate gessate e locande ittiche che rimembrano le taverne di pirati descritte da Melville. Si sente talvolta il gorgoglio delle acque, sono i leoni marini i quali risalgono dai fondali freddi per osservare la superficie e accogliere il cibo donato dagli occasionali camminatori.

Come uno straniero proveniente da terre sconosciute, lasciate il porto e risalite, lenti, verso il centro abitato il quale è gemmato dal malinconico scheletro di un'abbazia del XII secolo. Lì attorno sorgono, dalla terra erbosa, lapidi storte. Dite tra voi, come in preghiera, una poesia di Gray, e poi conducete la guardata al mare che con le sue onde ghiacciate sfrega le spiagge nere ai piedi del faro Bailey.

Così, mentre i gabbiani si fanno statue sopra le vicine croci pietrose, incamminatevi verso il faro battendo gli sconfinati sentieri sud-orientali del promontorio, per intanto celando la faccia dal vento, ora definitivamente potente, come uno dei pescatori delle opere di Winslow Homer.

Di sotto il faro Bailey, a strapiombo, sulla riva, le correnti marine sibilano come i vocaboli instabili pronunciati da Hester e Arthur, gli amanti del romanzo di Hawthorne, durante un loro affrettato incontro, segreto, davanti all'Oceano. Serrate gli occhi, possono anche ascoltarsi i versi atemporali delle balene che distanti a volte appaiono.

E mentre le stelle cominciano ad abitare il cielo irlandese che le sigilla fredde, portatevi in direzione del castello.
Ancora abitato dalla famiglia Gaisford St. Lawrence, eredi nobiliari, la fortezza, alla sera, circondata da un possente mantello erboso, vibra delle luci interne che si animano dalle finestre. Potete con facilità, data l'atmosfera e la sagoma leggendaria del castello, fantasticare del racconto che permea la storia del maniero. Si dice che la piratessa Grace O'Malley, arrivata a visitare il barone di Howth, non riuscì ad accedere poiché i servi non la lasciarono entrare data la cena in corso del nobile. Così la piratessa, incollerita, rapì il nipote intimando il nobile del suo rilascio a patto che, qualunque straniero fosse giunto in cerca di riparo, avesse avuto ospitalità: la promessa ancora oggi è mantenuta…

10 giugno 2015

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