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On the road e Into the wild, quando i film incarnano il viaggio

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On the road e Into the wild, quando i film incarnano il viaggio

Siete nel cuore del viaggio. State per arrivare nelle località prescelte, e tuttavia vi separa ancora dalla meta il camminamento di mezzo: il tempo divisorio che è però anche la ragione del viaggio stesso. Ovvero, la distanza.

Perché allora ci si prepari alla destinazione finale, o perché si riesca con la sola immaginazione a calpestare territori che forse non potete raggiungere, ecco due film in grado di concedervi una fuga.

On the road
Il libro di Jack Kerouac ha segnato grazie alla sua, linguisticamente inarrestabile, narrazione, l'idea del viaggio. L'idea del superamento della realtà tramite la visita di nuovi luoghi, città, a piedi, con uno zaino sulle spalle, richiedendo passaggi a sconosciuti e suggestivi personaggi che popolano le highway americane.

La sua definizione di cammino vede infatti la libertà, l'espressione scatenante dell'io, lo sfondamento dei confini, la ribellione dei gesti, con il jazz che favorisce il movimento, la scrittura, quale verbo primario per tradurre gli istinti, come ragioni dell'inizio dell'avventura.

Il film (che trae spunto dal libro dello scrittore americano), diretto dal regista Walter Salles, può essere quindi spazio fertile perché vi sentiate in cammino come Sal Paradise o Dean Moriarty lungo le strade americane che sono metafora decisiva di una terra americana che è infinita, ma anche fecondo territorio, poetico, grazie al quale dare avvio al proprio diario.

Qui un prezioso itinerario, ricostruito, di "Sulla strada":
http://www.atlasobscura.com/articles/the-obsessively-detailed-map-of-american-literatures-most-epic-road-trips

Into the wild
La parabola avventurosa, e malinconica, del giovane Christopher McCandless (pellicola diretta con tensione poetica da Sean Penn, e ornata delle melodie sontuose di Eddie Vedder), che abbandona la famiglia per il suo cammino verso l'Alaska (attraversando gli Stati Uniti d'America e il Messico), metafora di un personale combattimento del protagonista contro la Società alla quale sceglie di non partecipare e alla quale imputa il malessere dell'uomo.
Christopher è lettore di London, Thoreau, Tolstoj.
Christopher sceglierà di farsi chiamare Alexander Supertramp.
E con questo nome verrà conosciuto, durante il viaggio, da diversi personaggi: il vecchio Ron, la giovane Tracy oppure Wayne il suo temporaneo datore di lavoro. Una trinità essenziale che decifrerà la condizione del suo spirito viaggiante.

Il film è dunque canto sublime della scelta disperata, e originaria, dell'uomo di vivere nella natura, nei territori dove gli animali passeggiano e dove il cibo è donato dai luoghi.
Ma è anche pellicola dove il viaggio è inteso come itinerario duale e non soltanto solitario. Un viaggio che quindi, suggerisce il film di Penn, deve essere vissuto con la presenza di un'altra persona perché possa essere definito realisticamente felice.

Qui la mappa che ricalca, con esattezza, il cammino di Christopher McCandless:
http://www.tripline.net/trip/Into_The_Wild-3570477546541002B482F6862B51CAA5

21 agosto 2015

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