Stivaletti color oro, camicie bicolore e borse di coccodrillo. I sapeur di Francia si presentano in grande spolvero alla Fondation Cartier di Parigi che li celebra nella mostra Beauté Congo dedicata a quasi un secolo di arte congolese.
I sapeur sono i membri della Sape (Société des Ambianceurs et des Personnes Élégantes) movimento tipico soprattutto di Kinshasa e Brazzaville.
I sapeur sono i dandy africani. Firmati dalla testa ai piedi, hanno il culto dell'eleganza e dello stile.
GUARDA LA GALLERY
Questa tendenza, estetica e culturale, ha una storia antica. Un'attenzione estrema ai modi e all'abbigliamento si diffonde già in epoca coloniale tra gruppi di congolesi che cercano di adottare uno stile di vita europeo.
Ma la Sape è un movimento complesso che non si riduce a un'imitazione della classe dominante.
Sotto Mobutu, nell'ex Congo belga, la Société assume anche una valenza politica.
Contro la repressione e il conformismo della cosiddetta "politica dell'autenticità", voluta dal dittatore e che prevedeva un ritorno alle origini e vietava di vestirsi all'occidentale, i ragazzi di Kinshasa importano abiti da Bruxelles e Parigi, ostentano eleganza nei modi e nei vestiti e si trasformano in sapeur.
Il loro materialismo - si legge in "Congo", testo dello studioso fiammingo David Van Reybrouck sulla storia del paese africano - «era una critica sociale, come il punk in Europa».
Il sapeur «era un dandy, un playboy, uno snob», si legge, e «la sua stravaganza teneva in vita la speranza di molti giovani che vivevano in grande povertà».
Oggi la Sape rimane un modo per distinguersi ed è diffusa anche tra i congolesi che vivono in Europa, soprattutto nella capitale francese e belga.
Opere e correnti artistiche del Congo
Ma i sapeur sono solo alcuni dei protagonisti dell'esibizione "Beauté Congo – 1926-2015 – Congo Kitoko" che illustra l'arte congolese dalle origini degli anni ‘20 ai giorni nostri. In mostra, visitabile fino al 10 gennaio 2016, si trovano 350 opere di 41 artisti. Si tratta di dipinti ma anche sculture, fotografie, fumetti e musica a sottolineare la vivacità di un'espressione artistica complessa e articolata.
Tra le opere in mostra alcuni soggetti sono immediatamente riconoscibili come "Rumble in the jungle", ovvero il match tra il pugile Muhammad Ali, icona degli afroamericani, e George Foreman. L'incontro del 1974 a Kinshasa era stato un evento molto seguito e motivo di grande orgoglio per la popolazione congolese.
Oppure il dipinto "Oui, il faut réfléchir" ("Sì, bisogna riflettere") che ritrae Barack Obama, Nelson Mandela e Patrice Lumumba, il primo capo di governo del Congo indipendente assassinato nel 1961.
Ai sapeur sono dedicate alcune immagini che illustrano la vita e l'estetica dei ragazzi di Kinshasa negli anni '70.
Le opere presentano diversi stili riconducibili a epoche distinte. Si parte dai cosiddetti precursori degli anni '20 come Albert e Antoinette Lubaki e Djilatendo con soggetti sia figurativi sia astratti e temi legati alla natura, alla vita quotidiana e a favole locali.
Poi, dopo la II guerra mondiale, tocca gli artisti della scuola di pittura della città di Élisabethville, conosciuti per la fantasia e la creatività delle opere.
Si arriva agli anni '70 con il successo della mostra "Art Partout" di Kinshasa del '78 che rivela al pubblico artisti che si definiscono "popolari" e che affrontano, con stile figurativo, problematiche urbane nelle quali tutti si riconoscono. Tra le opere in mostra quelle di Chéri Samba, Chéri Chérin e Moke.
E infine la rottura con il canone accademico delle belle arti di Kinshasa con il collettivo Eza Possibles ("è possibile" in lingua lingala) degli anni 2000 che tratta tematiche sociali ed episodi della storia congolese attraverso pitture, collage e fotomontaggi.
Alla fondazione Cartier si può acquistare anche il catalogo con 360 foto a colori e in bianco e nero.
INFORMAZIONI
Beauté Congo – 1926-2015 – Congo Kitoko
DOVE : Fondation Cartier pour l'art contemporain. 261, boulevard Raspail, Parigi
QUANDO : fino al 10 gennaio 2016
BIGLIETTI: intero 10,50 €, ridotto 7 €.
© Riproduzione riservata