VARSAVIA- Si ritrovano a parlare di deterrenza e sicurezza i 28 capi di Stato e di Governo dei Paesi Nato in una Varsavia blindata che sente tutto il peso del sempre più scomodo vicino russo. Ma la sicurezza è ormai davvero un fatto globale. Il presidente americano Barack Obama arriva al suo ultimo summit Nato portando l’impegno ad inviare mille soldati americani in Polonia e nei Paesi Baltici (in tutto saranno circa 4mila). Il premier italiano Matteo Renzi lo saluta, esprime le condoglianze per i poliziotti uccisi a Dallas e, al tavolo dei 28, annuncia l’invio fino a 150 militari italiani alle frontiere Est con la Russia. Il summit Nato si trasforma, inevitabilmente, in un grande workshop sui capitoli più spinosi dell’attualità internazionale: dalla crisi ucraina alle nuove ambizioni di Mosca, dalle richieste di uomini in Polonia e Baltici alle sfide del fronte Sud, dalla crisi siriana alla stabilizzazione in Libia al traffico di migranti nel Mediterraneo. Il tutto in un quadro di crescente instabilità dopo il referendum inglese sulla Brexit e in attesa delle presidenziali Usa con Donald Trump pronto a ripensare la stessa architettura della Nato.
Ce la mette davvero tutta il segretario della Nato, il norvegese Jens Stoltenberg, per spiegare che ci troviamo di fronte a un punto di svolta per la Nato del futuro, che «non ci troviamo di fronte a una nuova guerra fredda con la Russia perché la guerra fredda è ormai consegnata alla storia e deve rimanere storia». Forse non la pensano allo stesso modo i governi di Polonia e dei tre Paesi baltici che vivono il confine con la Russia come una minaccia reale e per questo chiedono aiuto all’Alleanza. Che risponde a suo modo, con una presenza a rotazione di circa 4mila uomini nei quattro Paesi. Mille uomini li metteranno a disposizione gli Stati Uniti, 650 il Regno Unito, 150 l’Italia anche se abbiamo già all’estero oltre 6mila uomini (mille solo in Afghanistan e 750 nella coalizione anti Daesh in Irak). Il dialogo con Mosca tuttavia non si interromperà e l’Italia, su questo, chiede precise garanzie: il 13 luglio si riunirà a Bruxelles il Consiglio Nato-Russia per coinvolgere Mosca nelle sfide globali e oggi Renzi parteciperà per la prima volta a un nuovo formato di dialogo a cinque (Usa, Germania, Francia, Italia) con il presidente ucraino Poroshenko.
Segnali di timida apertura verso Mosca li aveva lanciati del resto già giovedì la cancelliera tedesca Angela Merkel e ieri il presidente francese François Hollade chiarisce che «per la Francia la Russia non è un avversario, né una minaccia» perché rappresenta anche un partner «che può avere l’effetto di proteggere l’Europa da altre minacce». Il Cremlino fa sapere che sta seguendo «con attenzione» il summit della Nato e si augura che «alla fine prevalga il buon senso» perché la «Russia è sempre stata aperta al dialogo ed è interessata alla cooperazione, ma solo quella reciprocamente vantaggiosa, che tiene conto dei rispettivi interessi».
La prima giornata del vertice vede anche la firma della dichiarazione di cooperazione tra Ue e Nato. Un modo per rilanciare una cooperazione mai venuta meno ma che oggi ritrova un significato particolare dopo il referendum sulla Brexit. Una «decisione storica», la definisce il segretario generale dell’Alleanza Atlantica, Jens Stoltenberg aprendo i lavori del vertice. L’intesa è mirata a rafforzare vari fronti, compreso quello della cyber security. Juncker delinea i settori in cui l’Ue sta già fornendo sostegno politico, materiale e finanziario, compresa la risposta alle minacce ibride, gli investimenti nel settore della sicurezza informatica in Europa e cooperazione marittima in risposta alla crisi dei rifugiati. E mette in evidenza l’impegno dell’Ue per il futuro della sua industria della difesa: «Entro la fine dell’anno, si presenterà il nostro piano d’azione Difesa. Riunirà tutti gli strumenti che l’Unione europea può offrire per sostenere la cooperazione nella difesa e la nostra industria» di settore. «Anche il presidente americano Barack Obama (che ha avuto un colloquio con il premer inglese David Cameron) si augura che il negoziato tra Londra e Bruxelles non avvenga su toni conflittuali invitando quindi Bruxelles a venire incontro alle richieste di Londra perché «l’Europa unita è una delle più grandi conquiste dei tempi moderni» e «deve essere preservata».
Ma se l’amministrazione americana uscente guarda con preoccupazione alla Brexit, gli alleati europei della Nato chiedono ad Obama di rassicurarli sul futuro politico degli Stati Uniti. Se dovesse vincere, Donald Trump ha già fatto sapere che avvierà un ripensamento sulla Nato e sul ruolo americano nell’Alleanza con costi e responsabilità maggiori in capo agli alleati europei.
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