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Mps, il piano Npl piace alla Borsa. Si tratta con Atlante, a giorni…

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l’istituto senese

Mps, il piano Npl piace alla Borsa. Si tratta con Atlante, a giorni la firma

(Ansa)
(Ansa)

Manca il via libera della Commissione europea sull’intervento dello Stato e manca l’accordo con Atlante, ma la cura lampo a base di cessione di Npl e di ricapitalizzazione procede e sembra piacere al mercato. Quanto basta, almeno, per consentire ieri al titolo Mps di rimbalzare del 5,47% (a 0,27 euro) e di limitare i danni di una settimana pesantissima.

Mentre all’assemblea Abi arrivavano benedizioni plurime all’operazione, si è continuato a lavorare sottotraccia tra Siena, Milano, Roma e Bruxelles. L’obiettivo, come anticipato ieri da Il Sole, è quello di arrivare nell’arco di pochi giorni a un accordo tra la banca e il fondo Atlante per la cessione in tempi rapidi (massimo fine anno) dei 9,6 miliardi di sofferenze nette così come richiesto da Bce, in modo da poter affrontare una ricapitalizzazione sfruttando la garanzia (a tempo) che dovrebbe prestare lo Stato: anche se, si diceva anche ieri a Roma, una banca “ripulita” potrebbe riconquistare un certo appeal sul mercato, con Ubi che rimarrebbe candidata ideale per un matrimonio più volte studiato in passato.

Delle due trattative in corso, quella dall’esito più incerto vede coinvolto il Tesoro con la Commissione europea: sul tavolo, si diceva, non solo l’intervento dello Stato come garante ma anche la possibilità di esonerare dall’operazione gli obbligazionisti. Ma intanto continua anche il tavolo di lavoro con Quaestio Sgr per cedere un importante portafoglio di Non performing loans tramite il Fondo Atlante. Si prepara un’operazione di cartolarizzazione di grandi dimensioni che dovrebbe essere annunciata a breve e finalizzata entro fine anno: anche ieri le discussioni tra la Sgr presieduta da Alessandro Penati e Siena sono proseguite per strutturare l’operazione. Nel frattempo, si sta costituendo la struttura dei servicer, cioè le società di servizi che hanno il compito di lavorare sui portafogli di Npl acquistati. Per i servizi di master servicing (cioè un ampio raggio di attività che vanno dalla segnalazione alla centrale rischi fino all’advisory sui portafogli da acquistare) è stato scelto il Credito Fondiario (Fonspa), la società guidata dal banker Panfilo Tarantelli e partecipata dal gruppo finanziario statunitense Elliott. Proprio in questi giorni è, invece, in corso la scelta dell’azienda che lavorerà sui special servicing, cioè sull’attività di recupero crediti.

Sul tavolo, come detto, una maxi-operazione da circa 10 miliardi di Npl netti. Per affrontarla Atlante potrebbe aver bisogno di più risorse rispetto a quelle attuali in cassa (1,7 miliardi), anche perché nel mirino non ci potrà essere solo il Monte. La raccolta di nuovi capitali, sotto la spinta del Governo, è in corso, ma non sarà un processo di rapida esecuzione: Cdp dovrebbe partecipare con 500 milioni e la stessa cifra dovrebbe portarla in dote la Sga, anche se l’ex-bad bank del Banco Napoli è posseduta dal Tesoro e potrebbero sorgere ipotesi di aiuti di Stato.

In questo modo si arriverebbe comunque a circa un miliardo, rispetto agli almeno 3 attesi. Dalle assicurazioni (come Mediolanum, Poste Vita e Generali) potrebbe però arrivare qualche altro centinaio di milioni. Per ora le banche e le Fondazioni, che hanno partecipato alla prima tornata di Atlante 1, sembrano chiudere all’ipotesi di un loro nuovo apporto di risorse, con il più perentorio che resta il ceo di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina. Cruciale diventerebbe quindi la presenza delle casse di previdenza, come Enpam ed Enasarco, come pure quello delle banche straniere presenti in Italia che per ora non hanno contribuito al veicolo di sistema, come Bnp Paribas, Crédit Agricole e altre.

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