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Quella deroga che adesso l’Italia deve sfruttare in pieno

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L'Analisi|l’analisi

Quella deroga che adesso l’Italia deve sfruttare in pieno

Quali sono gli “elementi di flessibilità” della nuova ed esigente normativa sulle banche che l’Italia deve “sfruttare in pieno” soprattutto in caso di “rischio sistemico”, come sottolineato ieri con particolare enfasi dal ministro Padoan? A ben cercare tra le novità regolatorie sulle banche, quelle che spiccano perchè “molto esigenti” c’è l’imbarazzo della scelta. Dallo scoppio della crisi subprime, il sistema bancario (non solo italiano ma europeo e mondiale) è stato sottoposto a innumerevoli nuovi requisiti prudenziali, per evitare altre crisi sistemiche, ed è stato oggetto di una stretta senza precedenti della supervisione bancaria. Due, a grandi linee, le impostazioni di fondo di questa monumentale virata normativa: una crisi bancaria come quella del 2008-2010 non deve più ripetersi, quindi molta prevenzione, e comunque gli Stati non devono fallire per salvare le banche, quindi, le perdite e il costo della ricapitalizzazione devono essere distribuiti prima agli azionisti, poi ai sottoscrittori di prestiti subordinati, poi ancora ai detentori delle obbligazioni senior e infine ai clienti della banca per quella quota di deposito oltre i 100mila euro. Questo, l’impianto di base sul quale sono stati via via aggiunti i “se” e i “ma”, cioè i casi eccezionali, le circostanze straordinarie: per evitare che l’attuazione stessa della nuova normativa potesse generare il rischio sistemico.

“È proprio la deroga introdotta “per non mettere in pericolo la stabilità finanziaria”, quella che l’Italia deve sfruttare in pieno ora”

 

Ed è proprio la deroga introdotta “per non mettere in pericolo la stabilità finanziaria”, quella che l’Italia deve sfruttare in pieno ora, stando al Governo Renzi e al ministro Padoan, in queste giornate calde con il Monte dei Paschi di Siena travolto dalla volatilità, dall’incertezza, dal nervosismo, schiacciato tra l’incudine di Brexit e il martello dello stress test in arrivo a fine luglio. Una deroga tra tutte: quella contenuta nell’articolo 45 della Comunicazione della Commissione relativa all’applicazione, dal 1° agosto 2013, delle norme in materia di aiuti di Stato alle misure di sostegno alle banche nel contesto della crisi finanziaria («La comunicazione sul settore bancario»). L’articolo 43 recita che nel caso in cui il coefficiente patrimoniale della banca con una carenza di capitale e nell’impossibilità di raccolta sul mercato del capitale necessario, «il debito subordinato deve essere convertito in capitale proprio, in linea di principio prima della concessione degli aiuti di Stato». L’articolo 44 stabilisce che gli aiuti di Stato non devono essere concessi prima che capitale proprio, capitale ibrido e debito subordinato siano stati impiegati appieno per compensare eventuali perdite. Poi arriva l’articolo 45, secondo il quale «è possibile derogare a quanto richiesto ai punti 43 e 44 se l’attuazione di tali misure metterebbe in pericolo la stabilità finanziaria o determinerebbe risultati sproporzionati».

L’Italia finora sembra abbia incassato l’ok della Commissione per quanto riguarda la ricapitalizzazione precauzionale per una banca che ha carenza di capitale identificata dopo uno stress test e che non è nelle condizioni di colmare il buco con un aumento di capitale sul mercato, con tanto di sospensione del bail-in quindi senza coinvolgere i detentori delle obbligazioni senior e i depositi oltre i 100mila euro. La trattativa però risulta in stallo sul cosiddetto “burden sharing" (quello in vigore fino al 31 dicembre 2015) che prevede la conversione dei prestiti subordinati in azioni: la deroga dell’articolo 45 potrebbe essere impugnata per il Monte dei Paschi di Siena, banca che tra le tante cose nel 2008 avrebbe piazzato alla clientela retail 2 miliardi di euro di bond subordinati Upper Tier 2 con taglio minimo da 1000 euro.

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