La grande pittrice Frida Kahlo diceva: “Nada es negro. Realmente nada”. E se “Niente è nero. Realmente niente”, ancor meno lo è la morte. Per i messicani la vita si incorpora con il passaggio nell'Aldilà, la morte è parte della vita e i giorni di commemorazione dei defunti sono la tradizione più forte e magica del Messico, una settimana di ricorrenze, festival, una parata di colori, dove le famose “calaveras” (i teschi) sono un vero e proprio simbolo di Vita e gli scheletri riccamente mascherati tappezzano le città, rappresentati dalla famosa Catrina, lo scheletro ideato da Josè Guadalupe Posada e poi vestito da Diego Rivera, autore dei celebri murales messicani e marito di Frida Kahlo. E poi gli altari dei morti, un tripudio di colori dal rigido protocollo, che non mancano in nessuna casa messicana, perché il giorno dei defunti (#diademuertos) - nominato Patrimonio culturale dell'Umanità dall'Unesco nel 2008 - che nulla c’entra con Halloween, è un momento intimo. Perlopiù si celebra tra le pareti domestiche, dove i messicani si riuniscono per onorare, ricordare e celebrare i propri cari, che proprio nel giorno dei morti scendono sulla terra per riunirsi con la propria famiglia, mangiando e bevendo insieme a loro ciò che viene lasciato sull'altare. E in alcune regioni la notte dei morti i messicani la passano al cimitero, apparecchiando le tombe, bevendo, assaporando quelli che erano i piatti preferiti dei defunti, che in forma di ombre si uniscono alla festa. Ho avuto il privilegio di vivere l'intera settimana di celebrazione delle tradizioni di Vida y muerte, dal 27 ottobre al 3 novembre, nel vero cuore del Messico e credo che, almeno una volta nella propria esistenza, questa debba essere un'esperienza da fare. Ecco il diario di una settimana nera ma indimenticabile.
Primo giorno, Città del Messico
Dall'aereo si staglia il profilo del vulcano attivo Popocatépetl (5.452 metri) e la sagoma del vulcano inattivo Iztaccíhuat, conosciuto come la “donna addormentata” per il suo profilo. Città del Messico è una delle più grandi metropoli del mondo, con più di 20 milioni di abitanti, nella quale si riunisce un cocktail di tradizioni proveniente da tutto il Paese. In una città così grande, la domanda è d'obbligo: dove alloggiare, per stare in una zona sicura e al tempo stesso logisticamente strategica per muoversi? Io consiglio Reforma, arteria e quartiere particolarmente sicuro e moderno e ben ubicato, ma la scelta può cadere anche su Polanco o sul Centro storico, intorno allo Zocalo. In una metropoli così grande, la prudenza è d'obbligo. Quindi, non avventuratevi in quartieri sconosciuti e prendete solo taxi ufficiali (quelli con la banda rosa), evitando la metropolitana. Città del Messico è diventata molto più sicura negli ultimi anni e con un po' di buon senso avrete una permanenza assolutamente “safe”. Poiché il Messico è la patria del tequila e del meno conosciuto (ma sicuramente più artigianale) Mezcal, consiglio il Mutem (Museo del tequila y mezcal).
Il Mutem è in Plaza Garibaldi (sì, proprio Garibaldi, dedicata a un nipote del nostro Garibaldi che si trasferì in Messico) e svela tutti i segreti dei distillati ricavati dall'agave, con un'esposizione di oltre 300 bottiglie d'autore. Qui si può cenare sulla terrazza del museo, con una degustazione guidata di tequila e mezcal, zuppa di tortillas e buffet di tacos (prezzo medio, circa 500 pesos, 25 euro). Ed ecco un mito da sfatare: il tequila non si beve insieme al limone e al sale! Plaza Garibaldi è anche famosa perché vi si possono contrattare i mariachis (classici piccoli gruppi musicali messicani con un vasto repertorio di canzoni nazionali) per una serenata all'innamorata, un compleanno, una festa.
Secondo giorno, la parata
Oggi è un giorno importante a Città del Messico, si svolge la grande parata Desfile del Dia de muertos, dalle 4 alle 7, che parte dal momumento Estela de luz e attraversa Paseo de la Reforma per arrivare al centro storico. Io vi assisto da una postazione privilegiata, la terrazza dell'Hotel Leyendas Victoria al n. 109 di Paseo de la Reforma, un hotel abbandonato ma che nella settimana di Vida y muerte si trasforma in un'esperienza interattiva in vero stile horror rivivendo le leggende più cruente del Messico.
La parata viene trasmessa in tutto il mondo e quest'anno è particolarmente toccante: è il primo momento in cui la popolazione di Città del Messico si abbandona a un evento ludico dopo il terremoto dello scorso 19 settembre. Infatti si apre con un carro celebrativo che rappresenta un pugno chiuso che esce dalla terra a pezzi, seguito da tutti i corpi dello Stato che hanno aiutato durante la tragedia, quello della protezione civile che viene appludito. All'Hotel Leyendas Victoria viene messa in scena un'ora di terrore con attori professionisti che rivivono una terribile leggenda messicana: quella de La Zacatecana, storia di una casa stregata nello Stato di Zacateca, dove una donna uccise e seppellì nella casa stessa il marito, l'amante e una domestica.
Terzo giorno, tappa a Coyoacan
Qual è il posto più affascinante di Città del Messico? Per me Coyoacan, il cuore originario della città, dove un tempo vivevano anche i coyotes (da cui il nome Coyoacan). Oggi vi risiedono artisti, attori, creativi ed è un luogo fatto di giardini e splendide case antiche. Qui vissero Frida Kahlo e Manuel Rivera: non si può perdere la visita al Museo Frida Kahlo, casa della celebre coppia. Per evitare le lunghe file, meglio comprare i biglietti online.
A Coyoacan da vedere c’è anche la Iglesia de San Juan el Bautista e, soprattutto, l'incredibile mercato, nei giorni di Vida y muerte tripudio di colori, maschere, travestimenti, calaveras, Catrina. Da non perdere un pranzo al ristorante Corazon de Maguey. Il pomeriggio si può passare al Museo Dolores Olmedo, sulla via per Xochimilco, al sud della Città, ubicato in un'antica hacienda. Dolores Olmedo Patino era un'imprenditrice all'avanguardia, sponsor economica di Diego Rivera, che ha donato la propria ricca collezione di opere d'arte e reperti archeologici al popolo. Da qui si va a Xochimilco, uno dei simboli di Città del Messico, designato Patrimonio dell'umanità nel 1987: sono canali che si intersecano tra loro e si dividono in un'area agricola (con isole di coltivazione, famosi i fiori) e una turistica. Qui si può noleggiare una classica imbarcazione di Xochimilco, una “trajinera”, che si addentra nell'oscurità dei canali tra racconti di leggende e canzoni. Attenzione alle foto nell'oscurità: dicono che a volte compaia un passeggero non invitato, il fantasma di uno studente annegato nei canali, insieme ad altri, durante festeggiamenti troppo azzardati. In qualunque periodo dell'anno, nei weekend, i messicani usano noleggiare una “trajinera” per festeggiare compleanni, anniversari e, gli studenti, la fine dei corsi: si porta la musica, o si contrattano i mariachis, e durante la navigazione si avvicinano imbarcazione che vendono piatti tradizionali o bevande o fiori da dedicare alle fidanzate.
Quarto giorno, Teotihuacan
Il culto del giorno dei morti è antico e si hanno testimonianze che risalgono alle popolazioni pre-ispaniche. Non può mancare in un viaggio a Città del Messico una visita a Teotihuacan, dove si trovano le due famose piramidi del Sole e della Luna. Teotihuacan significa “Il posto in cui l'uomo divenne Dio”, fu fondata nel 250 prima di Cristo e trovata già abbandonata dagli spagnoli. E' a 84 chilometri da Città del Messico e consiglio vivamente ottime scarpe per percorrerla, ci vogliono infatti almeno tre ore e mezza. Dicono sia meglio proteggersi prima di entrare con almeno un gioiello contenente ambra, in grado di difenderci dagli spiriti erranti dei tanti sacrificati dei tempi pre-ispanici. Arrampicatevi sulla Piramide della Luna, per poter godere di tutta l'area archeologica e della Calzada de los Muertos, il viale centrale di oltre due chilometri, largo oltre 40 metri, che conduce alla Piramide del Sole.
Il cielo è di un azzurro intenso, siamo a oltre 2.200 metri sul livello del mare, è d'obbligo il fattore di protezione e soprattutto un buon allenamento per salire i 238 scalini della Piramide del Sole, ripidi e stretti, che portano in cima, a 63,5 metri sopra la base. Quel che resta del pomeriggio deve per forza essere “light”, io consiglio un mercato di artigianato messicano e a un tour un po' insolito il Taco y mezcal tour. In pratica, si girano diversi quartieri di Città del Messico (in un minibus), mangiando tacos in quattro diverse Taquerias, ognuna con una propria specialità. Si finisce con la Mezcaleria La Botica provando due tipi diversi di mezcal. Il tour è un po' caro a dire il vero (96 dollari a persona, minimo 4 persone), però è un'idea originale per vedere aree insolite della città e fare una full immersion nella gastronomia dei tacos.
Quinto giorno, Aguascalientes
Forse non è una delle località più conosciute del Messico all'estero, ma Aguascalientes è “il centro” del Paese. Nella piazza principale della città una colonna sormontata dall'aquila, simbolo del Messico, indica infatti il centro esatto della Repubblica messicana. Si raggiunge in circa 45 minuti di volo da Città del Messico. Vi elenco cinque motivi per venire qui, fuori dai circuiti di massa nordamericani. Primo, la famosa Catrina è stata creata dall'idrocalido (sì, si dice proprio così per citare un abitante di Aguascalientes) Josè Guadalupe Posada ed è l'unico posto al mondo ad avere un Museo della Morte; secondo, la più importante parata messicana di questi giorni dei defunti si svolge qui ed è un vero e proprio spettacolo; terzo, il centro storico vale davvero la pena, a cominciare dal Palacio del Gobierno con i murales di un allievo di Diego Rivera, così come l'artigianato locale a base di pizzi e merletti fatti a mano; quarto, è una destinazione culturale e gastronomica, con piatti molto particolari ed elaborati; quinto, la sierra dei dintorni offre paesaggi mozzafiato e tre “Pueblos magicos” de Mexico. A tutto ciò, c'è chi aggiunge il primato di Aguascalientes come luogo con i più bei tramonti al mondo. A parte il periodo dei Morti, la città si riempie in occasione della Feria Nacional de San Marcos, detta anche “La Feria de Mexico”, che nel 2018 si svolgerà dal 14 aprile al 6 maggio: è una delle sagre più antiche e conosciute del Messico, con un fitto calendario di eventi. Da segnalare in centro un piccolo gioiello dell'architetto Refugio Reyes Rivas, che ospita il ristorante La Saturnina, dove è possibile assaggiare specialità locali. Innanzitutto i “chiles Aguascalientes”, peperoni lasciati marinare per una notte in una soluzione di acqua, aceto, zucchero grezzo e cannella e successivamente riempiti di carne; poi la “carne pachola”, spianata con il mattarello insieme a spezie e cannella prima di essere cotta; i “chiles fritos”, peperoni fritti ripieni di formaggio fresco locale. E i prezzi sono ben lontani da quelli della grande metropoli: tutto il pranzo, costa dai 120 ai 160 pesos (dai 6 agli 8 euro). Tra l'altro, si trova in Calle Venustiano Carranza, che fa parte del “Antiguo Camino Real”, dichiarato Patrimonio culturale dell'Umanità dall'Unesco nel 2010.
Sesto giorno, San Josè de Gracia e Parada de Calaveras
In Messico ci sono alcune cittadine o villaggi che entrano a far parte del circuito dei Pueblos Magicos, in tutto sono 110. Uno di questi è San Josè de Gracia, a 52 chilometri da Aguascalientes. Vale la pena noleggiare un'auto, per godersi liberamente gli incredibili panorami, ma in alternativa si può prendere un minibus collettivo per circa 5 euro. Più che il paesino in sé, si rimane affascinati dai panorami a picco sul canyon di Boca de tunel. Qui vi è anche un percorso di circa tre ore di zipline sospese nel vuoto che attraverso tutto il canyon.
A San Josè de Gracia si trova il Cristo Roto un'enorme statua del Crocifisso, alta cinque metri, che senza una gamba e un braccio vuole dare voce a tutti coloro che nella vita portano sulle spalle un handicap. Il Cristo Roto viene visitato da quasi 800mila persone all'anno, con una concentrazione di circa 64mila persone nella settimana di Pasqua. Fermatevi, al ritorno, al ristorante El Mirador e camminate verso il burrone: la vista è sorprendente. Dopo il Pueblo Magico, ad Aguascalientes si fa in tempo a visitare il Museo Josè Guadalupe Posada (il creatore della Catrina), con la collezione di stampe originali. Poi, finalmente, l'evento clou della settimana di Tradiciones de Vida y Muerte: la Parada de Calaveras di fronte alla cattedrale di Aguascalientes. Non è che la città assista alla sfilata, è che proprio vi partecipa: costumi, balli, maquillage, carri, ogni dettaglio è curato, e a sfilare ci sono praticamente tutti gli “idrocalidi”, dai gruppi folcloristici alle scuole, dai volontari per la protezione degli animali ai patiti delle auto d'epoca, oltre a gruppi provenienti da altre città del Paese. Alla fine, i fuochi artificiali con lo sfondo della cattedrale e tutta la città, mascherata da Catrina o da Calavera, in festa. Perché i morti, stanotte, si uniscono ai vivi.
Settimo giorno, Calvillo
Ad Aguascalientes esiste, sotto il patrocinio dell'Università, l'unico museo della Morte del mondo, il National Museum of Death. Dal museo, si va direttamente a Calvillo, altro Pueblo Magico, a circa trenta minuti dalla città. La valle, invece, vale un tour: una specie di serra naturale racchiusa in una conca, dove si coltiva di tutto soprattutto guayaba, insomma un giardino verde nell'aridità delle alture. Chi va a Calvillo non deve perdere il ristorante Quinta Los Granados, dove ogni piatto è a base di guayaba: dallo stinco di maiale cotto su legna di guayaba e con salsa a tema, ai chiles Aguacalientes con guayaba, i gamberi in agrodolce, fino alla gelatina de guayaba (un flan dai morbidi profumi) e il formaggio locale in jalea de guayaba (prezzo medio 10 euro).
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