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Viaggio nel tempo a Matera, città resiliente e magica

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OLTRE I SASSI

Viaggio nel tempo a Matera, città resiliente e magica

Se ancora non siete stati a Matera, è il momento di correre ai ripari. Una città̀ con oltre diecimila anni di storia che guarda al futuro e nel 2019 diventerà capitale europea della cultura.

Matera all'inizio stordisce con la bellezza struggente del suo canyon assolato o avvolto dalla nebbia che irradia di ombre misteriose le centinaia di grotte ed edifici abbarbicati sulla roccia calcarea. Di sera si trasforma in un presepe. E’ una continua scoperta con la sua architettura spontanea e introversa, che svela incredibili affreschi tra ambienti scavati nella pietra e angusti ingressi e facciate spoglie. I Sassi di Matera sono un luogo unico al mondo e indescrivibile, che entra nelle viscere. Il modo più̀ propizio per esplorare gli antichi rioni è perdervici: i Sassi sono ovunque straordinari, solcati da scalinate e vicoli tortuosi, disseminati da centinaia di chiese rupestri e punteggiati da migliaia di grotte adibite a dimore le cui facciate sono spesso decorate con semplici motivi classici e barocchi. Potete scoprirli da soli, magari con le luci tenui del primo mattino o al crepuscolo, e poi ripercorrerli con una guida qualificata, per capirne la storia e accedere a molte delle chiese ipogee più̀ interessanti, che troverete altrimenti chiuse. Scarpe comode. Passeggini e carrozzine sono off limits.

Le grotte di Matera costituiscono il più̀ esteso e meglio conservato insediamento preistorico del bacino del Mediterraneo, nonché uno dei più̀ antichi siti abitati del mondo. In cima ai due Sassi si trova la Civita, il nucleo più antico della città. Qui sorge la Cattedrale. Realizzata tra il 1230 e il 1270, questo manufatto in purissimo stile romanico-pugliese di tufo giallo appena restaurato dopo un decennio di lavori, domina l'abitato, con il suo campanile alto 54 m e con la facciata incorniciata da deliziosi archetti pensili e decorata con un imponente rosone centrale che sovrasta il portale d'ingresso. Nulla trapela all'esterno del sontuoso interno rimaneggiato in epoca barocca, dove archi dorati si impostano sui capitelli romanici riccamente scolpiti, e il soffitto a capriate originale è nascosto dietro un controsoffitto ligneo e le superfici spoglie del progetto originario sono rivestite di cornici e stucchi.

Proprio sotto la piazza Vittorio Veneto, il salotto buono dei materani, c'è il Palombaro Lungo: questa enorme cisterna sotterranea fu realizzata come riserva idrica pubblica per gli abitanti del Sasso Caveoso. È il risultato dell'unione di una serie quasi infinita di grotte, gallerie e cantine che si estendevano dalla Chiesa di San Domenico fino al Palazzo dell'Annunziata, un sistema ingegnoso ed efficace per recuperare e filtrare l'acqua piovana. La visita è un percorso suggestivo nelle viscere del serbatoio, profondo 15 metri e scavato interamente nella roccia. Roccia che l'acqua ha poi modellato nel corso dei decenni. Una tappa imperdibile, tenendo anche conto che uno dei valori riconosciuti dall'UNESCO ai Sassi di Matera al momento di designarli Patrimonio dell'Umanità̀è̀ stato proprio il sistema di raccolta delle acque.

Dalla piazza a Via Lucana, l'arteria cittadina principale, è un attimo. Di qui parte la città nuova, anch'essa, a modo suo, sorprendente. La Matera moderna, infatti, nasce ex novo negli ultimi cinquant'anni. Secondo precisi dettami di composizione urbana. E nella storia della sua espansione c'è di tutto. Dal sogno olivettiano del villaggio rurale de La Martella, all'urbanistica laboratorio di Quaroni, Piccinato e Aymonino, fino al brutalismo mediterraneo degli anni ‘70 e ‘80 con colate di cemento spesso ragionate e originali, tutte da scoprire.

I musei

Il Museo Ridola è il più̀ antico museo archeologico della Basilicata (fondato nel 1911) ed è ospitato nel secentesco Convento di Santa Chiara che si affaccia sulla movimentata via del passeggio che porta anch'essa il nome del medico e archeologo Domenico Ridola, la cui collezione privata costituì̀ il nucleo iniziale del museo. È il posto giusto per farsi un'idea di cosa volesse dire nel IV secolo a.C. abbellirsi per sposare l'amato, partecipare a un banchetto dionisiaco, purificare il corpo di un defunto. Per non parlare poi della bellezza dei vasi dauni a figure rosse dalle forme più̀ fantasiose che fanno parte della collezione. Palazzo Lanfranchi, uno dei principali palazzi cittadini, ospita oggi ospita il Museo Nazionale di Arte Medievale e Moderna, diretto con amorevoli cure dalla soprintendente Marta Ragozzino. Diviso in tre sezioni: una dedicata all'arte locale, una ai dipinti della collezione di Camillo d'Errico, e la terza alla collezione del Centro Carlo Levi, che qui ha sede. Palazzo Lanfranchi è infatti il posto migliore per scoprire l'artista-scrittore che fece conoscere Matera al mondo col suo romanzo “Cristo si è fermato a Eboli”: qui infatti è conservato l'enorme murale “Lucania '61” che Levi realizzò con tecnica mista su tela per le celebrazioni del centenario dell'Unità̀d'Italia. Si tratta di sei pannelli assemblati in sequenza, che narrano a tinte vivaci la vita sociale e politica della Basilicata e sono dedicati dall'artista al poeta e rivoluzionario Rocco Scotellaro, ritratto al centro della scena.

Se amate la scultura contemporanea c'è un posto a Matera assolutamente da non perdere: il MUSMA - Museo della Scultura Contemporanea. Ubicato all'interno del secentesco Palazzo Pomarici che si staglia sopra Via Madonna delle Virtù, vanta sale riccamente affrescate che diradano verso ambienti ipogei sterminati. Le mostre sono allestite in grotte illuminate in modo suggestivo, dove magazzini scavati nella roccia e palmenti da vino si fondono perfettamente con moderne rappresentazioni dello spazio e sperimentazioni ardite. Al piano superiore la collezione illustra la storia della scultura dal 1880 fino ai giorni nostri facendo ricorso a un'ampia gamma di materiali: bronzo, marmo, pietra, terracotta, gesso, cartapesta e legno. Tanti i nomi celebri: Manzù̀, Cascella, Calder, Consagra, Moore e tutti gli altri.

La casa dell'artista José́ Ortega è stata finalmente inaugurata come Museo dopo un lungo restauro, nel settembre 2014. Ortega (1921-90), pittore e scultore spagnolo, allievo di Picasso ed esponente di spicco del nomadismo del ‘900, dopo la condanna a morte da parte del regime franchista fu costretto a vagare per l'Europa. Negli anni '60 arrivò̀ a Matera e s'innamorò̀ non solo delle antiche tecniche di lavorazione della cartapesta e della terracotta, ma anche dei Sassi, dove si stabilí.

Ha scelto Matera anche lo scultore di origine pugliese Antonio Paradiso, che è l'animatore del Parco Scultura La Palomba, situato nella cornice davvero suggestiva di una cava di tufo abbandonata, lungo la via per Taranto. Si tratta di un'esposizione permanente di opere dell'artista, celebre per aver disegnato alcuni famosi tessuti di Naj-Oleari, che per l'occasione ha realizzato sculture di grandi dimensioni, in pietra o metallo. Tra gli altri da segnalare c'è il Museo Laboratorio della Civiltà Contadina. Un palazzotto a corte ristrutturato, che risale nella parte sottostante al XVI secolo, situato nel cuore del Sasso Barisano che ospita 500 metri quadri di ricostruzioni d'epoca . Gli ambienti e i mestieri del tempo che fu, legati non solo al lavoro dei campi, ma anche alle attività artigianali che si svolgevano negli antichi rioni materani, ci sono tutti. Cosí come la rievocazione delle vecchie consuetudini di vita e i temi connessi con la storia del meridione: brigantaggio, condizione dell'infanzia, approvvigionamento dell'acqua e tanto altro.

C’è anche una Matera ebraica. Per alcuni - tra questi l'artista e studioso Donato Rizzi, che da trent'anni non si occupa d'altro - Matera sarebbe disseminata di testimonianze attestanti la presenza di numerose comunità ebraiche che hanno abitato il territorio almeno fino al XIV sec. dell'era volgare. Non solo. La città dei Sassi, cosí misteriosamente somigliante a Gerusalemme - tanto da essere usata come fosse Gerusalemme in tutte, o quasi, le produzioni cinematografiche ambientate in Terrasanta - sarebbe stata uno dei principali e più fiorenti centri dell'ebraismo di tutta l'Italia meridionale.

Lapidi, iscrizioni, strani manufatti, usanze e tradizioni mutuate dalla Torah e persino una Sinagoga completamente scavata nella roccia. Al turista più attento l'arduo compito di decifrare un itinerario ancora sconosciuto ma di grande fascino.

Itinerari extraurbani
Sono tantissime le mete da scoprire, alcune raggiungibili con pochi passi a piedi, altre con percorsi più impegnativi. Si può partire da Murgia Timone, con il suo centro di educazione ambientale che domina la Gravina sul versante opposto di Matera. Oppure esplorare il villaggio neolitico delle chiese scavate e, spesso, affrescate - tra Matera e Montescaglioso- che sono oltre 150. La Cripta del Peccato originale, nota anche come “La grotta dei Cento Santi”, dista circa 14 km da Matera e può̀ vantare circa 50 metri quadri di affreschi policromi risalenti all'VIII e IX secolo, recentemente riportati al loro splendore grazie a un'opera di raffinato restauro. Qui nasce la pittura moderna, ben quattro secoli prima di Giotto. Si tratta di un luogo magico che vale da solo il viaggio, ma ricordate: la visita si effettua in piccoli gruppi e occorre prenotare con largo anticipo. La scoperta di questo sito si deve al leggendario Raffaello De Ruggieri e ai “ragazzi” del circolo La Scaletta - gli artefici veri della rinascita di Matera - che si misero sulle tracce di quegli “occhi spalancati” che un pastore narrava di aver visto in una grotta dove aveva trovato riparo con il suo gregge. Erano quelli di San Michele, ritratto in una posa ieratica di gusto bizantino in una delle nicchie. Tra l'albero della vita e quello della conoscenza, sullo sfondo di un tappeto di cespugli in fiore c'è un dettaglio curioso, la raffigurazione del frutto del peccato originale: un fico, e non una mela, come molto più comunemente avviene. Ce ne sono solo cinque così̀ in Italia: gli altri si trovano a Trani, Otranto, a Monreale e nella Cappella Sistina.

Oltre Matera

Nella sua provincia la varietà̀ di paesaggi è incantevole: alla selvaggia Gravina seguono i boschi della Foresta di Gallipoli Cognato e i lunari calanchi, i terreni brulli le distese coltivate. Poi tutto si distende placido verso le località̀ della Costa Ionica, che furono colonie della Magna Grecia, e oggi sono parchi archeologici e affollate località̀ balneari.

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