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Pomis_next

Una mappa digitale per rendere ancora più sostenibili i meleti del Trentino

Una mappatura digitale dettagliata per conoscere le caratteristiche dei terreni e le tipologie di coltivazione applicate, per migliorare le rese minimizzando l’impatto ambientale. È questo l’obiettivo raggiunto dal progetto Pomis_Next, che ha avuto come campo di applicazione oltre 30mila appezzamenti di terreno coltivati a meleto, in Trentino. Il progetto, svoltosi tra il maggio 2024 e il luglio 2025, è stato finanziato dall’Unione Europea tramite un bando a cascata dell’ecosistema dell’innovazione iNEST, nell’ambito dello Spoke 7 - Smart Agri-Food coordinato dall’Università di Verona. Il capofila è il consorzio Melinda, che associa 16 cooperative di primo livello (3.800 frutticoltori) della Val di Non e Val di Sole, per una produzione di 400mila tonnellate di mele all’anno, affiancato dai partner Apot, associazione di organizzazioni di melicoltori che rappresenta circa 5mila soci per una produzione annua di 500mila tonnellate, e MPA Solutions, società che si occupa di sviluppare modelli predittivi per l’ambiente e di valorizzazione dei dati georiferiti in diverse applicazioni.

«L’idea è quella di sfruttare al massimo la mole di dati già raccolti da Melinda e Apot nella piattaforma Pomis, arricchendola con nuove informazioni sulla biodiversità e sul sequestro di carbonio nel suolo» spiega Jasmine Chini, che si occupa di ricerca e sviluppo del consorzio Melinda. L’obiettivo è duplice: migliorare la qualità delle produzioni e valutare in modo scientifico l’impatto ambientale dei meleti, trasformando ogni scelta agronomica in uno strumento di sostenibilità.
Il progetto poggia su esperienze consolidate. Negli anni, Apot ha collaborato con il Muse - Museo delle Scienze di Trento e con la Fondazione Edmund Mach per studiare rispettivamente la presenza di uccelli e di insetti nei frutteti, come indicatori di biodiversità. Il nuovo progetto ha integrato questi dati in un unico sistema, in modo da poter fornire numeri e modelli previsionali. «La complessità è notevole data la compresenza di molte variabili – racconta Loris Marchel, responsabile qualità di Apot –. Il percorso per fare in modo che la piattaforma esprima tutte le sue potenzialità sarà lungo, ma i primi risultati sono incoraggianti».


Pomis_NextIl contributo di MPA Solutions, spin-off della Fondazione Bruno Kessler, è stato decisivo. Nella prima parte del progetto sono stati sviluppati dei modelli previsionali che dicessero quali aree del territorio sono maggiormente vocate alla coltivazione della mela nelle sue diverse varietà. Ciò è stato possibile incrociando i dati provenienti dal conferimento dei frutti – come la varietà, il campo di provenienza, la quantità, la pezzatura – con quelli presenti in altre banche dati relative ai terreni – mappa dei suoli, dati geomorfologici, satellitari e relativi al microclima. Su questi dati, nella seconda fase, sono state applicate tecniche di deep learning per comprendere quali conformazioni territoriali e ambientali, oltre che quali modalità di gestione, influiscano positivamente sulla produzione delle diverse varietà. «Lo scopo è quello di arrivare a fare quanto si fa da anni nel settore del vino, ovvero andare nella direzione di studiare la vocazione di ciascun terreno per comprendere come ottenere migliori risultati ma anche per misurare l’impatto ambientale delle coltivazioni» spiega Steno Fontanari di MPA Solutions.


Per i produttori, il valore aggiunto è concreto. La piattaforma offrirà strumenti pratici per comprendere l’impatto delle tecniche colturali, aiutando il Consorzio e il sistema APOT a individuare quale varietà può rendere di più nel proprio frutteto. Inoltre, saranno raccolti e storicizzati dati su fitopatie e insetti alieni, come la cimice asiatica, per sviluppare forme sempre più precise di agricoltura di precisione.
Il progetto non si limita agli strumenti digitali: coinvolge direttamente le 5.000 famiglie di produttori attraverso attività di formazione obbligatoria, in particolare nei mesi autunnali. L’obiettivo è accrescere la consapevolezza sul ruolo della biodiversità come alleata della frutticoltura, mostrando che pratiche attente possono migliorare non solo l’ambiente, ma anche la redditività aziendale.

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