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Uganda, agricoltura digitale e formazione per investire sui giovani

Fondazione Avsi ha creato un modello di cooperazione basato sullo sviluppo delle competenze imprenditoriali dei giovani

di Giulia Spano

6' di lettura

«Da bambina avevo molti sogni, ma avevo bisogno del giusto sostegno per realizzarli. Questa è stata per me l’opportunità di costruire le mie competenze e di diventare una giovane imprenditrice grazie alla formazione ricevuta». Così Immaculate Nagasha 23 anni, a capo di un’attività con un fatturato mensile di 3 milioni di Ugx (scellini ugandesi che corrispondono a circa 740 euro) racconta la sua esperienza come beneficiaria del progetto Say di Fondazione Avsi e finanziato dall’Ambasciata Olandese, che mira allo sviluppo di competenze imprenditoriali nel settore agricolo per aumentare l’occupazione giovanile.

L’idea è generare lavoro dove c’è bisogno, così che i giovani possano decidere liberamente se restare nel proprio paese d’origine o migrare altrove; perché non c’è progresso senza pari opportunità.

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Un modello basato sul trasferimento delle competenze

L’Uganda rappresenta il cuore agricolo della regione dell’Africa orientale. L’agricoltura contribuisce per circa il 24% al Pil del Paese e coinvolge il 70% della popolazione attiva, di cui la quasi totalità è costituita da giovani. Molti di questi devono affrontare una sfida significativa: l’alto tasso di disoccupazione nel Paese dovuto principalmente alla mancanza di competenze adeguate. È questa la lacuna che Fondazione Avsi si propone di colmare. Avsi, organizzazione della società civile nata nel 1972 e impegnata con più di 300 progetti di cooperazione allo sviluppo in 40 paesi, conta su uno staff di 2.296 addetti, 587 dei quali presenti in Uganda. La Fondazione adotta un approccio di sviluppo multisettoriale, focalizzato sul trasferimento delle competenze anziché sulla semplice distribuzione di risorse. «Gli interventi e i progetti realizzati in questi 50 anni di attività sono sempre stati caratterizzati da un approccio bottom up» commenta Giampaolo Silvestri, segretario generale di Fondazione Avsi - Ciò significa partire dal basso e realizzare iniziative pensate e discusse insieme con tutti i soggetti, quali stati, imprese, società civile, università, diaspore, amministrazioni territoriali. È questo che Avsi si augura di vedere negli interventi legati al Piano Mattei, non un “piano calato dall’alto” ma un approccio multi stakeholder che ascolti i bisogni in gioco, del nostro Paese e dei Paesi africani, e che valorizzi i progetti di cooperazione riusciti, li replichi e li potenzi».

La seconda vita dei rifugiati

Protagonisti del progetto sono i giovani rifugiati insieme alla comunità ospitante. L’Uganda si distingue per essere il Paese dell’Africa che accoglie il maggior numero di rifugiati ed è diventata un punto di riferimento sul tema grazie alle sue politiche di accoglienza e inclusione. Attualmente, circa 1,5 milioni di rifugiati risiedono nel Paese, provenienti principalmente da zone colpite da guerra civile, come il Sud Sudan e la Repubblica Democratica del Congo. Il sistema di accoglienza si basa sulla “Strategia di autosufficienza” (Self-Reliance Strategy): i rifugiati hanno il diritto di lavorare, di spostarsi liberamente nel paese e di usufruire dei servizi essenziali. Ogni famiglia riceve piccoli lotti di terreno, garantendo loro in questo modo non solo assistenza, ma soprattutto opportunità per una vita migliore.

L’agricoltura diventa impresa per quasi 19mila giovani

«Agripreneurship» è l’unione di due termini: agricoltura e imprenditorialità. L’intento è trasmettere che l’agricoltura rappresenta un’attività commerciale vitale, non solo per la produzione alimentare ma anche per la creazione di occupazione, reddito e sviluppo economico. Per raggiungere questo obiettivo, il progetto si rivolge a 18.800 giovani tra i 18 e i 30 anni, offrendo opportunità di lavoro stabili e ben retribuite. Collaborando con il settore pubblico e privato - ministeri, agenzie governative, aziende agricole e fattorie - vengono fornite ai giovani le competenze necessarie per avviare nuovi business. Prima di intraprendere corsi di formazione più settoriali, il progetto prevede l’acquisizione di competenze in ambito commerciale e imprenditoriale. Questo approccio consente ai giovani di valutare le opportunità e scegliere il percorso che meglio si adatta ai propri interessi. La formazione si svolge in loco, offrendo l’opportunità di apprendere direttamente in azienda. Il progetto favorisce l’accesso a lavori ben retribuiti mettendo in contatto giovani qualificati con aziende agricole e investendo nella crescita delle imprese partner. Inoltre, l’incubazione d’impresa supporta la creazione di nuove imprese giovanili e ne favorisce crescita, sviluppo e sostenibilità.

Coltivare il cambiamento

Molti giovani crescono in contesti in cui l’agricoltura è parte integrante della vita quotidiana, talvolta persino associata a compiti punitivi. Per lungo tempo, è stata considerata un’opzione limitata a coloro con minori opportunità educative ed economiche, alimentando l’idea che solo un’istruzione superiore possa garantire accesso a lavori ben retribuiti. Il progetto Say si propone quindi di coinvolgere anche 6.500 studenti tra i 13 e i 18 anni, mirando così a suscitare un nuovo interesse nel settore agricolo fin da adolescenti, attraverso un approccio innovativo. Avsi sostiene questo cambiamento di mentalità, ispirando i ragazzi a riconsiderare l’agricoltura come un’opportunità di successo. Nelle scuole, si adotta l’approccio “Sport for Agribusiness”, utilizzando lo sport per attrarre i giovani verso il settore agricolo. Durante le attività sportive i ragazzi non solo apprendono le tecniche agricole tradizionali ma vengono introdotti a tecnologie innovative e ‘climate smart’, stimolando la creatività degli studenti stessi.

Imparare guadagnando

Il modello “Earn as you learn” nelle scuole offre agli studenti un’opportunità unica: guadagnare mentre studiano. Non si tratta solo di apprendere la teoria tra i banchi di scuola, i ragazzi sono coinvolti direttamente sul campo in attività pratiche. Viene dato loro supporto per produrre i propri prodotti e venderli, ricavandone un reddito. Gli studenti gestiscono le loro unità produttive come imprese proprie, affinando le proprie capacità imprenditoriali. L’obiettivo è far sì che i giovani avviino le proprie attività mentre acquisiscono competenze. Al termine del corso, vengono valutati dalla Direzione della Formazione Industriale e supportati da Avsi nella realizzazione delle loro idee imprenditoriali. Faith Chelimo, studentessa della scuola superiore impegnata nella coltivazione di banane, spiega: «Il progetto Say ha arricchito le nostre esperienze di apprendimento e ha trasformato le nostre attività agricole in successi commerciali», afferma. «Non stiamo solo imparando; guadagniamo mentre siamo a scuola».

Superare le barriere fisiche con la tecnologia

Per agevolare l’accesso al lavoro, Avsi ha sviluppato una piattaforma web e un’app mobile, consentendo ai giovani di esplorare opportunità di lavoro direttamente dal proprio dispositivo, superando le barriere geografiche e logistiche. L’obiettivo è connettere i giovani in cerca di lavoro con potenziali datori di lavoro, ampliando le loro possibilità occupazionali. L’iniziativa copre diverse regioni dell’Uganda, garantendo i servizi anche nelle aree più remote e facilitando il networking tra pari. Nei centri per l’impiego vengono offerti servizi essenziali come l’accesso a internet e supporto nella creazione del curriculum vitae. L’app consente di personalizzare la ricerca del lavoro in base alle competenze e preferenze personali. In contesti dove i giovani potrebbero avere difficoltà ad accedere ai tradizionali servizi per l’impiego, questa piattaforma offre soprattutto una speranza, consentendo loro di cercare lavoro in modo immediato e mirato.

Comunità resilienti e start up

L’iniziativa Say ha avuto un impatto sui giovani coinvolti che ad oggi sono stati oltre 19mila. Le competenze acquisite hanno migliorato le loro vite e reso le comunità più resilienti alle sfide agricole, a testimonianza degli effetti positivi che emergono quando si investe nelle potenzialità dei giovani. «Abbiamo fiducia nel fatto che i giovani siano il futuro dell’economia ugandese, e crediamo che dotandoli di conoscenze e competenze li stiamo preparando ad essere loro stessi agenti di cambiamento», afferma Kereson Katongole, preside della scuola St. Agatha, a Kabale. «La nostra visione è quella di formare giovani imprenditori che contribuiscano alla crescita del settore agricolo, creando opportunità lavorative per sé stessi e per gli altri». Il progetto ha permesso alle start up di crescere fino a diventare imprese redditizie. Attualmente, il 17% dei giovani è in grado di creare opportunità di lavoro per almeno tre coetanei e ha un impatto sulle comunità attraverso la creazione di mercati per beni e servizi.

Un modello da replicare

Guardando al futuro, il progetto della Fondazione Avsi si sviluppa con una visione impegnata verso l’inclusività e le pari opportunità, specialmente per le persone con disabilità. La priorità è fornire supporto all’inserimento lavorativo, offrendo assistenza continua nella ricerca di lavoro, compresa la preparazione per le candidature e i colloqui. Per garantire l’efficacia delle azioni, è stato avviato un programma di valutazione dell’impatto, con l’obiettivo di perfezionare le strategie e migliorare gli interventi futuri. Inoltre, si presta crescente attenzione all’impatto ambientale e alle pratiche agricole sostenibili. Il coinvolgimento attivo delle parti interessate, inclusi giovani e partner, è cruciale: ascoltare i loro feedback e considerare le loro opinioni aiuta a modellare iniziative ancora più efficaci e inclusive.

Il progetto Say è un’iniziativa pilota che Avsi intende replicare, prendendo in considerazione le lezioni apprese e creando un modello replicabile per contesti simili a quello dell’Uganda. L’obiettivo è ampliare l’impatto positivo del progetto su una scala più ampia.

Giulia Spano partecipa a “Terzo Fattore”, una partnership tra Il Sole 24 Ore e l’Università Cattolica con il sostegno di TechSoup. L’iniziativa vuole promuovere la conoscenza del terzo settore. Gli studenti effettuano stage in organizzazioni non profit e raccontano gli aspetti più significativi delle loro esperienze.


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