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RAPPORTO PAESE | Polonia

Un grande mercato, fondi europei e zone economiche speciali

Opportunità nell’agroalimentare e nell’automotive, ma anche nei beni di lusso e nel tessile

Per le imprese italiane la Polonia è stata ed è una grande opportunità di sviluppo: come mercato di sbocco e come base produttiva. Oggi nel Paese le imprese a capitale italiano sono più di 1.300 e contano circa 90mila dipendenti. In molte come Indesit, Ferrero, Brembo, Mapei o Unicredit, sono arrivate con la grande transizione dal comunismo all’economia di mercato negli anni Novanta. Altre hanno deciso di investire nel Paese accompagnando l’allargamento a Est dell’Unione europea del 2004: è il caso di Marcegaglia e Ilpea. Alcune, come il gruppo Zignago Vetro, Astaldi o Salini Impregilo hanno trovato spazi di crescita in terra polacca negli anni più recenti della grande crisi internazionale. Fiat, che produce la 500 nello stabilimento di Tychy, ha relazioni con Varsavia che proseguono da oltre ottant'anni.

Un grande mercato verso Est
I punti di forza della Polonia sono soprattutto la dimensione del mercato interno, la logistica e la possibilità di accedere ai finanziamenti pubblici. La Polonia rappresenta un ponte naturale tra l’Europa occidentale e i mercati dell’Est; ha dimostrato di saper utilizzare al meglio i fondi comunitari (può contare su 80 miliardi di euro dal 2014 al 2020 che diventano più di 100 se si aggiungono i fondi per l’agricoltura); e continua a sostenere gli investimenti produttivi con risorse del suo governo, attraverso iniziative specifiche come le zone economiche speciali o i fondi per l’innovazione. «Per gli investitori italiani la Polonia è il Paese più interessante dell'intera regione e nei prossimi anni la sua capacità di attrazione è destinata ad aumentare», dice Andrea De Gaspari, responsabile italian desk di Kpmg in Polonia.

Le agevolazioni fiscali per le imprese
L’imposta sul reddito della società in Polonia è pari al 19 per cento. Nelle 14 zone economiche speciali, la cui esistenza è stata prorogata fino al 2026, le imprese possono beneficiare di forti agevolazioni fiscali. L’ordine di grandezza delle agevolazioni cambia di regione in regione: in alcune (Lubelskie, Podkarpackie, Podlaskie, Warminsko-Mazurskie) le agevolazioni per le piccole imprese raggiungono il 70%, mentre per le grandi aziende l’abbattimento della tassazione è del 50 per cento. In altre zone le agevolazioni sono più contenute: del 45% per le piccole imprese e del 25% per le grandi aziende (Dolnoslskie, Wielkopolskie, Slskie) oppure rispettivamente del 35% e del 15% per Varsavia (fino a 2017; successivamente passeranno al 30% e al 10%).

Il Pil polacco continua a correre
La solidità Negli ultimi 25 anni, il Pil polacco è praticamente quintuplicato. Anche grazie alle dimensioni del mercato interno - con quasi 40 milioni di abitanti - la Polonia è considerata il Paese di riferimento dell’area. La Polonia ha gestito con coraggio la fase della transizione, dopo aver conquistato la democrazia nel 1989 successivamente alla dissoluzione del Blocco sovietico, e ha sfruttato al meglio i fondi strutturali europei per sostenere lo sviluppo economico, in seguito all’adesione all’Unione nel 2004. Oggi la Polonia è la 24° economia del mondo considerando il Pil nominale e la 22° considerando il Pil a parità di potere d’acquisto, secondo i dati forniti dal Fondo monetario internazionale e la Banca mondiale. La Polonia ha superato indenne anche la grande crisi economica globale, continuando a crescere quando tutta l’Europa era in recessione. Nemmeno le tensioni arrivate dall'Ucraina e dalla Russia hanno fermato la crescita che quest’anno - secondo le ultime previsioni della Commissione europea - dovrebbe raggiungere il 3,7 per cento.

Perché scegliere la Polonia
«Ci sono grandi collegamenti tra Italia e Polonia. Primo fra tutti un tessuto di imprese piccole e medie molto simili», spiega il presidente dell’Ice, Riccardo Maria Monti. «La Polonia - afferma Monti - ha saputo utilizzare i fondi Ue con intelligenza e molta serietà. E ci sono ancora ampi spazi e grandi opportunità per gli investimenti nei servizi, nell’aerospazio, nelle biotecnologie, nell’information technology. Oltre che nelle infrastrutture, nella produzione di macchinari, nella moda e nell’agroalimentare». A spingere le imprese italiane in Polonia è anche l’affinità culturale che nelle scelte di delocalizzazione si trasforma in un vantaggio evidente nei confronti dell’Asia. «Per noi conta la logistica, dobbiamo essere vicini ai produttori di auto e la Polonia in questo ci dà grandi vantaggi. Ma anche le caratteristiche della manodopera polacca si adattano molto bene al nostro modo di fare impresa», spiega Alberto Bombassei, presidente di Brembo. «Credo che Italia e Polonia - aggiunge Bombassei - possano collaborare perchè possono essere complementari». Altri elementi di indubbio favore sono la stabilità politica e la sicurezza, nonostante tutto; la legislazione allineata agli standard dell’Unione; un costo del lavoro che resta ancora competitivo rispetto ai Paesi occidentali specialmente per quanto riguarda la manodopera qualificata.

Gli spazi e i settori di ulteriore sviluppo
L’Italia è il quarto fornitore di beni del mercato polacco e il quinto compratore dei prodotti che arrivano dalla Polonia. Anche durante la crisi europea, la domanda polacca per il made in Italy si è sempre mantenuta al di sopra dei sette miliardi di euro, con un interscambio che ha supera i 16 miliardi di euro. Lo stock di investimenti italiani in Polonia ha raggiunto i 10 miliardi di euro. Le aree nelle quali si può maggiormente sviluppare la cooperazione tra Italia e Polonia nei prossimi dieci anni sono - secondo le analisi di Kpmg - l’agroalimentare, l’automotive, i beni di lusso, il tessile e il calzaturiero, il turismo. «Già oggi il 22% dei prodotti di lusso presenti in Polonia sono di provenienza italiana», spiega ancora De Gaspari. Nelle infrastrutture sono stati fatti passi enormi ma autostrade e ferrovie devono ancora essere migliorate: un handicap per il territorio ma anche un’opportunità per le imprese di costruzioni italiane. La Polonia ha inoltre l’urgente necessità di rinnovare e ammodernare le proprie centrali elettriche, prevalentemente alimentate a carbone e per il 70% vecchie di oltre trent’anni. Il governo conservatore di Varsavia nel Piano di sviluppo sostenibile appena lanciato ha individuato l’aerospazio, gli armamenti, l’automotive, la cantieristica, la chimica e l’agroalimentare come i settori nei quali ci può essere una cooperazione ancora più stretta tra Italia e Polonia.

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