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Per le banche conto da 5 miliardi

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Per le banche conto da 5 miliardi

  • –Cristina Casadei

Non passa settimana, ormai si potrebbe quasi dire giorno, in cui l’industria bancaria non sia associata alla parola esuberi. Nel settembre del 2016, l’allora premier Matteo Renzi, durante il forum Ambrosetti a Cernobbio, si sbilanciò fino a dire che nei prossimi dieci anni sarebbero avvenute 150mila uscite dalle banche. Considerato che oggi i bancari sono circa 300mila, il numero era nè più nè meno che la metà. Mai nessuno aveva osato tanto, parlando del settore che ha la più alta percentuale di iscritti al sindacato e dove c’è un gran pullulare di sigle (oggi ridotte a 6 - Fabi, First, Fisac, Uilca, Unisin-Sinfub, Ugl - per via dell’accordo sulla soglia della rappresentanza e con altri accorpamenti in vista). Proprio qui sta la profonda ragione del perché nel credito non si è mai fatto ricorso alla cassa integrazione e non si sono mai fatti licenziamenti, ma sempre uscite volontarie. Con tutto quel che questo comporta in termini di oneri per le banche che dal 2000, l’anno in cui è stato istituito l’ammortizatore del credito, al 2016 hanno fatto uscire attraverso il Fondo di solidarietà oltre 60mila bancari. E molti altri ne hanno in previsione nel prossimo quinquennio.

Le risorse stanziate dall’ultima legge di Stabilità per accompagnare le uscite anticipate dei bancari, pari a 648 milioni di euro in cinque anni, permettono alle banche di avere un contributo all’assegno di sostegno al reddito pagato ai dipendenti che escono prima di aver maturato i requisiti pensionistici, per circa 25mila uscite. A fronte dei 648 milioni di contributo pubblico, per fare 25mila uscite le banche devono però mettercene di tasca loro 5 miliardi. Grazie al contributo pubblico per ogni bancario che entra nel Fondo esuberi una percentuale intorno al 10% del suo assegno di prepensionamento viene coperta dai fondi pubblici, il resto dagli istituti.

Le 25mila uscite sostenute con il fondo della legge di Stabilità, va detto che non sono ancora tutte da fare, in quanto quasi 15mila, come ricordato nei mesi scorsi dal presidente del Casl Abi, Eliano Omar Lodesani, sono già state oggetto di accordi sindacali. Di nuove se ne possono quindi fare ben oltre 10mila, visto che nelle 15mila uscite c’è una quota di ricollocazioni. Tolte le 3.900 delle Venete e le 3.700 di Mps, ne restano 2.400. Proprio ieri però si è già affacciata Ubi che, reduce dall’acquisizione delle tre good bank, ha incontrato i sindacati per discutere le ricadute del piano industriale che prevede la riduzione di tremila persone di cui però 1.832 hanno già aderito al fondo di solidarietà e sono in uscita.

I numeri elencati mostrano che gli oneri del Fondo esuberi rischiano di essere soffocanti per le banche, mentre il contributo statale copre una percentuale importante ma pur sempre piccola dell’assegno dei bancari prepensionati. Stefano Giubboni, avvocato gisulavorista, professore di Diritto del Lavoro all’Università di Perugia, e vicepresidente in quota Fabi del Fondo, spiega che il funzionamento del fondo prevede che «il fondo provveda, in via straordinaria, alla erogazione di assegni per il sostegno del reddito in forma rateale, ed al versamento della retribuzione correlata, in favore dei lavoratori ammessi a fruirne nel quadro dei processi di agevolazione dell’esodo, quando i beneficiari maturino i requisiti previsti per il pensionamento anticipato o di vecchiaia nei successivi 5 anni». A questo si aggiunga che «nei casi di esuberi che per carenza di requisiti non possano essere coperti dalle prestazioni straordinarie, il fondo si fa carico, in via emergenziale, di sostenere il reddito dei lavoratori in disoccupazione involontaria con un assegno erogato per un massimo di 24 mesi, cui si affianca per un massimo di 12 mesi l’eventuale attivazione di programmi di supporto alla ricollocazione professionale». Domanda. Ma chi paga l’assegno al Mario Rossi di turno che supponiamo, dopo l’accordo tra la sua banca e il sindacato, abbia risolto consensualmente il suo rapporto di lavoro e vada in prepensionamento a fine luglio, transitando per 3 anni sul Fondo? La sua banca che dovrà versare al fondo un ammontare equivalente al trattamento pensionistico per tutta la durata del Fondo oltre ai contributi figurativi utili per la pensione. «Per la parte straordinaria del Fondo non si può dunque parlare di una vera e propria capienza perché l’alimentazione avviene al bisogno ossia quando le persone entrano nel fondo», osserva Giubboni. Quanto invece ai contributi pubblici la capienza fa contare ancora circa 2mila candidature possibili.

Come mostrano i numeri degli ultimi casi emersi nell’industria del credito parliamo di cifre molto elevate che costringono le banche ad utilizzare il fondo per la durata minima possibile, nonostante oggi sia possibile una durata massima di 7 anni. Mps lo utilizzerà a 3,5 anni secondo una prima valutazione, la media oggi si aggira intorno ai 3 anni. L’eccezionale criticità del sistema bancario italiano nei mesi scorsi ha spinto Abi e i sindacati a richiedere a gran voce una misura che compensasse il contributo che le banche danno per finanziare la disoccupazione involontaria, la cosiddetta Naspi, di cui però non usufruiscono. I numeri odierni e il susseguirsi continuo di piano di uscite non possono fare escludere che presto uno dei temi che il Governo dovrà affrontare sarà proprio quello di un nuovo contributo per il sostegno alle uscite dei bancari (si veda altro pezzo in pagina).

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