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Consumi, primo calo dal 2002: le famiglie tagliano sugli alimentari

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8 luglio 2008


Dopo l'allarme della Confcommercio la conferma dell'Istat: calano i consumi delle famiglie italiane ed è la prima volta che accade dal 2002. Nonostante, infatti, la spesa media mensile di ciascun nucleo sia aumentata passando dai 2.461 euro del 2006 ai 2.480 del 2007 (più 0,8%, pari alla non astronomica 19 euro) la crescita dei prezzi ha di fatto reso più debole il potere di acquisto delle famiglie. Ecco perché nel 2007 c'è stato, per la prima volta negli ultimi sei anni, un calo in termini reali dei consumi.

Da nord a sud gli italiani si sono attrezzati, sfruttando l'innato talento nell'arte di arrangiarsi, per contenere il volume di beni totali acquistati. In alternativa, o sfruttando abilmente il mix tra le due stratehie, hanno scelto prodotti più economici o di qualità inferiore. È quanto emerge dalla statistica sui consumi delle famiglie diffusa oggi dall'Istat. «Registriamo un decremento reale della spesa - spiega Linda Laura Sabbadini, direttore centrale Istat per le statistiche su condizioni economiche e qualità della vita -. Negli scorsi anni i consumi erano fermi, ora stanno calando. L'ultima riduzione risaliva al 2002».

Nel 2007, in particolare, la spesa per alimentari e bevande (che copre il 18,8% del totale dei consumi) è rimasta stabile: 466 euro contro i 467 del 2006. Ma, rivela l'Istat, «sono sempre più numerose, oltre il 30%, con picchi del 50% al sud, le famiglie che dichiarano di aver limitato l'acquisto di prodotti o di aver scelto quelli di qualità inferiore». Una strategia che il 33,2% dei nuclei applica all'acquisto del pane, il 38,5% a quello della pasta. Per carne, pesce e frutta sono rispettivamente il 45,3%, il 47,4% e il 43,2% le famiglie che o comprano meno o scelgono prodotti meno pregiati.

Le strategie per il risparmio, rileva l'istituto di statistica, sono messe in pratica lungo tutto lo Stivale. Al nord questa ricetta per contenere le uscite è applicata dal 30% dei nuclei per il pane e dal 39% per carne e pesce. Al centro sono rispettivamente il 36% e il 47 per cento. Al sud, invece, si supera il 50 per cento. Ed è in aumento anche la quota di famiglie che comprano generi alimentari negli hard discount, passate dall'8,6 al 9,7 per cento.

Crescono, invece, le spese non alimentari (dai 1.994 euro del 2006 ai 2.014 del 2007). Ma non è una libera scelta: si tratta piuttosto di voci incomprimibili come la sanità (per l'aumento dei ticket) e i costi della casa. In calo pronunciato l'acquisto di abbigliamento e calzature, con un 60% delle famiglie che dichiarano di aver contenuto la spesa o essersi rassegnate alla scelta di prodotti più scadenti. In calo anche la quota di spesa per combustibili ed energia, arredamenti ed elettrodomestici e servizi per la casa.

Più contenute rispetto al 2006 anche le uscite economiche per comunicazioni, tempo libero e cultura. Cresce invece la quota di spesa totale destinata ai tabacchi: le sigarette aumentano, lo stress anche e smettere diventa più difficile. «Per fortuna- fa notare Sabbadini - le condizioni climatiche favorevoli dell'inverno 2007 hanno salvato in parte i bilanci familiari, consentendo di risparmiare sui combustibili e l'energia per il riscaldamento».

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