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Auto, Bruxelles apre il dossier aiuti

di Adriana Cerretelli

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16 gennaio 2009

BRUXELLES - Vertice di crisi sull'auto europea. Guenther Verheugen, il commissario Ue competente, ha convocato oggi a Bruxelles i 27 ministri dell'Industria per discutere delle misure di sostegno già date e di quelle quasi certamente ancora da dare, a livello nazionale ed europeo, a un settore colpito in pieno e molto pesantemente dalla recessione economica e dal- l'emergenza finanziaria.
Oltre un milione di auto in meno vendute nel 2008 rispetto al 2007. L'anno scorso, il peggiore degli ultimi 15 anni, ha registrato una caduta delle vendite in Europa del 7,8% con un dicembre da paura (-19,3%), ha annunciato ieri l'Acea, l'associazione dell'industria europea. Dal rapporto di quattro pagine che Verheugen sottoporrà oggi ai ministri non emerge un quadro più allegro. Anzi.
«Le ultime previsioni - si legge - dicono che nel 2009 ci sarà un'ulteriore caduta: di che dimensioni dipenderà da come evolve la situazione economica generale». Che per ora non promette affatto bene. Prima, tutti i numeri "neri" del 2008: crollo del 26% delle vendite in Spagna, del 13,4 in Italia, del 10,7 in Gran Bretagna. Del 17,7% in Germania in novembre, del 14,1 in Francia. Per i costruttori tagli dal 20,3% di Chrysler al 15,2 di Toyota al 13,7 di Gm. Al 9% di Psa, 8 di Ford, 6 di Daimler, 5,6 di Fiat, 4,1 di VW.

Con questi chiari di luna e dopo che la Germania della Merkel ha approvato il suo arsenale di aiuti all'auto e all'industria tedesca più in generale ma con un occhio particolarmente concentrato sulla chimica, anche perchè legata a doppio filo all'automobile, ieri è sceso in campo anche Nicolas Sarkozy. Il presidente francese ha annunciato che «tra prestiti e garanzie, lo Stato metterà molti soldi nel settore per rimediare alla crisi finanziaria, chiedendo però in cambio l'impegno dei produttori a fermare le delocalizzazioni e a recuperare competitività duratura».
Per varare il nuovo piano, che sarà pronto entro fine gennaio, Parigi ha consultato Bruxelles sul codice europeo degli aiuti. «Non possiamo lasciare affondare la nostra industria dell'auto perchè si trascinerebbe dietro metà dell'industria francese», ha avvertito Sarkozy. Pur manifestando un certo scetticismo - «Gli stimoli negli Stati Uniti hanno funzionato poco» - il ministro Giulio Tremonti ha affermato ieri che «sull'auto la decisione deve essere europea, quel che decideranno lo faremo anche noi».

E con questo ha messo il dito in una delle piaghe del dibattito di oggi al vertice di Bruxelles, presente Claudio Scajola. Per ora di aiuti europei all'auto se ne sono visti pochi, in termini di quantità ma anche e soprattutto di rapida disponibilità. L'industria aveva chiesto 40 miliardi per far fronte all'emergenza e agli investimenti nell'auto sempre più pulita: ne ha visti, sulla carta, la metà spalmati su quattro anni: 4 miliardi all'anno di prestiti Bei fino al 2012 e altri 5 per la vettura verde nel piano europeo di rilancio economico. Contro il pacchetto americano da 17,4 miliardi di dollari per Gm e Chrysler, con il nuovo presidente, Barak Obama, che promette di aumentarlo e molto presto.
La verità è che finora l'Europa si è mossa a ranghi sciolti: il grosso degli interventi è veuto dalle casse nazionali. «Aiuti a tutti o a nessuno» aveva sottolineato tempo fa Sergio Marchionne, l'a.d. di Fiat. Altrimenti è evidente il rischio del protezionismo ai danni del vicino, della concorrenza sleale, insomma della rottura del mercato unico. Per questo Verheugen ha voluto i ministri a Bruxelles. Per questo vuole veder chiaro nella giungla degli aiuti in libertà varate finora da sei Paesi su 27.

Gli incentivi alla rottamazione e all'acquisto di auto più verdi vanno, per esempio, dai 2.500 euro della Germania ai 1.000 di Francia e Portogallo, agli 800 della Romania, tutti fino a fine 2009. La Spagna invece eroga prestiti senza interessi per i primi 10mila euro per auto nuove del valore massimo di 30mila euro. La Francia ha stanziato 400 milioni per R&D, la Germania 500, la Spagna 120, la Svezia 3 miliardi di corone. Non solo. Parigi già prevede un fondo per la ristrutturazione del settore da 300 milioni oltre a un prestito da un miliardo (al tasso dell'8%) a favore delle società di finanziamento dell'auto. Berlino prevede 100 miliardi di garanzie sui prestiti. Madrid 680 milioni, Lisbona 200. E poi esenzioni sulla tassa di circolazione. E chi più ne ha più ne metta. E ancora altre misure in arrivo. Nazionali o europee? E con quali risorse? In breve da salvare oggi non c'è solo l'auto europea, c'è la tenuta del Mercato unico.

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