«Se non ci sarà un intervento del Governo, c'è il rischio che 60mila lavoratori del comparto auto, in Italia, restino a casa». L'amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, si è unito ieri alle preoccupazioni già espresse dai sindacati per la gravità della crisi dell'auto, e in particolare alla stima del segretario nazionale della Fim-Cisl Bruno Vitali.
Cresce dunque l'attesa per le decisioni che verranno assunte al tavolo convocato per domani dal Governo a Roma; davanti a Palazzo Chigi ci saranno anche i lavoratori della Fiat e dell'indotto auto. La filiera autoveicolistica (auto, motori, camion, autobus e componenti) dà lavoro in Italia (dati Anfia) a 275mila persone, di cui circa 77mila (poco più di un quarto) nel gruppo Fiat. Marchionne, che ha parlato ieri sera entrando all'Unione Industriale di Torino dove si teneva la riunione del consiglio direttivo sulla crisi economica, ha detto che «dal Governo ci aspettiamo un intervento per tutto il settore dell'auto, che sta vendendo il 60% in meno dell'anno scorso. Non si tratta di aiutare la Fiat, ma di fare ripartire un intero comparto produttivo e tutta l'economia», ha aggiunto Marchionne.
La percentuale del 60% di calo di vendite cui ha fatto riferimento ieri Marchionne è relativa, secondo fonti vicine al Lingotto, all'andamento delle vendite di auto nel mese di gennaio rispetto al mese corrispondente del 2008. Poiché il gennaio dell'anno scorso si era chiuso con 232mila immatricolazioni, un calo del 60% significherebbe vendite sotto quota 100mila rispetto alle 140mila dello scorso dicembre. Va però osservato che nella prima parte di gennaio (si veda l'articolo qui a fianco) il calo del gruppo Fiat è stato più sensibile che per altri costruttori; e comunque gli ultimi giorni del mese vedono il grosso degli affari, anche per effetto delle auto a chilometri zero immatricolate dai concessionari stessi.
Ieri intanto il titolo Fiat ha recuperato terreno rispetto a venerdì (+1,78% a 3,7125 euro) dopo un'apertura in calo, condizionata dai dubbi politici sugli interventi a favore del settore. Oggi il Cda di Unicredit e il Consiglio di gestione di Intesa affronteranno il dossier Fiat per mettere a punto una linea di credito iniziale di 1,1 miliardi.
Il ministro leghista Roberto Calderoli ha detto, sui possibili aiuti alla Fiat, che «per quel che ci riguarda, mi sembra che si è già dato. Quella di mercoledì è una riunione durante la quale il Governo ascolterà le richieste ed i problemi legati al settore dell'auto». A una domanda in proposito, Marchionne si è limitato a dire: «Sono d'accordo sul fatto che il sostegno deve essere dato a tutto il settore». Anche gli industriali torinesi sollecitano sostegni e investimenti per il comparto, «così come hanno fatto o stanno per fare tutti i Paesi che hanno produzioni autoveicolistiche».
Governi come quelli di Francia e Germania sono già intervenuti a sostegno dei rispettivi settori. Il presidente francese Sarkozy ha promesso fino a 6 miliardi di euro; in Germania è stato raggiunto ieri un accordo sull'attesa riforma della tassazione delle auto: dal primo luglio prossimo, tutte le vetture nuove verranno tassate non più a seconda della potenza del motore ma secondo una formula basata sia sulla cilindrata, sia sul livello di emissioni di Co2. L'accordo dovrebbe essere varato oggi dall'Esecutivo della Cancelliera Angela Merkel insieme al secondo pacchetto anti-crisi da 50 miliardi di euro, tra cui c'è anche un incentivo alla rottamazione di 2.500 euro per vettura, per complessivi 1,5 miliardi di euro. Marchionne ha visto ieri a Torino il commissario europeo all'Industria, Guenther Verheugen, con il quale ha discusso la situazione dell'industria dell'auto in Europa e gli strumenti idonei a superare l'attuale crisi.
La crisi che continua a mordere anche negli Usa, dove General Motors e Chrysler sono in attesa di ottenere dall'Amministrazione Obama il via libera ai rispettivi piani di rilancio e dove ieri i produttori di componenti hanno chiesto a loro volta di poter usufruire di un piano di aiuti da 10 miliardi di dollari. Gm ha annunciato altri duemila tagli all'organico in due impianti in Michigan e Ohio, e ha avvertito che fermerà temporaneamente la produzione in altri nove stabilimenti.